toggle menu
QS Edizioni - mercoledì 27 novembre 2024

Lavoro e Professioni

Liste d’attesa. Magi (Sumai): “La politica non scarichi sui medici le proprie responsabilità”

di Antonio Magi
immagine 19 marzo - Come mai in Emilia Romagna, regione benchmark, un medico guadagna in intramoenia 4 volte di più di un medico che lavora in Calabria? Come mai per l’intramoenia fuori orario di servizio si usano le stesse, sale visita, strumenti, ed apparecchiature diagnostiche che si usano in orario istituzionale? Forse perché non vi è personale e pertanto se non utilizzate in intramoenia, oltre l’orario di servizio, non sarebbero comunque utilizzate? La politica risponda
Il Ministro della Salute Giulia Grillo intervenuta venerdì scorso alla trasmissione televisiva di Rai 3 “Agorà” ha invitato i medici a rivedere il loro rapporto con i cittadini in quanto continua ad avere “testimonianze negative da parte della gente” e, stimolata dalla giornalista che la intervistava e che le chiedeva se il rapporto “particolarmente critico” fosse “colpa dei medici”, aveva affermato: “Non lo voglio dire ma ci sono state situazioni, anche esasperate mediaticamente, che hanno minato ed interrotto quel rapporto di alleanza”.
 
Voler continuare a scaricare solo sui medici le colpe di una politica che in questi 40 anni ha lottizzato e compromesso il SSN che ci era invidiato da tutto il mondo con sprechi, ruberie ed una mancata programmazione è una banalizzazione che francamente dal ministro Grillo, la quale sinora si è contraddistinta per un certo equilibrio e distanza dalle facili polemiche, non mi sarei mai aspettato.
 
Il ministro è un medico e come tale sa bene che negli anni scelte politiche scellerate hanno desertificato il territorio di figure specialistiche, hanno reso gli ospedali fatiscenti e le condizioni di lavoro per i colleghi e per il personale sanitario sempre più insostenibili. Nonostante ciò noi continuiamo a dedicare la nostra vita alla professione con la “P” maiuscola, in quanto votati alla tutela di chi soffre e di chi purtroppo viene colpito nel bene più prezioso, la salute.
 
Una politica incapace di tutelare i pazienti e i medici in quanto permette a società di tutoring di promuovere cause spesso temerarie, speculando chiaramente su ignari cittadini, approfittando del fattore psicologico di questi ultimi, del loro dolore e di quello dei loro familiari, senza che venga in alcun modo penalizzato chi le mette in piedi e che inevitabilmente costringe i medici a praticare l’unica difesa oggi possibile, la medicina difensiva, con un costo esorbitante a carico del SSN tra prescrizione inappropriate e risarcimenti a carico delle Aziende Sanitarie sempre più spesso in autotutela.
 
Caro ministro Grillo, la maggior parte dei “nostri” colleghi medici e degli operatori sanitari si alza tutte le mattine con la preoccupazione di non poter fare abbastanza per i cittadini, per salvare vite e risolvere problemi di salute complessi, molto più spesso di quanto venga ripreso poi dai media, migliorando l’aspettativa di vita che nel nostro paese è tra le più alte al mondo. Ma questo, si sa, non fa notizia e si preferisce invece parlare di malasanità e non di buona sanità.
 
Questi risultati, nonostante siamo il fanalino di coda d’Europa nel rapporto finanziamento SSN/PIL prodotto, sono ottenuti da medici e operatori sanitari che da 10 anni aspettano il rinnovo dei loro contratti di lavoro (CCNL e ACN) e che sono tra i peggio pagati nonostante siano i più ricercati in Europa perché meglio preparati.
 
La Politica, con la sua mala gestione, ha limitato il medico con un’asfissiante e crescente burocrazia che ha ridotto sensibilmente il tempo di cura da dedicare al Paziente; una politica attenta agli interessi di partito (evidenziati da “mani pulite”) che ci ha portato ad una gestione fatta di iniqui “tagli lineari” e di “tempari” che certamente non ha aiutato ad avvicinare il paziente al medico ma viceversa li ha sempre più allontanati minando prima e rompendo poi quell’Alleanza terapeutica alla quale Lei ci ha richiamato.
 
Alleanza che deve essere fortemente voluta sia dal paziente che dal medico e che quindi non può essere stretta unilateralmente. La Relazione di cura, infatti, nel rispettare l’autonomia del medico deve tener conto dell’autodeterminazione del paziente. È un rapporto che deve fondarsi sulla fiducia reciproca, nella piena tutela dei rispettivi diritti.
La Politica riconosca quindi le sue responsabilità e non le scarichi su altri.
 
Non dobbiamo ricordarle Ministro che le sue affermazioni rilasciate ad “Agorà”, in parte mal interpretate ad uso di un certo modo di “comunicare” la sanità, non sono certo servite a dare tranquillità al personale medico allo stremo delle forze e non hanno aiutato il cittadino a ricostruire e instaurare un rapporto con il medico e chiaramente non hanno aiutato entrambi a stringere quell’alleanza terapeutica da lei auspicata.
 
Pazienti esasperati, grazie alla mala informazione, individuano nei medici e nel personale sanitario i colpevoli della malagestione della sanità, e su di loro scaricano comportamenti violenti e pericolosi che lei stessa, come Ministro, ha promesso di reprimere con una legge “ad hoc”e che tutti gli operatori sanitari stanno ancora aspettando.
 
Proposte
È vero Ministro i medici ci sono. Sono infatti ben 21.500 i medici specialisti già pronti ad entrare nel SSN. Medici che hanno terminato il percorso formativo, facciamoli entrare subito in ospedale con concorso pubblico e nel territorio, ai sensi della 189/2012, tramite graduatoria pubblica nella specialistica convenzionata interna. Questi 21.500 sono quelli che come dice Lei, sono stati remunerati durante la specializzazione ed ora non hanno più retribuzione e aspettano di essere collocati nel SSN. Se però aspettiamo ancora li perderemo tutti, infatti seguiranno gli altri 5.000 specialisti che sono già andati all’estero con retribuzioni e condizioni di lavoro notevolmente migliori delle nostre.
 
Liste d’attesa
Come suggerito recentemente dal professor Americo Cicchetti, anche lui ospite di una trasmissione televisiva su Rai 3 “Geo&Geo”, aggrediamo le liste di attesa portando da 20 ore a 38 ore settimanali di media gli specialisti ambulatoriali già assunti nel SSN aumentando così l’offerta specialistica necessaria a ridurre quelle assurde attese a cui sono costretti i cittadini.
Aumenti, il Governo, da subito, prima delle altre, le borse specialistiche per quelle branche maggiormente carenti, siamo ancora in tempo, il picco di medici che andrà in pensione è previsto nel 2024-2026, mentre le prossime numerose uscite saranno compensate con i 21.500 specialisti già formati e pronti ad entrare.
 
Camici grigi
Per i 15.000 medici laureati e non specializzati, i cosiddetti “camici grigi”, apriamo nuovamente le assunzioni nella Convenzione della medicina dei servizi, oggi ad esaurimento. Questi medici, infatti, per l’accesso non necessitano di specializzazione. Se però non lo facciamo tra poco non avremo più medici di istituto, medici scolastici, medici vaccinatori, medici ispettori ecc. Oppure facciamogli completare il loro percorso formativo prima che raggiungano gli altri 9.800 senza specializzazione andati già a lavorare all’estero.
 
Intramoenia
Criminalizzare l’intramoenia, mi scusi, ma è un falso problema. L’ultima relazione pubblicata proprio dal Ministero della Salute e riferita all’anno 2016 evidenzia come salgono i ricavi totali dell’intramoenia che raggiungono quota 1.120 miliardi di euro. Vogliamo rinunciare ad 1.120 miliardi di euro che finanziano il SSN oltre al FSN? La politica faccia piuttosto rispettare le regole. Bene dunque la legge che disciplina l’esercizio della libera professione intramuraria perché produce valore economico al SSN e riduce anche la numerosità delle liste.
 
Riflessioni conclusive
Come mai in Emilia Romagna, regione benchmark, un medico guadagna in intramoenia 4 volte di più di un medico che lavora in Calabria?
Come mai per l’intramoenia fuori orario di servizio si usano le stesse, sale visita, strumenti, ed apparecchiature diagnostiche che si usano in orario istituzionale?
Forse perché non vi è personale e pertanto se non utilizzate in intramoenia, oltre l’orario di servizio, non sarebbero comunque utilizzate?
Perché un cittadino deve usare lo stesso CUP per prenotare in istituzionale ed in intramoenia?
Come può capire un cittadino che allo stesso operatore del CUP chiedendo dello stesso medico ha due risposte differenti: attesa di 1 anno in istituzionale ed attesa di 1 giorno in intramoenia?

Queste sono domande a cui la politica dovrebbe rispondere.
 
Antonio Magi
Segretario generale SUMAI Assoprof
19 marzo 2019
© QS Edizioni - Riproduzione riservata