Consentire l’accesso alle prestazioni degli psicologi, con tariffe calmierate, sia alle categorie professionali che ai loro familiari, per i problemi che possano insorgere nella fase del pre e post lavoro, non solo in questo periodo di emergenza pandemica, ma anche e soprattutto nelle fasi della ripartenza e in generale per il futuro. E ancora, promuovere e condividere studi e ricerche su temi di comune interesse, come lo stress lavoro-correlato, il burnout, la relazione con l’utenza, la comunicazione, la collaborazione professionale e la sicurezza delle cure.
Sono questi i punti cardine di quello che si può definire un accordo di “mutuo soccorso” stretto tra la categoria professionale degli psicologi (
Cnop) e la Federazione nazionale Ordini dei Tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (
Fno Tsrm e Pstrp). Un protocollo di intesa e collaborazione, e soprattutto di solidarietà, che nasce dalla necessità di dare risposte al difficile momento che le professioni sanitarie stanno vivendo a causa delle particolari condizioni di stress al quale sono sottoposte nel proprio contesto lavorativo a causa dell’emergenza pandemica. Operatori della sanità gravemente a rischio di vivere vicende traumatiche e a subire pregiudizi nella sfera psicologica, non solo nel contesto emergenziale, ma in generale anche in un momento di complessa riorganizzazione del Ssn.
“Sin dalla scorsa primavera abbiamo ritenuto che ci fosse un tema, potente e preoccupate, che a nostro giudizio non veniva tenuto in debita considerazione: la condizione e la tenuta morale e psicologica degli operatori sanitari – ha spiegato
Alessandro Beux, presidente della Fno Tsrm e Pstrp – a situazione si è aggravata negli ultimi mesi. Quelle/i che in primavera hanno retto alla cosiddetta prima ondata, anche andando al di là delle loro possibilità note, non ci sono più: di fronte alla seconda ondata ci sono persone provate che sentono forti le cicatrici fisiche, morali e psicologiche dell’esperienza pandemica; ora, a differenza della prima volta, sono maggiormente consapevoli di quel che affrontano e di ciò che li aspetta, a lavoro e a casa, e ne sono spaventate, se ne vorrebbero sottrarre, ma non possono. Se come Istituzioni non possiamo sollevare le colleghe e i colleghi dall’impegno, possiamo però sostenerli, fornendo loro strumenti. Per non avendo la pretesa di essere risolutivo, il protocollo sottoscritto con il Cnop va in questa direzione”.
“I professionisti della salute non solo devono collaborare nell’assistenza ma anche sapersi aiutare nelle necessità – ha dichiarato
David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi (Cnop) – tutti i dati di questi mesi ci mostrano livelli di stress e burnout degli operatori sanitari in prima linea altissimi, che sono un pericolo reale per la loro salute e il loro lavoro. Il Cnop e l’Inail hanno fatto ad aprile delle Linee guida per lo stress management del personale sanitario, ma sono rimaste sulla carta per mancanza di psicologi negli ospedali e nelle Asl che potessero attuarle. Come Psicologi abbiamo risposto alla pandemia con estese attività di solidarietà nella prima ondata e ora con questi protocolli cerchiamo di dare una mano ai colleghi di altre professioni. È però incredibile che le Regioni in 9 mesi non siano state in grado di dare una risposta strutturale a bisogni fondamentali di quelli che vengono definiti ‘eroi’ ma sono lasciati a loro stessi”.
In base al protocollo siglato gli psicologi e le professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione attiveranno un Tavolo di lavoro comune, composto dai loro rappresentanti e coadiuvato anche di esperti esterni, che azione di coordinamento e monitoraggio di eventuali attività promosse a livello locale. Il Cnop raccoglierà le adesioni degli psicologi che aderiranno alla convenzione per le prestazioni professionali a tariffa calmierata.