L’assistenza domiciliare e quella agli anziani sono sempre di più affidate a persone, spesso immigrati, anche senza qualifiche. Un fenomeno indotto dalla crisi economica, ma anche dalle scelte della politica, che alla crisi ha risposto tagliano i servizi per la cura e l'assistenza ai pazienti. È la fotografia italiana, ma anche europea, emersa da una recente indagine che l'Efn, la Federazione europea delle associazioni, che ha analizzato le ripercussioni della crisi economica internazionale sulla professione infermieristica in 34 Paesi europei.
Secondo il rapporto, negli ultimi tempi si è assistito a una riduzione dei posti di lavoro in tutta Europa, al congelamento dei salari o addirittura alla riduzione delle retribuzioni degli infermieri e a una diminuzione sia nelle assunzioni, sia della possibilità di conservare il posto di lavoro. Tutto questo si è tradotto in un più gravoso carico di lavoro per gli infermieri per poter mantenere gli standard di qualità delle prestazioni.
Per quanto riguarda in particolare il nostro Paese, rileva il rapporto, “molti degli infermieri andati in pensione nel 2009 non sono stati sostituiti per la diretta decisione del Governo di tagliare i costi della sanità”. Piuttosto, si è preferito reclutare “infermieri stranieri a basso costo”. Al 31 dicembre 2010, secondo i dati della Federazione dei Collegi Ipasvi, gli infermieri stranieri erano oltre 38 mila, cioè più del 10,3% del totale, ma con differenze regionali anche importanti: per esempio, al Nord, la presenza di stranieri è doppia o tripla di quella rilevata al Sud. I gruppi più numerosi sono quelli di nazionalità rumena e polacca (che, insieme fanno il 40% quasi degli infermieri stranieri che lavorano in Italia) seguiti da peruviani, indiani, svizzeri, tedeschi, albanesi, francesi e spagnoli.
Nel frattempo, però, anche gli immigrati senza una formazione infermieristica hanno continuano a raggiungere il nostro Paese perché “il Governo non è stato in grado di mantenere sotto controllo il fenomeno dell’immigrazione”. Il risultato, secondo il Rapporto, “è che l’assistenza domiciliare e quella agli anziani stanno diventando sempre più prerogativa di persone immigrate senza alcuna qualifica”.
Oggi, aggiunge il Rapporto dell’Efn, “i pochi concorsi pubblici per posizioni a tempo indeterminato per ‘infermiere generale’ negli ospedali pubblici stanno attirando l'attenzione di centinaia o migliaia di candidati. Ironicamente però – afferma il Rapporto – questi dati sono stati utilizzati per dimostrare che in Italia non c’è carenza di infermieri e per ridurre ulteriormente il numero di posti letto. Un segnale preoccupate per il futuro dell’assistenza sanitaria italiana, perché non bilanciata da un adeguato potenziamento del territorio e dallo sviluppo di figure professionali come l’infermiere di famiglia, l’infermiere di comunità e l’infermiere dei servizi di cure primarie”.