"Oramai da troppo tempo la categoria degli ottici/ottici optometristi è sotto attacco da parte delle diverse rappresentanze dei medici oculisti. Le denunce, segnalate ai media e anche all’autorità giudiziaria, hanno come oggetto il fatto che la nostra categoria sarebbe una figura non riconosciuta e che svolgerebbe attività abusiva compiendo atti di stretta competenza medica. Premesso che, come in tutte le categorie, possono esistere le pecore nere, ci preme sottolineare come questo accanimento generalizzato si sia oggi trasformato in un danno nei confronti di un’intera categoria, additata come 'abusiva' e 'colpevole', dandone un’immagine distorta anche al grande pubblico".
Così in una nota il presidente di Federottica,
Andrea Afragoli, replica ad alcune accuse mosse nei giorni scorsi dalla Soi.
"Asserire frasi quali 'gli ottici vogliono entrare illegalmente a gamba tesa nella salvaguardia della vista delle persone' e che 'l’optometrista non può ‘toccare palla’ se il paziente non si è prima rivolto al medico oculista' non solo è falso, ma crea grave disinformazione al pubblico e nocumento alla nostra categoria. Federottica dal canto suo - prosegue Afragoli - non si è mai permessa di fare generalizzazioni, coinvolgendo l’intera categoria dei medici oculisti rispetto ai casi di cronaca su presunti reati e/o errori professionali, che periodicamente appaiono sui media. Cosa potrebbero pensare di tutti i medici oculisti i loro pazienti?".
"Ricordiamo - ed è curioso che qualcuno sostenga il contrario - che le competenze dell’ottico, arte sanitaria ausiliaria delle professioni sanitarie, e dell’ottico optometrista sono ben delineate dalle normative e da una consolidata giurisprudenza di merito e di legittimità. Detto questo, l’ottico/ottico optometrista non svolge e non vuole svolgere atti di competenza medica che non gli competono e Federottica, da sempre, è portatrice di questi valori", prosegue il presidente di Federottica.
"Questi attacchi sviliscono il valore del lavoro svolto giornalmente da migliaia di professionisti nei centri ottici. Ruolo che viene costantemente svolto con coscienza e diligenza, rispettando i propri limiti professionali, collaborando fattivamente con il mondo medico e inviando ai medici oculisti più di 1.200.000 persone all’anno (stima che emerge da una ricerca effettuata a campione nel 2015 da Federottica). Ci domandiamo quanto tempo impiegano realmente queste persone, insieme a tutte le altre, per sottoporsi a una visita medica specialistica visti i tempi biblici con attese anche di mesi per accedere al servizio sanitario nazionale. Questo è il vero problema che riguarda tutti i cittadini e che dovrebbe unire, e non dividere, due categorie diverse ma entrambe al servizio della collettività: l’accesso alle prestazioni erogate dalle due categorie nel rispetto dei singoli ruoli e competenze", conclude Afragoli.