La crescita dei parti cesarei in Italia, con elevato gradiente nord-sud, non è una novità. Lo è – sostiene il Segretario Nazionale dell’Anaao Assomed,
Costantino Troise -
l’idea di mandare i Nas a verificare l’inesistenza di abusi, come se i controlli fiscali potessero certificare l’appropriatezza dei comportamenti clinici ed organismi ispettivi sostituirsi all’autonomia professionale.
Il tasso di parti cesarei è da tempo in Italia il più alto d’Europa ed in alcune Regioni registra i livelli più alti al mondo. Ma, sebbene da tempo sia considerato un indicatore di efficienza, non risulta che qualche Regione abbia adottato provvedimenti finalizzati ad una inversione di rotta per cui non c’è da stupirsi che ogni statistica produca la solita liturgia di commenti e lacrime. Insomma, molte parole e zero fatti.
Ciò che serve – sostiene Troise - è un deciso intervento legislativo che sottragga il complesso e scivoloso tema della responsabilità professionale dei medici, particolarmente sentito tra gli ostetrici, alla discrezionalità interpretativa di giudici tuttologi aiutati da periti tuttologi, attraverso un diverso inquadramento del reato colposo in sanità che riporti serenità di giudizio in ambienti oggi preda della medicina difensiva. Ed il coraggio di azioni organizzative che assicurino l’esistenza solo di punti nascita dotati di ottimale dimensione organizzativa e dotazione organica.
L’Anaao Assomed torna a chiedere una decisa accelerazione dei disegni di legge sulla responsabilità professionale medica giacenti in Parlamento da anni e coraggio organizzativo e programmatorio delle Regioni che non possono sottrarsi all’obbligo costituzionale di garantire i Lea nascondendosi dietro il blocco del turnover ed i tagli dei finanziamenti.