Modelli essenziali di assistenza; risorse per garantire riconoscimenti economici alle professioni sanitarie ora attraverso la lotta agli sprechi e la razionalizzazione, ma vincolando anche le parti a questo impegno non appena ripartirà la contrattazione nazionale; omogeneità formativa con attenzione al contesto europeo e con contenuti e piani di studio unificanti da svolgere in corsi universitari integrati con il Ssn.
Sono alcuni dei punti che la Fp Cgil, in una nuova nota di osservazioni per il Tavolo Ministero-Regioni sulle professioni sanitarie, chiede di introdurre nei documenti di ridefinizione delle competenze e dei ruoli dei professionisti della sanità.
Questi documenti, secondo Cecilia Taranto e Gianluca Mezzadri, rispettivamente segretaria nazionale della Fp Cgil Sanità e coordinatore nazionale professioni sanitarie Fp Cgil, dovranno contenere con chiarezza “un concreto impegno condiviso per la contemporanea introduzione di nuovi modelli organizzativi e processi integrati che esaltino l'integrazione nel lavoro di équipe, ancora estranei alla stragrande maggioranza delle aziende sanitarie”. Parallelamente, è “assolutamente necessario” che il modello di gestione diretta delle aree di competenza proprie di ciascuna professione sanitaria “sia concretizzato in forma omogenea, diffusa e generalizzata in tutte le Regioni, in tutte le Aziende ed istituzioni sanitarie”. Si tratta, secondo la Fp Cgil, di “individuare e fissare Modelli Essenziali di Assistenza (MEA), da aggiornare periodicamente nel confronto Stato/Regioni nell’ambito del Patto per la Salute, che costituiscano il punto di partenza omogeneo in tutti i territori per servizi di qualità”.
Ma, ribadisce la Fp Cgil, “l'evoluzione e l'implementazione delle competenze dovranno essere supportate da risorse adeguate”. E visto che il Contratto è bloccato, il sindacato chiede al tavolo di inserire “fin da subito, preveda un impegno che vincoli le parti, non appena ripartirà la contrattazione nazionale, agli opportuni riconoscimenti”. Nel frattempo, “in questa fase, è assolutamente necessario inserire nel testo l'impegno ad individuare risorse reali dalla lotta agli sprechi, dalla razionalizzazione del sistema e dagli investimenti per il prossimo Patto per la Salute, da destinare all’avvio di questo percorso”.
Necessaria sarà poi l’omogeneità formativa a livello nazionale delle professioni sanitarie, “con attenzione al contesto europeo” e “contenuti e piani di studio unificanti, da svolgere in corsi universitari integrati con il Ssn”. Un capitolo da affrontare con il Miur, “sterilizzando l’accademica fantasia creativa ed evitando la proliferazione di corsi aleatori, avulsi dal contesto”.
Tante ancora le osservazioni della Fp Cgil (
vedi documento integrale), che ribadisce anche come l’intero processo “non deve riguardare solo gli infermieri, ma tutte le professioni sanitarie, ed essere il frutto di un lavoro attento, di scambi di opinioni, di esperienze e di competenze, conservando uno sguardo ampio che veda il sistema nella sua completezza, quindi il ruolo che ciascun professionista occupa al suo interno”.