A nove mesi dalla sottoscrizione del Protocollo di Intesa tra Farmindustria, Assogenerici e Società di Medicina del Lavoro sono stati avviati concreti percorsi da parte dei medici competenti operanti nelle aziende aderenti a Farmindustria e Assogenerici finalizzati ad azioni di promozione della salute sul posto di lavoro come previsto anche nel D.Lgs. 81/2008 dove si indica (art. 25) che il medico competente collabora anche ‘alla attuazione e valorizzazione di programmi volontari di promozione della salute, secondo i principi della responsabilità sociale’”.
Attraverso la rilevazione delle conoscenze e dei bisogni in materia di salute degli oltre 60.000 dipendenti delle aziende farmaceutiche italiane, utilizzando semplici schede elaborate dagli stessi medici competenti, saranno raccolti dati relativi agli stili di vita (es.fumatori), consumo di alcol, attività fisica, abitudini alimentari, disturbi bronchiali, ricorso a vaccinazioni, adesioni a screening, ricorso ad esami di laboratorio.
In questo modo la sorveglianza sanitaria (ovvero il rapporto tra medici del lavoro e dipendenti) generata dall’accordo SIML, Farmindustria e Assogenerici, diventa un esempio di una delle più grosse operazioni concrete di miglioramento dello stato di salute, un momento qualificante per dare ai lavoratori risposte chiare per aiutarli a soddisfare la propria domanda di salute, potenzialmente trasferibili alle loro famiglie con un coinvolgimento di circa 200.000 persone. I primi risultati saranno presentati nei primi mesi del prossimo anno.
Attraverso un primo confronto a maggio scorso tra gli attori dell’iniziativa sono state indicate delle priorità da approfondire quali l’antibiotico resistenza, l’aderenza terapeutica, la partecipazione alle vaccinazioni.
Non a caso nel Piano Nazionale della Prevenzione 2014-2018/19, il primo dei macro-obiettivi del Piano è quello di “Ridurre il carico prevenibile ed evitabile di morbosità, mortalità e disabilità delle malattie non trasmissibili” nei setting di lavoro, scuola e comunità. La complessità di questo macro-obiettivo richiede un approccio concettualmente articolato in cui le strategie di promozione della salute, per definizione orientata all’empowerment di comunità e ad azioni svolte in setting definiti (scuola, lavoro, ecc), hanno un ruolo determinante. In esso viene chiaramente evidenziato che la Promozione della Salute nei contesti occupazionali può offrire ai lavoratori l’opportunità per migliorare la propria salute, riducendo i fattori di rischio generali e in particolare quelli maggiormente implicati nella genesi delle malattie croniche; allo stesso tempo viene tuttavia rimarcato che in tali contesti devono essere primariamente attuate tutte le misure per prevenire infortuni e malattie professionali.
La garanzia di efficacia e sostenibilità degli interventi di promozione della salute sul lavoro è comunque la loro inter/multisettorialità, che può permettere di stringere alleanze e collaborazioni con attori diversi e raggiungere e tutelare il maggior numero di lavoratori, oltre al fatto che i programmi devono essere strutturati e multicomponente, di medio lunga-durata, capaci di introdurre significative modifiche nel contesto e integrarsi con i programmi di promozione della sicurezza.
I datori di lavoro che investono in programmi di promozione della salute nei luoghi di lavoro possono ottenere potenziali benefici sia in termini di salute della propria manodopera, sia di diminuzione delle assenze dal lavoro, ma anche benefici fiscali ai fini IRES ed IRAP e sconti sui premi assicurativi da parte dell’INAIL (OT24).
L’occasione è servita anche a rilanciare il ruolo e la centralità dei medici competenti. Un passo importante che consentirà di trasformare un rapporto obbligatorio e potenzialmente “burocratico” in un rapporto fruttuoso per la formazione dei dipendenti delle imprese farmaceutiche sulla prevenzione e la gestione della cura. Un meccanismo per cui l’industria farmaceutica vuole indicare una best practice, per fare leva sui 12 milioni di contatti che i medici del lavoro hanno con i lavoratori di tutti i settori.
Perché persone più consapevoli ricorrono in modo più appropriato, e spesso anche più economico, alle prestazioni sanitarie e con stili di vita più attenti alla salute possono evitare l’insorgere di malattie o la loro degenerazione.
In linea con il paradigma della Salute di Precisione, un modello basato sulla continuità tra prevenzione, diagnosi, cura, riabilitazione, nel quale il Paziente è sempre più un partner insostituibile per il sistema della salute e per la gestione responsabile delle terapie.
Domenico Della Porta
Presidente Osservatorio Nazionale Malattie Occupazionali e Ambientali
Università degli Studi di Salerno