toggle menu
QS Edizioni - sabato 27 luglio 2024

Lavoro e Professioni

Se il ginecologo omette un esame ma non c’è terapia per far fronte a infezione in gravidanza, manca il nesso causale e il medico è assolto  

immagine 17 giugno - Secondo la Cassazione (sentenza 25137/2019) che ha confermato il gidizio della Corte d'Appello anche a fronte dell'errore medico di non aver provveduto agli accertamenti per la prsenza di citomegalovirus, non essendoci terapia per questo in gravidanza non c'è nesso causale con le malformazioni della nascitura e il medico è assolto. LA SENTENZA
Il ginecologo ha sbagliato omettendo la ricerca del possibile virus che ha causato gravi lesioni a un minore al momento della nascita, ma poiché per il citomegalovirus in gravidanza all’epoca (2006) non esistevano terapie la cui efficacia fosse scientificamente accertata e non esiste alcun protocollo che prescrive in questi casi un taglio cesareo, il medico è stato assolto per non sussistenza dei fatti dalla Corte di Appello prima e dalla Cassazione (sentenza 25137/2019) poi.

Il fatto
Il ginecologo era stato chiamato in causa (art. 590 c.p., lesioni colpose) dai genitori di un minore per aver provocato non avendo effettuato alcun esame diagnostico nel merito lesioni a una bambina a seguito di esiti di encefalopatia da citomegalovirus e sindrome ipossico ischemica cerebrale, dovute, secondo l'accusa, alla mancata tempestiva diagnosi intrauterina da citomegalovirus del feto e alla scelta di non praticare un parto pretermine con cesareo.

La sentenza
Il ginecologo aveva omesso, è vero, gli esami per verificare la presenza del citomegalovirus, ma poiché al momento dei fatti, nel 2006, non esistenza alcuna eventuale terapia in grado di contrastare l’infezione – a parte una sperimentale identificata solo l’anno precedente e quindi non risolutiva o la somministrazione di antivirali tossici per la madre e la bambina - a meno di non averla diagnosticata entro i termini per una possibile interruzione volontaria di gravidanza, veniva meno il nesso causale tra i due eventi.

Per quanto riguarda poi la scelta del parto naturale, nessun protocollo medico prescrive che in caso di madre affetta da citomegalovirus dia preferibile il taglio cesareo come ipotizzato dai ricorrenti.

Quindi da un lato l’impossibilità di una eventuale terapia anche in caso di riscontro del citomegalovirus e, dall’altro, nessun protocollo medico che prescrivesse un parto tramite taglio cesareo in luogo del parto naturale, hanno portato o giudici ad assolvere il ginecologo con la formula di insussistenza del fatto e a rendere inammissibile il ricorso in Cassazione, confermando così l’assoluzione.
17 giugno 2019
© QS Edizioni - Riproduzione riservata