Sette medici su dieci hanno incrociato le braccia negli ospedali italiani per dire “No ai tagli alla sanità” e alla manovra economica, mentre una rappresentanza di oltre 100 camici bianchi armati di bandiere, striscioni, vuvuzelas e fischietti “anti-manovra” si sono radunati davanti a Montecitorio per sollecitare un cambio di rotta. Tra i medici anche il senatore Pd Ignazio Marino con tanto di camice bianco.
E un primo risultato è stato raggiunto: i rappresentanti dei medici sono stati ricevuti dall’ufficio di presidenza della Camera dei deputati.
Un incontro apprezzato dai sindacati. “Ringraziamo il Capo della segreteria del Presidente della Camera per la disponibilità dimostrata nel concedere un incontro, malgrado la richiesta fosse stata formulata nel corso della mattina – ha detto
Costantino Troise, segretario nazionale dell’Anaao Assomed –, ora dobbiamo ricominciare a tessere, insieme con le altre organizzazioni sindacali della dirigenza del Ssn, la tela per modificare la manovra economica nel senso da tempo auspicato”.
“Siamo stati costretti a ricorrere allo sciopero – ha aggiunto Troise – a causa dell’ insensibilità del Governo che ha trovato modo di rispondere alle esigenze di quasi tutte le categorie professionali dagli ambasciatori alle imprese ai magistrati , ma non alle richieste di chi si adopera per la salute dei cittadini. È evidente che c’è un’asimmetria tra il valore che i cittadini che i cittadini attribuiscono al bene salute e quello che gli viene invece attribuito dai politici. E di questa asimmetria bisogna tenerne conto: è a rischio la sanità pubblica e la sua capacità di fornire prestazioni adeguate in tempi certi”. Evidentemente, ha aggiunto
Aldo Grasselli, segretario nazionale dei veterinari "si ritiene che la spesa sanitaria sia un bancomat, tagliando quella si finanzia qualcos’altro. Poi i cittadini saranno costretti a mettere le mani nel loro portafoglio".
E non solo, nei prossimi quattro anni ci saranno 30mila medici in meno tra pensionati non sostituiti e precari licenziati, ha spiegato
Massimo Cozza, segretario nazionale della Fp Cgil medici. “I tagli a fondi sociali alle Regioni – ha detto – ricadranno sulla sanità mentre con il comma 32 dell'articolo 9 del provvedimento sarà consentito al Direttore generale di nomina politica di togliere l’incarico e la retribuzione anche a un medico giudicato bravo. Questo è un allungamento della mano politica sulla sanità. un’ingerenza che cointestiamo da sempre”. Cozza ha quindi rivolto un appello al ministro della Salute, Ferruccio Fazio: “Chiediamo che venga messo nero su bianco l’estraneità della sanità rispetto a quanto annunciato nella manovra. A noi non servono annunci ma atti ufficiali del governo”.
“Per un medico in generale e per un anestesista rianimatore in particolare, decidere di astenersi dal lavoro è difficile, molto più di quanto si possa immaginare – sottolinea V
incenzo Carpino, presidente dell’Aaroi-Emac, Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani Emergenza Area Critica –. Purtroppo l’ostinazione del Governo ci ha costretti a prendere la decisione di scioperare e di sospendere in tal modo l’attività in tutti gli ospedali del nostro paese. Vorrei che fosse chiaro, però, che lo sciopero di oggi, a cui i medici hanno aderito in massa, è stato fatto innanzitutto per tutelare il cittadino. Nutriamo ancora la speranza di poter impedire che il Servizio Sanitario Nazionale venga sgretolato da una manovra iniqua che va a colpire le fasce più deboli. Persone che non potranno mai ricorrere alla sanità privata e che dovranno usufruire di una sanità pubblica ridotta volontariamente all’osso”.
Ester Maragò