Lettere al Direttore
Non discriminiamo la libera Professione dei medici dipendenti degli ospedali pubblici
di Flavio CivitelliGentile direttore,
gli attacchi costanti ai professionisti del SSN minano i rapporti di fiducia e incentivano i medici alla fuga verso strutture dove il loro lavoro viene valorizzato e apprezzato. Una delle tante strategie per smantellare il sistema pubblico di tutela della salute, il servizio pubblico più efficiente in Italia. Tra le notizie pubblicate nelle cronache locali di alcune testate giornalistiche torna ogni anno, con regolarità, la pubblicazione dei compensi legati all'attività libero professionale intramoenia dei medici dipendenti che hanno scelto il rapporto unico con il sistema sanitario nazionale.
Limitare il giudizio su tale abitudine alla semplice tendenza al pettegolezzo a mezzo stampa non basta a giustificare la costanza pluriennale della pubblicazione di certe “notizie”.
Come è noto il Sistema Sanitario Nazionale versa da tempo in profonda crisi, molti medici fuggono da turni massacranti e condizioni di lavoro insostenibili, altri invece si spostano versi altri settori, ben finanziati con denaro pubblico, dove la libera professione è incentivata, sostenuta, pubblicizzata e considerata con grande favore. I grandi ospedali privati fanno a gara per accaparrarsi i professionisti più in vista nella sanità pubblica ottenendo un evidente doppio vantaggio: incrementare la propria attrattività e, nello stesso tempo, indebolire quella del sistema pubblico che, fino a poco tempo fa, era il luogo indiscusso dove si potevano curare le grandi patologie chirurgiche e mediche con i professionisti più preparati.
La migrazione di molti medici verso il privato (per lo più convenzionato e quindi finanziato con risorse pubbliche) è un fenomeno che vede, tra gli elementi scatenanti, la continua campagna di colpevolizzazione operata in questi anni da amministratori poco competenti e sistemi di potere economico.
Da anni i redditi dei dottori che lavorano nel pubblico sono riportati sui giornali, ma nessuno dice che circa la metà di quei guadagni sono trattenuti dalle aziende sanitarie prima di essere sottoposti a tassazioni fiscali e previdenziali obbligatorie. Nel contempo le varie autorità dedicate alla trasparenza non si sono mai poste il problema di rendere pubblici i guadagni anche di chi opera per il Sistema Sanitario in rapporto a convenzione. In questo ambito la trasparenza sarebbe forse più necessaria che mai visto che le risorse incamerate toccano temi sensibili come la salute.
Così negli anni si moltiplicano le pubblicità, anche attraverso la cartellonistica stradale, che invitano i cittadini a rivolgersi al sistema privato mentre il pubblico deve vergognarsi di produrre prestazioni ad accesso libero e fiduciario.
La rete dei consultori garantisce a tutte le donne residenti in Italia controlli gratuiti e programmati a tutela della maternità eppure molte decidono di stabilire un rapporto fiduciario diretto con un professionista. La libertà di scelta della cura è un diritto che deve essere garantito a tutti i cittadini e non può essere indirizzato solo verso il canale privato.
Il nodo è quello delle liste di attesa. Si cerca di far passare il concetto che la responsabilità di tali liste sia dei medici, e nella fattispecie di quelli a rapporto unico, e delle inefficienze amministrative e organizzative, dei tagli inflitti al personale, agli strumenti diagnostici e ai posti letto che il sistema sanitario pubblico ha dovuto subire in modo da creare un mercato parallelo finanziato in gran parte dal pubblico ma privo dei controlli e di vincoli imposti al primo.
La qualità dei professionisti degli ospedali pubblici, la loro abnegazione e lo spirito di sacrificio che li distingue costituiscono ancora oggi la principale linea di difesa a favore della tutela della salute, la libera professione dei medici pubblici deve essere favorita come un elemento di attrazione per professionisti e pazienti, è necessario ridurre i costi accessori e spesso impropri, che gravano alla fine su gli utenti, le Direzioni Generali delle aziende sanitarie pubbliche devono produrre prestazioni in numero e qualità adeguate in modo di permettere ai cittadini di poter fruire pienamente dei servizi erogati dagli ospedali pubblici senza doversi rivolgere a alternative di ripiego spesso onerose. Non è possibile che quello che per le aziende sanitarie pubbliche rappresenta un costo da tagliare per quelle private sia un guadagno da rincorrere, di questo passo la tutela della salute rischia di trasformarsi in una merce e come tale perdere il valore morale che la distingue.
Le proposte da mettere in campo
Riduzione dei costi aziendali e delle molte, e ridondanti, voci aggiuntive che, alla fine, gravano sui pazienti.
Costi ulteriormente ridotti per le fasce di tariffe più basse e per chi svolge la Libera Professione in sedi disagiate e distanti dai centri.
Garantire ai cittadini equità di accesso a tutte le prestazioni erogate dal sistema sanitario nazionale sia direttamente che attraverso convenzioni. La convenzione con il SSN deve prevedere standard di erogazione dei servizi e modalità di accesso regolati in modo uniforme. Ovviamente questo ultimo aspetto va letto come una riduzione dei vincoli imposti al sistema pubblico che deve confrontarsi alla pari con l’offerta assistenziale del privato convenzionato.
La sanità pubblica gode dell’immensa gratitudine collettiva nazionale (parole del Presidente Draghi), non è possibile continuare a discriminare i professionisti su tutti i fronti compreso quello della gratificazione professionale che emerge dal rapporto di fiducia con il paziente che vogliamo libero dalle inefficienze del Sistema e che DEVE garantire una risposta di salute universale che sia di qualità e fornita in tempi certi. I Professionisti Ospedalieri Pubblici, dopo il Covid, non hanno più nulla da dimostrare a nessuno.
Flavio Civitelli
Vice Segretario Nazionale Vicario Anaao Assomed