2 febbraio -
Gentile Direttore,
siamo oltre 200 giovani Medici di Medicina Generale e vogliamo denunciare,
attraverso la sottoscrizione di una nota congiunta, le condizioni impossibili in cui siamo costretti a lavorare e le continue critiche di televisioni e social, e degli assistiti. In queste ultime ondate Covid abbiamo appreso le novità sulle procedure attraverso i social, passando per inefficienti. Non è possibile che qualunque interlocutore (Ufficio d' Igiene, 1500, CUP, datori di lavoro,ecc) a domanda del cittadino risponda “CHIEDA AL SUO MEDICO DI BASE”. Tante incombenze inutili ci tolgono tempo per la nostra attività clinica (ad es certificati INPS a fronte di provvedimenti di isolamento già protocollati). Le altre patologie non sono sparite, ma rischiano di passare in secondo piano, e il nostro compito di medici disatteso, nostro malgrado.
Non siamo i responsabili del default della medicina territoriale. Siamo stati e continuiamo ad essere accanto alla popolazione, impegnati nel dare risposte, anche di fronte a comunicazioni spesso caotiche e fumose. Siamo stati trattati come marionette in balia di pazienti confusi, spaventati, allarmati, invischiati in difficoltà burocratiche. E siamo diventati capri espiatori: tutti i compiti NON svolti dalle istituzioni, riversati su “i medici di base”.
La medicina del territorio non è costituita da lavativi e ciabattini, ma è IL presidio sanitario per eccellenza, che può arginare il dilagare della crisi di un Sistema Sanitario certamente insufficiente e impoverito. Se dovessimo mollare, si scatenerebbe il caos sociale. Ma ormai siamo STREMATI.
Temiamo il disastro che aspetta la Sanità Italiana Pubblica tra pochi mesi. Per affossare gente brava e lavoratrice, dipingendo una categoria come lavativa, devi metterla nelle condizioni di non farcela, creando aspettative nella popolazione che non possano esser attese. La medicina generale viene continuamente provocata per produrre una reazione veemente, ma noi restiamo al nostro posto. I media ci descrivono come Lobby cattiva, ma noi difendiamo i cittadini! Noi medici di famiglia abbiamo tantissimi pazienti, non sempre per nostra scelta: alcune Ausl hanno imposto lo sblocco del massimale (da 1500 a 1800 assistiti) per carenza di medici di medicina generale.
La gente non conosce davvero il lavoro del medico di famiglia. Lavoriamo per la maggior parte della giornata in maniera invisibile. Nessuno conosce cosa significhi davvero fare il medico di famiglia.
Non lo sa il GOVERNO, che vorrebbe imporci la dipendenza, pensando che sia la soluzione a tutti i problemi, mentre servirebbe il doppio dei medici per fare il lavoro che svolgiamo.
Non lo sanno le REGIONI, che ci comunicano le loro decisioni tramite i social, e ci attribuiscono compiti che esulano dalla nostra disciplina, le stesse Regioni che per anni hanno formato troppi pochi medici in Medicina Generale, seppur fosse già nota la carenza prevista per il 2020.
Non lo sa l’ OPINIONE PUBBLICA, soprattutto la televisione, dipingendoci come nullafacenti da 15 ore a settimana, e diffondendo notizie false e denigratorie sulla nostra professione.
Non lo sa la GENTE, che pensa che il proprio medico di famiglia sia di proprietà esclusiva, ad uso personale, sempre disponibile, 24h 7/7, ma NON SIAMO UN CALL CENTER e, se il medico non risponde a queste aspettative, lo aggredisce o lo minaccia.
Abbiamo idee concrete per riorganizzare i vostri ambulatori. E' fondamentale per il bene del cittadino che venga mantenuto il rapporto di fiduciarietà , così come il rapporto convenzionale, e la capillarità e prossimità ai cittadini (non nascosti in cattedrali sanitarie).
E’ necessario snellire subito la burocrazia a favore dell’assistenza. I medici devono operare in gruppi organizzati, non più in studi singoli, con un triage infermieristico, dobbiamo implementare i già esistenti ambulatori dedicati per patologia cronica con spazi dedicati (diabete, ipertensione/scompenso, bronchite) e un collegamento diretto con gli specialisti. Possiamo dotarci di una diagnostica di primo livello in studio, implementare la telemedicina e i teleconsulti con gli specialisti, e una gestione diretta del servizio infermieristico domiciliare. Non sono cose che si possono organizzare autonomamente, ci vuole un livello normativo adeguato.
In questi due anni di pandemia abbiamo mantenuto la nostra attività clinica abituale e abbiamo assorbito, con infinte ore di straordinario (sempre gratuite), i compiti propri di altri servizi. Noi tutti siamo specialisti poiché abbiamo affrontato un corso di formazione specifica in medicina generale (che andrebbe riconosciuto a livello universitario) che ci prepara ad essere specialisti della persona inserita nel territorio.
Noi Medici di Famiglia abbiamo la responsabilità di sviluppare un sistema COORDINATO ma AUTONOMO delle Cure Primarie, dimostrando alle Regioni quello che la medicina generale già sa fare, e cosa può fare ancora. La voce di chi conosce il territorio, la nostra voce, va ascoltata.
Il cambiamento inizia da qui.
Daniele Morini
medico di famiglia di Faenza, Ravenna