18 marzo -
Gentile Direttore,
con l’approvazione il 13 luglio 2021 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) si apre, come evidenziato da molti commentatori, una vera “sfida” per mettere in pratica con successo le sei “Missioni” (1. Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura; 2. Rivoluzione verde e transizione ecologica; 3. Infrastrutture per una mobilità sostenibile; 4. Istruzione e ricerca; 5. Inclusione e coesione; 6. Salute) considerate dal Piano.
Il Piano è infatti un documento di alta visione e di allocazione di rilevanti risorse di investimento a favore del Servizio Sanitario Nazionale della durata di cinque anni: un tempo breve in cui occorre definire la progettazione esecutiva per ogni misura prevista, costruire pianificazioni regionali e attuare le politiche nelle singole aziende sanitarie locali. Gli interventi che si stanno preparando, oltre a quelli tesi a migliorare l’efficacia e l’efficienza del sistema, hanno l’obiettivo di diminuire le disuguaglianze di salute e di assistenza dei cittadini per cui il successo si misurerà anche sull’impatto sociale e non solo su quello economico delle misure messe in opera.
Appare evidente che, poiché non solo le idee ma anche le azioni “camminano sulle gambe degli uomini (e donne)”, tutti coloro che direttamente o indirettamente fanno parte del sistema socio-assistenziale portano la responsabilità più o meno marcata di contribuire alla realizzazione del PNRR. La categoria degli assistenti sociali, grazie alla competenza tecnico professionale propria della professione, e date le varie funzioni che dovrebbero esercitare per la loro preparazione universitaria, viene investita da molteplici responsabilità operative in più di una Missione stante il ruolo di cerniera esercitata tra le più varie Amministrazioni statali come Sanità, Enti locali, Giustizia ed altre.
A proposito delle varie funzioni attribuite agli assistenti sociali può essere utile fare riferimento al più recente documento della Regione Emilia Romagna “Il Servizio Sociale Professionale nel SSR” (del 28/6/2021), un aggiornamento del documento del Ministero della salute “Funzioni del Servizio Sociale Professionale in Sanità”, approvato il 29/10/2010 dal Tavolo Tecnico istituito presso il Ministero, definisce compiutamente il ruolo del Servizio sociale professionale in Sanità.
Ad accrescere le responsabilità operative, oltre a migliorarne la connotazione professionale, va citata la recente valorizzazione della professione di assistente sociale che, grazie all’articolo 5 del cosidetto Decreto Lorenzin (Ministro della Salute), ha finalmente superato l’anacronistico ruolo tecnico trasferendolo in quello “sociosanitario” (Legge 11/1/ 2018, n. 3 Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute).
Data la numerosità delle attività contenute nelle sei “Missioni” del PNRR, non è possibile tentare di indicare quelle che potrebbero/dovrebbero svolgere gli Assistenti sociali in quanto, almeno in parte, sono lasciate alla loro creatività ed iniziativa, anche se certamente gli Assistenti sociali hanno maggiore familiarità con la quinta (Inclusione e coesione) e la sesta Missione (Salute).
La prima perché prevede proprio il rafforzamento dei servizi sociali «destinando importanti risorse alle infrastrutture sociali funzionali alla realizzazione di politiche a sostegno delle famiglie, dei minori, delle persone con gravi disabilità e degli anziani non autosufficienti» con particolare attenzione alle infrastrutture sociali a favore di minori, anziani non autosufficienti e persone con disabilità, soprattutto riguardo alla prevenzione delle vulnerabilità di famiglie e minori, (Presidenza del Consiglio dei Ministri). La seconda perché apre un ventaglio di occasioni lavorative agli assistenti sociali in quanto tesa a «potenziare la capacità di prevenzione e cura del sistema sanitario nazionale a beneficio di tutti i cittadini, … per il potenziamento e la creazione di strutture e presidi territoriali (come le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità), il rafforzamento dell’assistenza domiciliare e per lo sviluppo della telemedicina e l’assistenza remota» (Presidenza del Consiglio dei Ministri).
In particolare sottolineo che uno degli interventi previsti è la realizzazione entro il 2026 di 1.288 Case della Comunità. Queste sono ideate come luoghi privilegiati per la progettazione di interventi di carattere sociale e di integrazione sociosanitaria e come luogo dove il cittadino può trovare una risposta adeguata alle più diverse esigenze sanitarie o sociosanitarie, proponendosi come luogo di offerta, ma contestualmente come luogo di relazione e di attenzione a tutte le dimensioni di vita della persona e della comunità. Questo auspicabile rapporto diretto con le Comunità, oltre che con i singoli soggetti assistibili, rappresenta la più importante innovazione che non dovrebbe suonare aliena agli assistenti sociali, in quanto colloca la Partecipazione della Comunità al centro di ogni attività che voglia integrare le componenti del sistema socio-assistenziale (costruzione di un welfare di comunità).
A conferma della poliedrica potenzialità degli assistenti sanitari ci sono interventi che sono previsti in più Missioni come ad esempio gli “asili nido”. La Missione 5 tra le politiche a sostegno delle famiglie pone “particolare attenzione alle infrastrutture sociali a favore di minori” delle quali gli asili nido sono una significativa espressione. Altresì anche la Missione 4 “Istruzione e Ricerca” prevede tra «Gli interventi principali … il miglioramento qualitativo e l’ampliamento quantitativo dei servizi di istruzione, a partire dal rafforzamento dell’offerta di asili nido, scuole materne e servizi di educazione e cura per la prima infanzia» (Presidenza del Consiglio dei Ministri). Rispondono quindi all’esigenza di colmare in misura significativa le carenze strutturali, quantitative e qualitative che oggi caratterizzano l’offerta di servizi di istruzione, educazione e formazione nel nostro Paese.
Ma contemporaneamente con la Missione 4 si vuole dare un concreto aiuto alla parità di genere incoraggiando la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, favorendo l’accordo tra la vita familiare e quella lavorativa, e correggendo il divario occupazionale ed economico tra donne e uomini (nel 2020 il 48% delle donne è occupata, contro il 66,6% degli uomini). Tutti fenomeni che in Italia si manifestano con il tasso di occupazione delle donne con figli, specialmente se in età prescolare, ad essere il più basso tra i paesi Ue (Eu Gender Equality Index). Una delle cause è proprio la carenza e/o la cattiva distribuzione degli asili nido. Infatti fin dal 1971 fu varato il “Piano quinquennale per l’istituzione di asili-nido comunali con il concorso dello Stato” (L. 1044/12/1971) con «lo scopo di provvedere alla temporanea custodia dei bambini, per assicurare una adeguata assistenza alla famiglia e anche per facilitare l’accesso della donna al lavoro nel quadro di un completo sistema di sicurezza sociale». Col tempo si è in parte distorto il motivo fondante in quanto sono stati ammessi i figli di madri non lavoratrici perché prive di reddito, privilegiando quest’ultime a discapito delle madri lavoratrici.
Il basso reddito e non più il lavoro è diventato l’elemento determinante trasformando un sostegno all’occupazione femminile in aiuto sociale alle famiglie. Il PNRR potrebbe fornire le risorse per una ricerca sociale che studi più a fondo fenomeni quali la disoccupazione materna e la decrescita demografica in rapporto alla disponibilità ed uso dei 13.335 asili nido comunali (gli asili nidi aziendali distribuiti nel nostro Paese sono appena 212, di cui 208 concentrati nel Nord Italia).
Secondo il sociologo tedesco Max Weber la responsabilità è l’etica di chi agisce razionalmente rispetto allo scopo che si prefigge, misurando accortamente il rapporto tra i mezzi e i fini e le conseguenze che le sue azioni possono produrre. Una dote che gli Assistenti sociali, ora che si è aperta una stagione di disordinati cambiamenti organizzativi, devono possedere e dimostrare per realizzare i contenuti riformatori del PNRR e perché possa esplicare al massimo le potenzialità innovative a favore sia dei cittadini e sia della Professione di appartenenza. Si è infatti tentato di evidenziare che quest’ultima diventa una parte integrante, fondamentale e strategica del PNRR, specialmente se si tiene conto del mutato quadro nosologico e demografico del nostro Paese.
Dott.ssa Paola Mattioli
Assistente Sociale RSA Flaminia; già Assistente Sociale Ospedale S. Spirito di Roma, già Assistente Sociale Ospedale Madre Giuseppina Vannini di Roma