“Le Regioni dovrebbero dare piena attuazione al piano di recupero delle liste di attesa post-covid, rendendo trasparenti le informazioni sui modelli organizzativi applicati, sulle tempistiche e sui criteri di priorità-. Su un tema importante come quello del “ritorno alle cure ordinarie”, i cittadini non possono attendere oltre e hanno diritto ad avere piena trasparenza”.
Lo ha detto il Presidente della Fnomceo, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici,
Filippo Anelli durante l’audizione questa sera presso il Ministero della Salute, sull’ “Analisi delle problematiche connesse al recupero delle prestazioni non erogate a causa della pandemia da SARS-CoV-2”.
“Altra questione rilevante è rappresentata dal rispetto dei diritti inviolabili del cittadino, riconosciuti costituzionalmente ma di fatto non rispettati in un Paese dove le disuguaglianze tra Nord e Sud, centro e periferia, ricchi e poveri, laureati e cittadini meno istruiti sono sempre più evidenti- ha proseguito -. È opportuno ridurre questo divario al fine di garantire ai nostri cittadini migliori prestazioni sanitarie, intervenendo sui criteri di riparto del Fondo sanitario nazionale che vede soprattutto le regioni meridionali penalizzate. Il raggiungimento di obiettivi di salute deve restare la finalità prioritaria del servizio sanitario in quanto occorre rimettere in primo piano gli obiettivi di salute, favorire la partecipazione dei cittadini, mettere i professionisti nelle condizioni di perseguire tali obiettivi in autonomia e indipendenza. Si dovrebbe altresì procedere alla revisione del sistema di compartecipazione alla spesa sanitaria a carico degli assistiti, al fine di promuovere maggiore equità nell'accesso alle cure. Appare inoltre necessario uno specifico sforzo volto a promuovere un sistema organico di strumenti di governance per l’uniformità degli standard dell’offerta sanitaria all’interno del Paese nei diversi aspetti dell’accesso, della completezza e della qualità dell’offerta, degli oneri a carico dei cittadini, degli esiti in termini di salute. Bisogna adottare iniziative per differenziare il fabbisogno regionale standard anche in base alle carenze infrastrutturali, alle condizioni geomorfologiche e demografiche, nonché alle condizioni di deprivazione e di povertà sociale, condizioni, che inevitabilmente determinano variazioni anche sui costi delle prestazioni”.
“Un altro fronte su cui intervenire è la questione della mobilità sanitaria, che produce ulteriore danno a carico delle regioni del sud nell’esercizio del diritto sacrosanto del cittadino di potersi curare in ogni parte d’Italia – ha aggiunto -. Il meccanismo attuale non fa altro che premiare le regioni dove centri di eccellenza ed ospedali più efficienti sono stati istituiti grazie alle risorse proprio del servizio sanitario nazionale, distribuite in maniera più abbondante nelle regioni del nord. Si crei allora un’autonomia solidale, attraverso un fondo di solidarietà tra le regioni, in modo da colmare il gap ed equiparare gli indicatori di sopravvivenza per malattie e quelli sull’aspettativa di vita. Si ponga mano per ridurre gli effetti della povertà che determinano un aumento delle malattie croniche. Proviamo a sviluppare la ricerca nelle nostre università e ad arginare il drammatico fenomeno della fuga dei cervelli”.
“Apprezziamo lo sforzo del Ministro della Salute Roberto Speranza nell’annunciare un vero e proprio piano straordinario di investimenti per recuperare le liste d'attesa – ha dichiarato -. L’epidemia di Covid-19 non ha fermato le altre malattie, così come ha acuito le disuguaglianze di salute. Molti cittadini sono stati costretti a rimandare le visite, e le liste d’attesa si sono ulteriormente allargate. Ora è il momento di risolvere questo problema, che affligge da anni il nostro servizio sanitario nazionale. Non bastano, a questo punto, interventi tampone: occorre una vera riforma strutturale del sistema”.
Una riforma che non può che partire dalla formazione e dallo sblocco del turnover, con una programmazione mirata dei fabbisogni e delle assunzioni degli specialisti. E con un rafforzamento della medicina del territorio.
“Riteniamo che l’unica soluzione possibile e definitiva alle liste d’attesa sia quella di alleggerire gli ospedali, prendendo in carico i pazienti cronici sul territorio, tramite il rafforzamento delle cure primarie- ha fatto presente -. In altre parole, se il cittadino non può avere accesso alle prestazioni, bisogna portare le prestazioni, e i professionisti, vicino al cittadino”.
“La FNOMCeO ritiene sia indispensabile costituire un team delle cure primarie, con medici di medicina generale, specialisti ambulatoriali, infermieri, assistenti sanitari, tecnici, che lavorino insieme in autonomia e sinergia e, per far questo, servono nuove strutture, più ampie, e dotate di tutti gli strumenti adeguati e necessari alla diagnostica di primo livello e alla somministrazione di terapie – ha spiegato -. Il paziente che si reca in questi ambulatori, o che è seguito al suo domicilio, deve trovare le risposte alle sue domande di salute: deve poter effettuare un elettrocardiogramma, un’ecografia, alcuni esami radiologici, alcune analisi di laboratorio; deve poter essere sottoposto alle terapie riabilitative, iniettive, alle cure palliative e alle vaccinazioni previste”.
“La direzione auspicata dalla FNOMCeO è quella di investire risorse nella valorizzazione dei nostri professionisti, riconoscendone il ruolo di muro portante del nostro Servizio Sanitario Nazionale – ha chiosato -. In conclusione, riteniamo quindi che occorra investire le risorse provenienti dall’Europa con coraggio, puntando sui professionisti, e superando politiche ormai obsolete, come quelle dei Distretti, ridotti a strutture a prevalente conduzione amministrativa. Se tutto questo avverrà, in automatico le liste d’attesa si elimineranno e gli ospedali potranno riprendere e valorizzare il loro ruolo di gestione delle acuzie e delle patologie e complicanze che non possono essere gestite in ambulatorio o al domicilio”.