“Dispiace sempre puntualizzare che ‘lo avevamo detto’, e quindi non lo faremo. Non ricorderemo la campagna ‘Offre l’Italia”, con i volti dei giovani medici, 1500 l’anno, laureati nelle nostre università e specialisti negli ospedali di Parigi o Berlino. E neppure quella, pluripremiata, dei ‘medici centenari’, costretti a rimanere in servizio sine die. Ora è il momento dell’azione, per rilanciare il nostro Servizio Sanitario Nazionale e non farci trovare impreparati dalla seconda ondata di Covid-19, che i dati sembrano indicare come altamente probabile in autunno”. Lo afferma il presidente della Fnomceo,
Filippo Anelli commentando l’ultimo report della Corte dei conti che ha evidenziato le problematiche della professione, tra blocchi del turnover e fuga verso l’estero e il privato.
“E il piano d’azione noi lo abbiamo pronto: lo abbiamo studiato, condiviso e formulato con tutto il Comitato Centrale, sfruttando le diverse esperienze dei medici che lo compongono, provenienti da tutte le aree del nostro paese e colpite dal Covid-19 – continua Anelli -. Lo abbiamo proposto alla Politica, al Ministro della Salute Roberto Speranza, che ci ha risposto con uno stanziamento di risorse per la sanità inedito per gli ultimi anni, ben 3 miliardi e 250 milioni, e al Presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini”.
“La ricetta è semplice: potenziare la medicina del territorio, dotando i medici di medicina generale di tutti gli strumenti diagnostici, di monitoraggio e terapeutici necessari, e facendoli lavorare in equipe con gli infermieri – spiega Anelli -. E incrementare, e incentivare, il ‘capitale umano’. Come? Formando nuovi specialisti e nuovi medici di medicina generale, utilizzando a tal fine sia i nuovi laureati sia i diecimila colleghi prigionieri dell’imbuto formativo, il collo di bottiglia tra la laurea e la specializzazione. Riformando il sistema della formazione, in modo che, sempre e non una tantum, a ogni laurea in medicina corrisponda una borsa, introducendo un sistema concorsuale solo per collegare i fabbisogni nelle diverse specialità alle vocazioni. Riconoscendo ai medici ospedalieri, che hanno lavorato senza sosta in condizioni disperate, senza curarsi di turni, riposi straordinari, il giusto o almeno dignitoso compenso per le ore svolte. Assumendo specialisti ambulatoriali, per potenziare l’assistenza sul territorio, e stabilizzando i medici dell’Inps, interni ed esterni. E permettendo ai liberi professionisti di accedere al bonus, ai contributi a fondo perduto a favore dei lavoratori autonomi che nel mese di aprile abbiano avuto un calo del fatturato rispetto al corrispondente periodo del 2019”.
“Il Decreto Rilancio ci ha messo a disposizione i fondi, di un’entità mai vista nell’ultimo decennio: non sprechiamo l’occasione unica di investirli per un vero rilancio del Servizio Sanitario nazionale, che passi attraverso il rilancio dei suoi professionisti – esorta Anelli -. Allora, utilizziamo il miliardo e mezzo di fondi destinati al territorio per creare finalmente le mini equipe medico di medicina generale – infermiere di famiglia, per dotarle di tutti gli strumenti adeguati ai fini di un’efficace ed efficiente assistenza, e per prevedere 2000 borse per il Corso di formazione specifica in medicina generale, in modo da formare un numero adeguato di nuove risorse”.
“Ancora, utilizziamo parte dei fondi già stanziati per portare a 20mila i contratti di specializzazione – chiede ancora Anelli -. Abbiamo apprezzato l’incremento di 4200 borse voluto dal Ministro Roberto Speranza, ma non basta: occorrono altre 6000 borse, per formare tutti i medici già laureati e azzerare l’imbuto formativo, mettendo a disposizione in tempi rapidi specialisti dell’emergenza urgenza, anestesisti rianimatori, pneumologi, cardiologi, pediatri e tutti gli specialisti dei quali si prevede una carenza nei prossimi anni. I fondi ci sono: l’impiego degli specializzandi degli ultimi anni negli ospedali, assunti con contratti a tempo determinato, ha liberato risorse per 5000 borse, che possono e devono ora essere investite. Soprattutto, inseriamo una norma, durante l’iter di conversione del Decreto Rilancio, che preveda una borsa per la formazione post lauream ad ogni laureato in medicina per porre strutturalmente fine all’imbuto formativo”.
“Poniamo fine all’emorragia di medici in fuga verso l’estero, che ci costa ogni anno 225 milioni – conclude -. Facciamolo dando ascolto alle loro giuste istanze, che, prima ancora che rivendicazioni di pur legittimi interessi, sono proposte concrete e fattive per un vero rilancio del nostro Servizio Sanitario Nazionale. Rilancio che, ricordiamolo, è impossibile senza una valorizzazione della professione medica, che ha pagato il prezzo più alto in questa epidemia, e si vede ora non solo dimenticata ma addirittura penalizzata da alcuni provvedimenti che penalizzano, in realtà, la gestione oculata, efficiente ed efficace delle risorse. Non può infatti generare un vero risparmio la moltiplicazione delle figure professionali cui affidare compiti analoghi, in una sorta di svendita e di gara al ribasso delle competenze. Gli obiettivi di efficienza e di efficacia, al contrario, si raggiungono solo con una valorizzazione e una gestione coordinata e sinergica delle competenze peculiari e specifiche dei professionisti della salute, acquisite nel corso dei differenti percorsi di studio”.