“Chiediamo alle istituzioni l'immediato intervento di programmazione e riorganizzazione con piani operativi atti a recuperare le lunghe liste d'attesa dei pazienti non Covid: è a rischio il diritto alla salute sancito dalla Costituzione”. Questo l'allarme lanciato da
Giuseppe Carbone, segretario generale del sindacato Fials.
“Tutte le Regioni erano a conoscenza della previsione di una seconda ondata - attacca - e dovevano preparare piani operativi affinché i Servizi Sanitari Regionali non lasciassero indietro nessuno, come già accaduto nella prima fase pandemica. Hanno avuto mesi per definire un piano e garantire l’assistenza a pazienti Covid e non Covid, ma non l'hanno fatto e ora ci troviamo in un'impennata della curva del contagio mentre da più parti assistiamo a chiusure e depotenziamenti di reparti e servizi ordinari: un film già visto”.
“Medici, infermieri e professioni sanitarie non potranno mai dimenticare l’impatto sulla salute dei cittadini con oltre il 40% dei ricoveri ospedalieri in meno rispetto al 2019 e la riduzione del 38% di prestazioni specialistiche ambulatoriali - prosegue il segretario generale Fials - per non parlare di oltre 1,5 milioni di screening oncologici in meno”. Tutto ciò avviene nonostante il ministro della Salute Speranza abbia stanziato circa 500 milioni di euro per il recupero delle prestazioni prenotate e poi rinviate, come prevede l’art. 29 del decreto (convertito in legge 126/2020) relativo alle disposizioni urgenti in materia di liste di attesa”.
“La somma investita ha l’obiettivo - spiega Fials - di recuperare le prestazioni non erogate e abbattere le liste di attesa puntando su specifiche misure per il personale sanitario, medici, tutte le professioni sanitarie, oss ed altri dipendenti ricorrendo alle 'prestazioni aggiuntive' e/o all’assunzione di personale. Per accedere a tali risorse però le Regioni e le Province autonome dovevano presentare entro il 14 settembre 2020 a Ministero della salute e Mef un Piano Operativo Regionale con specifiche sui modelli organizzativi, i tempi di realizzazione e destinazione delle risorse”.
“Ad oggi nessuna Regione ha fornito questi dati sul proprio sito istituzionale, né ha fornito informativa alcuna ai sindacati. Una situazione oltremodo incresciosa che pregiudica il lavoro dei professionisti sanitari e l'efficienza della sanità tutta”, sbotta Carbone, che contestualmente ha inviato una nota ai governatori chiedendone conto. “E' fondamentale stanziare risorse in sanità non solo ora con la pandemia in atto - sottolinea - ma anche nei tempi previsti dalla norma affinché le Regioni investano tali risorse e ne informino i cittadini, gli operatori sanitari e i sindacati”. “In caso contrario - conclude il segretario generale Fials - si vanifica lo sforzo sostenuto dal governo per tali stanziamenti e, cosa più importante, saranno i pazienti a pagare il prezzo più alto”.