“Questa misura rappresenta certamente il primo passo di quella che non esito a definire una riforma epocale per la medicina generale”. È soddisfatto il segretario della Fimmg,
Silvestro Scotti, per la norma contenuta nella Legge di Bilancio che stanzia 235 milioni di euro per mettere a disposizione dei medici di famiglia di strumentazioni diagnostiche di primo livello.
Ma nonostante l’apprezzamento Scotti è anche cauto: “La norma in Legge di Bilancio è solo un primo passo”. E poi traccia la rotta: “Tutte le strumentazioni che avremo a disposizione saranno smart, potranno essere facilmente usate anche durante le visite domiciliari e ci consentiranno in tempo reale di poter consultare anche gli specialisti. Insomma, saranno i nuovi kit della borsa del medico”.
Segretario, con la misura per la diagnostica di primo livello per i medici di famiglia siamo di fronte al più grande investimento sulle cure primarie degli ultimi anni fatto da un Governo. È più soddisfatto o preoccupato per le nuove responsabilità?
Questa misura rappresenta certamente il primo passo di quella che non esito a definire una riforma epocale per la medicina generale.
Addirittura?
Sì, perché finalmente, si valorizza l’aspetto clinico della nostra attività. Come Fimmg sono anni che lo chiediamo. Ripeto, però, la norma in Legge di Bilancio è solo un primo passo.
Paura che nella conversione in Legge del Ddl Bilancio vi possano essere modifiche?
Il Ministro Speranza ha dimostrato di credere nel progetto e credo che fare dei passi indietro sarebbe solo un autogol, ma a prescindere da questo quando parlo di un primo step è perché la Legge di Bilancio mette a disposizione delle risorse e traccia una rotta. Ma ricordo che poi bisognerà emanare un decreto attuativo e poi la norma andrà calata nella nuova convenzione e bisognerà vedere come le Regioni decideranno di valutare e usare questo nuovo modello. Quindi, prudenza, ma è certo che siamo soddisfatti perché finalmente la politica ha mostrato di comprendere l’importanza di valorizzare il medico di famiglia.
Senta ma ci può fare qualche esempio di come funzionerà?
Prendiamo ad esempio un paziente con una patologia cronica cardiovascolare. Oggi viene dal medico di famiglia che gli fa una ricetta per una visita cardiologica ed un Ecg. Il paziente prende la ricetta e va dallo specialista per farsi controllare, perdendo tempo e magari pagando il ticket. Se invece il medico ha un Ecg può direttamente, senza costi per il cittadino, monitorarlo e verificare il suo stato. A quel punto se dovessero emergere criticità il medico lo invierà dallo specialista, altrimenti il paziente potrà tornare a casa dopo una valutazione clinica fatta dal proprio medico. Insomma, così c’è la vera presa in carico e il controllo dell’appropriatezza.
Ma avete già sperimentato questo sistema?
Sì e i risultati sono stati sorprendentemente positivi. Dove abbiamo sperimentato il servizio abbiamo visto una riduzione del 30% di Ecg. Considerando che in Italia si fanno 12 mln di Ecg l’anno, stiamo parlando di 4 mln di esami in meno: un risparmio potenziale di 80 mln sul Ssn che potrebbero essere reinvestiti nelle cure primarie.
Qualche altro esempio?
Un paziente con sospetto di colica renale. Oggi lo visito e gli posso prescrivere un antidolorifico e inviarlo a fare un’ecografia. Se invece ho a disposizione un EcoFast posso già valutare se c’è la presenza di un calcolo e avviare una terapia evitando perdita di tempo e costi al paziente, la riduzione degli esami inappropriati e anche dell’accesso al Pronto soccorso.
Ma voi referterete le prestazioni di diagnostica?
Oggi lo possono fare solo i medici di famiglia che hanno fatto corsi ad hoc. Ma è chiaro che con questo sistema dovremo predisporre corsi specifici durante il percorso formativo dei giovani e lo stesso dovremo fare con gli altri medici. E questo sarà il nostro impegno come Fimmg e la società scientifica della medicina generale.
Mi faccia poi dire che tutte le strumentazioni che avremo a disposizione saranno ‘smart’, potranno essere facilmente usate anche durante le visite domiciliari e ci consentiranno in tempo reale di poter consultare anche gli specialisti. Insomma, saranno i nuovi kit della borsa del medico.
Com’è noto l’età media dei medici di famiglia è molto alta. Riuscirete a convincere i colleghi ad utilizzare i nuovi strumenti?
Per anni i medici si sono lamentati del carico burocratico a discapito della clinica. Con questa riforma s’inverte la rotta. È evidente che si dovranno studiare, a partire dalla convenzione, degli strumenti motivazionali. Ma questo è il futuro ed è del tutto evidente che un medico di famiglia che abbia nel suo bagaglio molti più strumenti e che sia in grado di rispondere a molta più domanda di salute diventa gioco forza più attrattivo per i pazienti. Così come sarà necessario più personale di supporto, infermieri e collaboratori di studio.
Insomma, è la vittoria del Micro team sul modello dipendenza che negli anni si è cercato di attuare?
Non c’è dubbio, ora però bisogna vedere se davvero le Regioni avranno l’intenzione di puntare e sviluppare la libera professione convenzionata all’interno del sistema pubblico. Il Governo ha deciso di puntarci ed è già un primo risultato.
A proposito, ritirerete definitivamente lo stato d’agitazione che avete per ora solo sospeso?
Vediamo come andranno l’iter della Legge di Bilancio e il decreto attuativo. E poi manca ancora l’atto d’indirizzo per la nuova convenzione. Noi come sempre abbiamo mostrato responsabilità e fiducia nelle Istituzioni ma dobbiamo vedere i risultati. Se le rose non fioriranno apriremo una stagione di protesta durissima.
Senta lo Smi ha criticato la misura, cosa risponde?
Loro si dicono perplessi, beh quello perplesso di fronte a colleghi che parlano di ciò che non sanno sono io. Parlano più in opposizione e non propongono nulla. Se lo Smi vuole la dipendenza lo dica chiaramente. Mi sembrano critiche immotivate, per la prima volta da anni s’investe nella medicina generale e loro dicono no. Certo il percorso come le dicevo è da costruire ma oggi rispetto a quando fu fatta la Legge Balduzzi, dove si costruì un modello ma senza risorse, qua si parte con investimenti per costruire un percorso nuovo che cambierà veramente la nostra attività e i servizi per i cittadini. Le sembra poco?
Luciano Fassari