"Siamo favorevoli alla trasformazione della laurea magistrale in medicina veterinaria in laurea abilitante prevista dal Disegno di Legge recante 'Disposizioni in materia di titoli universitari abilitanti'". Così, in una nota, trasmessa ai Presidenti delle Commissioni II (Giustizia) e VII (Cultura, Scienza e Istruzione) della Camera dei Deputati, il Presidente della Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani - Fnovi,
Gaetano Penocchio.
"Questa evoluzione del titolo di laurea e delle caratteristiche dell’esame di laurea - scrive nella nota - deve essere necessariamente accompagnata da una robusta e coerente definizione del tirocinio, elemento essenziale all’ingresso nel mondo professionale. Siamo certi che sia obiettivo condiviso la formazione di laureati adeguatamente formati, che non siano penalizzati rispetto ai colleghi europei e che siano quindi nelle condizioni di sfruttare al meglio la mobilità dei professionisti nel territorio UE".
"La riforma - prosegue Penocchio - prevede tra le lauree abilitanti la laurea in “medicina veterinaria” cha abilita alla professione di “veterinario”. Questo ci consente una osservazione. È evidente l’incongruenza tra il corso di laurea in “medicina veterinaria” e la professione di “veterinario”. Nel DDL in discussione chiediamo si trovi l’opportunità di superare questa incoerenza parlando finalmente della professione di “medico veterinario” che trova i suoi presupposti nella laurea abilitante in medicina veterinaria".
"Fnovi non esprime ostacoli al rendere la laurea in medicina veterinaria abilitante alla professione di medico veterinario. Il vero punto politico sta nel fatto che non tutti i nostri Dipartimenti universitari sono pronti a gestire un congruo numero di ore/crediti di formazione pratica coniugando la stessa con la parte teorica; ne segue la necessità di rivedere e omogeneizzare il core curriculum del piano di studi. In assenza di una riforma costituzionale, segnatamente dell’art. 33 della Carta nel quale viene prescritto un esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio professionale, la sola via percorribile è quella di riconoscere il periodo di tirocinio pratico come direttamente abilitante alla professione".
Essenziale «è la necessità della piena attuazione del Decreto Legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 “Riordino della disciplina in materia sanitaria” richiamato anche nell’Analisi Tecnico -normativa del disegno di legge, anche per la medicina veterinaria per il quale le università, le regioni le unità sanitarie locali, gli istituti zooprofilattici stipulano specifici protocolli di intesa per disciplinare le modalità della reciproca collaborazione ai fini della formazione dei professionisti. Lo svolgimento del tirocinio curricolare - prosegue - non può essere svolto esclusivamente all’interno dei Dipartimenti universitari, ma deve essere esternalizzato presso strutture pubbliche o private, con queste ultime accreditate in base a requisiti misurabili che dovranno essere stabiliti dal successivo Decreto del MUR".
E conclude: "La verifica delle conoscenze e abilità acquisite nel corso del tirocinio deve essere svolta in un momento separato e antecedente l’esame di laurea ed effettuata da una commissione paritetica professionisti indicati dagli Ordini e docenti universitari iscritti all’Albo dei medici veterinari".