Lettere al Direttore
La visione della Destra della sanità
di Claudio Maria MaffeiGentile Direttore,
non commento l’ultima uscita del Sottosegretario Gemmato. Ieri l’hanno fatto autorevolmente in tanti qui su QS e di un mio commento al riguardo non c’è proprio bisogno. Ma la posizione di Gemmato sui vaccini rischia di essere involontariamente distraente perché ben altri sono i temi su cui la idea di tutela della salute di Fratelli d’Italia può fare danno, il danno che sta facendo ad esempio nelle Marche. Sul tema dei vaccini l’attenzione è così diffusa e vigile, che ogni “scivolone” viene subito messo in evidenza determinando le solite immediate e poco credibili smentite.
Quello che personalmente da marchigiano temo è che sfuggano invece altri comportamenti tipici del centrodestra a trazione Meloni capaci di fare ancora più danno perché i riflettori della attenzione mediatica non li illuminano. Quei comportamenti che nelle Marche stanno manifestando i loro effetti del tutto negativi (volevo scrivere nefasti, per la verità).
Questi comportamenti li ascriverei ad un modello di governo autocratico in cui prevalgono le due categorie della propaganda e del sovrano (termine che alla destra piace) disinteresse per le norme quando non funzionali al proprio programma elettorale, che viene vissuto come principale riferimento, certo molto più rilevante delle norme.
Molto significativa al riguardo è l’esperienza che le Marche stanno facendo con la Riforma della Sanità voluta dal centrodestra di cui si è parlato anche qui su QS. Questa Riforma prevede che dal 1 gennaio 2023 non ci sia più l’Azienda Sanitaria Unica Regionale (ASUR) e che le attuali cinque Aree Vaste si trasformino nelle 5 Aziende Sanitarie Territoriali di Ancona, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata e Pesaro Urbino tutte con personalità giuridica. Inoltre l'azienda Marche Nord confluisce nell'azienda territoriale di Pesaro Urbino. Si tratta di una riforma assolutamente intempestiva in questa fase critica della sanità regionale e nazionale, voluta solo per dimostrare che il programma elettorale che la prevedeva viene rispettato.
La Giunta con la Delibera 1385/2022 di poche settimane fa ha fornito gli indirizzi per la costituzione delle Aziende Sanitarie Territoriali. E qui viene fuori in pieno l’approccio autocratico al governo della sanità delle Marche. Nella Delibera si dice a proposito dell’Atto Aziendale che andrà fatto in base a degli “indirizzi contenutistici” in corso di definizione che saranno uniformati tra l’altro a:
E’ interessante notare che mentre le nuove Aziende nasceranno il 1 gennaio 2023 (e cioè tra poche settimane):
In sintesi le nuove Aziende nasceranno nelle Marche dentro un quadro programmatorio in larga misura carente e in altrettanta misura sbagliato. Però nasceranno perché c’era scritto nel programma elettorale.
Trovo una perfetta corrispondenza tra questo approccio della Giunta delle Marche e l’approccio del Sottosegretario Gemmato che oltre ad avere riserve sui vaccini ce le ha anche sul PNRR, e quindi sul DM 77, e sul DM 70 rispetto al quale ventila la riapertura dei piccoli ospedali, tutte posizioni desumibili da sue dichiarazioni riportate qui su QS. Per inciso, la posizione “tiepida” di Gemmato sulla vaccinazione ha non casualmente lo stesso tenore di quella della Giunta delle Marche, una Regione in cui infatti il tasso di copertura vaccinale è costantemente tra i più bassi come evidenziano le elaborazioni GIMBE.
Credo che anziché inseguire le dichiarazioni di Gemmato (che peraltro probabilmente qualcuno della sua parte inviterà a maggiore cautela nelle uscite pubbliche ricordandogli che i comizi sono finiti), conviene confrontarsi con la visione della salute pubblica che ha questo Governo. Per me non ne ha alcuna come testimoniato prima dal suo programma elettorale e poi dalle dichiarazioni del Ministro Schillaci che infatti parla di dossier da studiare , che è atteggiamento normale all’Università, un po’ meno normale in chi aspirando a governare doveva aver già studiato.
Ieri qui su QS Cavicchi in un brillante (come sempre) intervento sulla salute prossima al forfait ha scritto che: “Dopo aver costruito un comitato di salute pubblica Schillaci si dovrebbe muovere per costruire un fronte con i sindacati gli ordini e le società scientifiche. Senza l’appoggio del “popolo eletto” temo che Schillaci possa fare molto poco. Si tratta di promuovere un patto per salvare la sanità pubblica. Sia lui a lanciare questa idea.”
La proposta è sicuramente interessante, ma temo ci sia un grosso problema. Siamo sicuri che il “popolo eletto” (identificato mi pare con i sindacati, gli ordini e le società scientifiche) abbia una visione comune della salute pubblica? A me pare proprio di no, penso alle reti ospedaliere, tema che mi è familiare. E questo è un grosso problema, secondo me.
Claudio Maria Maffei