Sono 9.448 gli infermieri che hanno risposto al bando della Protezione Civile per per la chiamata di 500 infermieri da inviare negli ospedali delle città più colpite dall'epidemia. Il bando è rimasto aperto per 48 ore e si è chiuso alle ore 20.00 di ieri sera. Ne dà notizia la Protezione Civile che sottolinea come, "anche in questo caso, come per la
selezione medici per covid, la solidarietà dimostrata è andata oltre le attese. Grazie infinite anche agli infermieri che, su base volontaria, hanno aderito all’iniziativa".
"La costituzione di un’unità tecnico infermieristica è prevista dall'Ordinanza del Capo del Dipartimento della Protezione Civile n. 656 del 26 marzo. Il provvedimento - spiega una nota della Protezione Civile - stabilisce che la selezione sarà fatta dal Dipartimento stesso sulla base delle esperienze professionali delle seguenti categorie di operatori: infermieri dipendenti del Servizio sanitario nazionale; infermieri dipendenti da strutture sanitarie anche non accreditate con il Servizio sanitario nazionale; infermieri libero professionisti anche con rapporto di somministrazione di lavoro".
Chi ha risposto alla chiamata, scrive oggi in una nota la Fnopi, "Sono infermieri esperti nelle specialità necessarie a quelle zone, dalla terapia intensiva alla pneumologia. Lo sono perché l’assistenza degli infermieri ormai da oltre un quarto di secolo è specializzata e mirata solo a una cosa: assistere il paziente per la tutela della sua salute".
“Lo sono – afferma
Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche – per la loro naturale formazione e anche perché gran parte di loro è pronta proprio per COVID-19: come ha testimoniato
l’Istituto superiore di Sanità, il settore infermieristico-ostetrico è quello che per la stragrande maggioranza ha partecipato da subito al corso di aggiornamento sul coronavirus dell’Istituto superiore di Sanità per sapere come affrontarlo, come cercare di sconfiggerlo con scienza e senza mai dimenticare la propria coscienza”.
“Non abbiamo mai avuto dubbi come Federazione sulla preparazione, la volontà di vicinanza e di non lasciare mai soli colleghi e cittadini – dice ancora Mangiacavalli – e questa ne è la prova. Le domande avrebbero sicuramente potuto essere anche di più, ma gli infermieri sono pochi e quasi tutti sono già impegnati nelle loro Regioni nella lotta al virus, o direttamente in prima linea o anche assistendo comunque chi sta male e ha bisogno di loro, perché anche le altre malattie non si fermano. I posti sono solo 500 e loro lo hanno sempre saputo, ma la voglia di esserci, di dare supporto a chi ha bisogno è più forte della consapevolezza che non tutti potranno essere li. Ora ci auguriamo anche che questi 500, così come tutti gli altri già in prima linea, possano avere le necessarie tutele (dispositivi di protezione individuale, tamponi ecc.) per non dover mai cedere al virus e perché anche la loro salute sia tutelata”.
“Eppure, tra gli infermieri – continua – c’è il maggior numero di operatori sanitari positivi a COVID: circa 4mila. Tra gli infermieri c’è chi muore di COVID per assistere ed essere vicino ai pazienti, ma lo fa comunque senza il minimo tentennamento. Tra gli infermieri il principio è uno solo: prendersi cura, perché il loro obiettivo assoluto è la salute di tutti. E lo hanno dimostrato nei fatti, chiunque lo ha visto e lo può vedere ogni giorno, ogni ora, purtroppo in un’emergenza a cui nessuno di noi avrebbe voluto mai, invece, assistere.”
“Grazie a loro e alla loro volontà – conclude Mangiacavalli – grazie da parte della Federazione, ma ritengo questo sia un grazie che tutto il paese, e il ministro della Salute Speranza lo ha fatto per primo, gli rivolge in questo momento. E da domani, da quando la Protezione civile selezionerà chi di loro potrà andare ‘al fronte’ della pandemia, i nostri esperti in maxiemergenze saranno li, uniti alla Task Force di cui ora fanno parte i 300 medici scelti con lo stesso criterio, per formare davvero una prima linea d’assalto senza precedenti contro il virus”.