Anaao Giovani accoglie con riserva l’emendamento previsto all’interno del Decreto Semplificazioni in discussione al Senato, che prevede l’accesso, anche senza specializzazione, ai concorsi di “Medicina e Chirurgia d’Accettazione e d’Urgenza” per il personale medico che negli ultimi 10 anni abbia maturato almeno 4 anni di servizio presso i servizi di emergenza-urgenza ospedalieri del Ssn.
"Siamo consapevoli che per garantire l’erogazione dei servizi d’emergenza-urgenza, vista l’estrema carenza di specialisti del settore, è indispensabile permettere la stabilizzazione dei colleghi che lavorano da anni nei pronto soccorso del nostro Ssn. Tuttavia questa stabilizzazione non può prescindere da un’adeguata formazione di questi medici, per i quali chiediamo che sia prevista l’iscrizione in sovrannumero alle Scuole di specializzazione in Medicina d’Emergenza-Urgenza", si legge in una nota.
"Siamo in Italia, Paese di sanatorie e condoni, Nazione delle regole che ci sono ma che vengono applicate o meno a seconda della convenienza del momento. Allora questa soluzione d’emergenza sia l’ultima e definitiva, ovvero lo spartiacque del 'prima' e del 'dopo', perché la norma prevede che per poter lavorare per il Ssn è necessaria una specializzazione. D'ora in poi, basta medici liberi professionisti e atipici nei Pronto Soccorso, basta neolaureati utilizzati come tappabuchi e in modo improprio dalle Aziende, di fianco a specialisti che hanno dovuto sudarsi il pezzo di carta per 5 anni. A ognuno - prosegue Anaao Giovani - il suo ruolo, e quello del medico di Pronto Soccorso è di essere specialista in medicina di emergenza e urgenza e dipendente pubblic"o.
"Per sanare la carenza di specialisti occorre riaprire i cordoni della specializzazione monopolistica universitaria e permettendo ai giovani colleghi dell’ormai tristemente noto 'imbuto formativo' di avere la possibilità di specializzarsi nei teaching hospitals ospedalieri. Continuando così, si rischia di condannare a morte i Pronto Soccorso, già in gravi difficoltà, i cui operatori hanno una qualità di vita lavorativa talmente bassa da essere pronti alla fuga in massa verso altri lidi meno faticosi e stressanti. È solo una questione di tempo, e siamo ormai agli sgoccioli", conclude la nota.