“La narrazione sta entrando sempre più a ‘contaminare’ le basi biomediche su cui poggia la formazione universitaria e post del farmacista del Ssn, nonché le sue attività istituzionali”.
Con queste considerazioni d’apertura si è tenuta nei giorni scorsi la
Terza Giornata di Farmacia Narrativa. Alla base dell’evento e dell’approccio proposto è il valore stesso della “contaminazione”, una categoria utile a ridefinire l’identità professionale del farmacista ponendolo in rapporto con altri e diversi saperi, tra qui quello della semantica e della psico-linguistica.
All’evento, che aveva emicrania e narrazione come tematica - coordinato scientificamente da
Daniela Scala (coordinatrice dell’area Area Sifo Informazione Scientifica, Educazione ed Informazione Sanitaria) e patrocinato dalla Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei servizi farmaceutici delle Aziende Sanitarie (Sifo) e dalla Società Italiana di Medicina Narrativa (Simen) - hanno portato il loro contributo in due diverse sessioni specialisti di vari ambiti, da
Stefania Polvani (presidente SIMEN) a
Sandro Spinsanti (bioeticista), da
Angelo Ranieri (neurologo) ad Antonio Russo (neurologo).
“Questo nostro terzo evento conferma l’importanza che come Sifo diamo alla farmacia narrativa – precisa
Maria Ernestina Faggiano, componente del direttivo Sifo – e agli sviluppi a cui nel tempo stiamo assistendo, definendola come un punto di partenza innovativo per gli studi quali-quantitativi”.
Nella sessione conclusiva dell’evento su “Medicina narrativa e emicrania: il ruolo dei farmaci nelle fiabe dei pazienti emicranici”, tre giovani farmacisti ospedalieri -
Rossella Centola, Antonio Consiglio, Maria Vittoria Lacaita, dell’Area Sifo Informazione Scientifica, Educazione ed Informazione Sanitaria – hanno presentato un progetto pilota di Farmacia Narrativa destinato a raccogliere le storie di malattia dei pazienti. Il progetto era destinato a pazienti emicranici di entrambi i sessi, che hanno potuto esprimere il proprio disagio attraverso la forma narrativa della fiaba.
Nel periodo di raccolta dicembre 2019 al 9 marzo 2020 sono state raccolte 14 narrazioni (età media pazienti: 47 anni) all’interno dell’Aou San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno, del PO San Paolo e dell’Aorn A.Cardarelli di Napoli e la Asl Bari.
Le storie dei pazienti raccolte all’interno del Progetto hanno permesso di comprendere come il paziente abbia “inserito” il farmaco nella propria vita quotidiana e messo a fuoco esperienze personali di rapporto con l’emicrania con quella libertà che solo la narrazione impersonale a volte riesce a manifestare, rivelando aspetti sottaciuti come la “difficoltà di svelamento fuori dall’ambito familiare” (“Le altre persone intorno non ponevano attenzione allo stato di salute di X, anche perché lei non manifestava il suo malessere al di fuori della famiglia e, nel caso fosse necessario, si scusava della sua poca lucidità, assumendo un antidolorifico. La stessa situazione si ripeteva a casa, dove talvolta era costretta a trascorrere la serata a letto e al buio.....”) o le problematiche legate ai ruoli sociali e lavorativi (“Prima di iniziare la terapia, Anna si sforzava di svolgere tutte le sue attività, ma, poiché il suo lavoro richiede concentrazione, questo le risultava difficoltoso e i suoi tentativi spesso non ottenevano successo”).
Complessivamente, è stata la conclusione di Centola, Lacaita e Consiglio, la possibilità di incrociare i dati raccolti con gli strumenti tradizionali quali-quantitativi con le narrazioni dei pazienti, può offrire elementi inediti per valutare e migliorare i risultati clinici in termini di appropriatezza prescrittiva e aderenza alle terapie, applicazione della Raccomandazione Ministeriale n.17 per una migliore diagnosi, per raccogliere materiali utili da per migliorare le strategie di cura, offrendo allo stesso tempo elementi per PDTA specifici e per studi epidemiologici.
All’interno della Terza Giornata di Farmacia narrativa c’è anche stato spazio per un’esperienza “diretta” di close reading, ossia lettura attenta, approfondita di un testo e di scrittura riflessiva, agevolata da
Daniela Scala. Il close reading e la scrittura creativa/riflessiva, insieme con l’osservazione delle opere d’arte, possono rafforzare nei professionisti della salute la loro abitudine/attitudine all’ascolto attento e all’osservazione attenta e sviluppare abilità come l’empatia, il saper considerare la prospettiva dell’altro, la riflessione e l’auto-consapevolezza, essenziali per un medicina e farmacia centrata sul paziente.
L’interesse complessivo verso questo approccio all’interno dell’esperienza Sifo è confermato anche dall’inserimento di una sessione specifica all’interno del prossimo XLI Congresso Sifo: “Farmacia Narrativa e Covid-19: studi di qualità con i farmacisti del Ssn” il 10 dicembre (ore 15.45-17.15) con
Maria Ernestina Faggiano come tutor di sessione e moderatrice.