toggle menu
QS Edizioni - martedì 26 novembre 2024

Lettere al Direttore

Ecografia Jones e la prenotazione maledetta

di Pier Paolo Calcagno
17 febbraio -

Gentile direttore,
da un paio di settimane mi ritrovo a penare e peregrinare tra SOVRACUP, ASL, ospedali torinesi, centri privati e/o “convenzionati”, per prenotare un'ecografia del tessuto sottocutaneo, prescrittami dal medico di famiglia in seguito al presentarsi di una "pallina" sotto pelle in zona dorsale. Potrebbe trattarsi di un semplice lipoma (formazione di grasso), ma potrebbe anche rivelarsi come presenza di un ospite meno simpatico.

Dal SOVRACUP regionale e dall’ASL di zona mi indirizzerebbero a Omegna, a 147 km da casa, tra qualche mese, non prima di aprile o giugno, oppure, al Mauriziano mi prenoterebbero l’esame per il 2024. L'alternativa in sede Mauriziano sarebbe quella di passare tramite prestazione intramoenia (intramuraria), a 75 euro. Alle Molinette, sostengono telefonicamente, non eseguono questo tipo di ecografia.

I centri convenzionati da me consultati a Torino non prenotano con il SSN perché dicono di essere saturi con le prenotazioni. In un centro RIBA mi dicono che hanno problemi con il programma della Regione. In altri in sostanza mi fanno capire che l'unica opzione possibile è quella privata. Potrei scegliere tra una spesa di 60 o 70 euro al CDC (la differenza nelle cifre corrisponde a una differenza nelle tempistiche offerte), oppure di 82 euro alla LARC.

Non avrei grossi problemi a pagare una cifra simile. Sarei però felice di pagarla a un ospedale pubblico se almeno fossi certo che i soldi andrebbero tutti a finanziare l'ospedale medesimo. Sarebbe cosa “brutta” ugualmente, perché riaffermerebbe comunque una logica per la quale chi ha i soldi per pagare passa anzitempo, rispetto a chi non può permetterselo, ma, qualora quei soldi andassero a totale beneficio del sistema sanitario pubblico, almeno contribuirebbero a finanziare la sanità pubblica.

Invece, mi racconta un amico medico, i soldi andrebbero all'80% circa in tasca al medico, il 10%÷13,5% al personale della struttura, il 6,5% circa a beneficio dell'ospedale.

Se le cose stanno effettivamente così pongo alcune domande e questioni:

ci sono forme di controllo su quante prestazioni a settimana si svolgono nella struttura ospedaliera e in quale percentuale si effettuino invece intramoenia?

Le Unità Sanitarie Locali sono state da tempo trasformate in Aziende Sanitarie Locali, seguendo una logica di riduzione della spesa pubblica e di “razionalizzazione”, filosofie in base alle quali le ASL dovrebbero funzionare come aziende private e così dovrebbero ridurre i costi. Ma a chi (dato che i pazienti, i malati, se li vedono aumentare)?

Quale imprenditore privato tollererebbe che i suoi dipendenti possano lavorare anche per altri, ricavandone un guadagno loro personale, utilizzando i macchinari e gli spazi della stessa azienda dalla quale già percepiscono uno stipendio?

A maggior ragione, essendo il sottoscritto un cittadino consapevole di dover pagare le tasse a sostegno di scuola, sicurezza, lavoro, infrastrutture, sanità pubblica (per un intervento statale che dovrebbe tutelare tutti, a partire dal più deboli), nel constatare che qualcuno, beneficiando di quelle tasse, si arricchisce personalmente, anziché svolgere “normalmente” la propria funzione, ha diritto a ritenersi doppiamente beffato?

A fronte di queste prestazioni private, equivalenti a tempo sottratto alla funzione pubblica, avviene che altro personale medico, paramedico, amministrativo, in situazioni di organico sempre più carente, debba svolgere prestazioni straordinarie che da anni non vengono pagate (dunque non costituiscono nemmeno salario soggetto a versamenti contributivi per pensioni e ammortizzatori sociali vari) e non danno adito nemmeno a recuperi compensativi. Può quel personale onesto lavorare in tranquillità, dato il furto subito in retribuzioni, contributi, nonché tempo sottratto alla vita, alle relazioni e alla famiglia?

Voglio tenermi alla larga da complottisti vari, ma rispetto all’essere complottisti c’è almeno l’alternativa di non essere stupidi o totalmente sprovveduti: dopo tanto peregrinare è naturale si faccia strada la convinzione che alcune criticità vengano create ad arte, ovvero che si rallentino appositamente visite ed esami effettuabili tramite le normali prestazioni gratuite o soggette a ticket, per poter creare le condizioni che spingono molti a ricorrere, loro malgrado, alla richiesta di prestazioni a pagamento intramoenia o a rivolgersi al privato.

Se non si pone rimedio, se non verrà posto uno stop all'intramoenia, anche gli accordi sindacali (tra Cgil-Cisl-Uil, Nursind e Azienda ospedaliera Città della Salute) che sono stati raggiunti in questi giorni di febbraio 2023 per le sacrosante stabilizzazioni di medici, infermieri e altro personale precario alle Molinette di Torino e all'ospedale Maggiore di Novara, rischiano di essere vanificati, se vecchi e nuovi medici continueranno col perseverare in attività intramoenia.

Dunque nelle discussioni, nei dibattiti pubblici e in tutto ciò che significa informazione, nelle richieste sindacali e politiche generali vanno pesantemente ribadite le necessità di assunzioni e investimenti, ma va fatta una campagna perché le strutture pubbliche agiscano con logiche totalmente pubbliche e non prestino spazio e opportunità a quelle private. Questo mi attenderei nelle priorità di una sinistra (sociale, politica e sindacale) un minimo presentabile.

Nel frattempo mi ritrovo purtroppo spesso a canticchiare le parole della canzone "Contro il mondo", dei Baustelle: "[...] andare a leggere i giornali in un caffè, svegliarsi tardi la mattina, criticare...il grande vuoto e la sinistra che non c’è".

Pier Paolo Calcagno

17 febbraio 2023
© QS Edizioni - Riproduzione riservata