Regioni e Asl - Lazio
8 marzo. Dal San Giovanni di Roma l’appello per invertire il trend demografico
In occasione della Giornata Internazionale della Donna che si celebra oggi 8 marzo, l’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata, primo Ospedale delle donne a Roma dal 1338, ha promosso un evento di confronto su un tema di grande rilievo
Un workshop per condividere riflessioni e proposte sul tema della natalità e del trend demografico che vede il numero delle nascite nel nostro paese in continuo calo. Con questo obiettivo si è svolto presso l’Azienda ospedaliera San Giovanni Addolorata l’evento dal titolo “Natalità e sostenibilità sociale: riflessioni e prospettive” per evidenziare la necessità di un deciso cambio di passo rispetto alle politiche degli ultimi anni al fine di contrastare il declino demografico, l’emergenza “culle vuote”, che ormai ci caratterizza da tempo. Come? Mettendo in atto misure che favoriscano ripresa e rilancio sociale.
“E' necessario un sostegno, forte e convinto, al recupero della natalità – ha sottolineato Tiziana Frittelli Direttore generale dell’AO San Giovanni Addolorata - essenziale per conservare i livelli di benessere oggi inteso, secondo un approccio “One Health”, come un ecosistema con una nuova visione interconnessa e integrata di salute. Da questo ospedale che, storicamente, rappresenta il primo ospedale delle donne di Roma vogliamo lanciare un messaggio forte verso un cambio di rotta attraverso uno sforzo corale, mettendoci tutti in gioco perché si tratta di un problema che mette in pericolo la sostenibilità stessa del sistema di welfare e del Ssn, abbassando la capacità di produttività del paese e, quindi, del Pil nazionale”.
Un welfare diverso può sostenere la natalità? Ketty Vaccaro, responsabile dell’area Welfare e Salute del Censis ha illustrato i dati nazionali e le dinamiche sociali: “la denatalità è un fenomeno con il quale conviviamo da anni e, ogni anno, registriamo, un nuovo primato al ribasso. Quest’anno poco più di 400 mila nuovi nati, la nuova quota più bassa dall’Unità d’Italia ad oggi. I motivi sono diversi. Innanzitutto un motivo demografico in quanto legato allo stesso numero di donne in età feconda. E’ come se ci mancasse un po’ la materia prima. Le baby- boomers (nate negli anni ‘60 e ’70) particolarmente numerose sono alla fine della loro esperienza riproduttiva e le baby- busters (nate negli anni ‘80 e ’90) che sono attualmente in età riproduttiva sono meno numerose. Poi c’è un motivo legato alla procastinazione del momento della nascita perché le donne tendono a spostare in avanti il tempo in cui fanno il primo figlio e anche qui l’Italia ha il primato europeo in termini negativi. Infine la difficoltà di giovani donne e giovani uomini a pensare in termini di genitorialità per la costante condizione di precariato sociale in cui si trovano. Non bastano le misure di sostegno alla famiglia per invertire il trend, ma occorre agire sulle politiche occupazionali per fare uscire i giovani da questo precariato che rende più difficile qualunque prospettiva per il futuro”.
Con Marina Davoli, Direttrice del Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio, è stato aperto un focus sulla realtà della Regione Lazio che, rispetto al rapporto tra persone con più di 65 anni e bambini sotto i 14 anni, registra un aumento negli ultimi dieci anni, un dato che è lievemente più basso della media nazionale. “ I dati della piattaforma Open salute Lazio – ha detto la Davoli – ci dicono che nel Lazio in 10 anni, sono nati 17.000 bambini in meno, pari ad un terzo di nascite in meno. Rispetto al 2010-2011. Quello che abbiamo rilevato è anche però rispetto alla capacità di seguire le donne in gravidanza e aiutarle ad adottare stili di vita non dannosi per la gravidanza ancor non è ottimale: 1 donna su 5 beve alcol durante la gravidanza e circa il 10% fuma. C’è in questo caso un grande differenziale per livello di istruzione. Di fronte quindi a questa emergenza relativa alla denatalità bisogna più che mai prendersi cura del percorso nascita ed accompagnare le donne in ogni fase ”.
Barbara Funari, Assessora alle Politiche Sociali e alla Salute di Roma Capitale ha presentato il progetto "Rome for baby" che guarda al futuro attraverso un sostegno alle famiglie in termini di consulenza psicologica, orientamento e informazione. “L’attenzione alla tutela dell’infanzia è uno dei principali obiettivi di questa Amministrazione, soprattutto in quelle situazioni di isolamento e marginalità, dove è più difficile raggiungere e mantenere standard minimi di vita e di benessere e dove la nascita dei figli può avere ricadute significative sulla situazione economica e socio relazionale delle famiglie. Affiancare e sostenere, nel primo anno di vita dei bambini, il loro percorso educativo in diversi aspetti, dall’alimentazione adeguata, al supporto nelle relazioni di cura, può incidere positivamente sul loro futuro. Nel corso del progetto abbiamo assistito a due fenomeni diversi: in fase iniziale le segnalazioni sono arrivate soprattutto attraverso le associazioni territoriali ed hanno riguardato prevalentemente la popolazione straniera. In una fase più avanzata gli utenti hanno conosciuto il servizio soprattutto attraverso i social e le chat delle “mamme” ed ha riguardato prevalentemente la popolazione italiana. In meno di due mesi (dal 10 gennaio al 28 febbraio) sono stati raggiunti 1500 nuclei familiari, con interventi di sostegno sociale e psicologico e socio sanitario e con la contemporanea erogazione di un aiuto concreto per le esigenze della prima infanzia – gift card - (assistenza diretta). Il contributo più richiesto è stato il supporto psicologico”.
Rispetto alle dinamiche più propriamente cliniche sono intervenute Paola Lopizzo e Sabrina Antolini della UOC di Ostetricia e Ginecologia dell’Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata: “Quando si parla di genitorialità non si intende solo l’essere genitori reali, ma il possedere al proprio interno uno spazio psicodinamico autonomo, che fa parte dello sviluppo della persona. In Italia – hanno spiegato - la nascita costituisce l’intervento assistenziale più frequente che avviene nelle strutture sanitarie. La nostra Azienda, anche con importanti investimenti nel rilancio strutturale del Reparto e dell’innovativo Blocco parto, sta valorizzando molto il percorso di accompagnamento alla nascita con diversi obiettivi: miglioramento del benessere dei neo genitori e della capacità di fronteggiare l’ “evento nascita” e i cambiamenti che esso comporta, con una percezione di minore ansia e un rinforzo delle proprie consapevolezze e competenze individuali, di coppia e genitoriali; promuovere la capacità della figura materna di favorire l’imprinting con il neonato, quale suo bisogno primario alla nascita; sostenere il ruolo del genitore sul piano educativo e relazionale nonché implementare le sue competenze nella gestione della quotidianità familiare e della sua complessità”.
A concludere i lavori Angela Adduce, Ispettore Generale per la Spesa Sociale del Ministero dell’Economia e Finanze.