“Il potenziamento dell'Assistenza Primaria – si legge nella nota - nell'ambito della quale operano i professionisti convenzionati rappresenta per il Servizio Sanitario Nazionale un'esigenza improcrastinabile per la sostenibilità dello stesso e dell'intero sistema di tutela della salute del Paese”.
Secondo i Sindacati “solo attraverso il progressivo sviluppo della medicina di iniziativa nei confronti dei malati cronici, della prevenzione, della continuità assistenziale, dell'assistenza domiciliare e dell'integrazione socio-sanitaria può essere evitato o ritardato il ricorso alle più costose cure ospedaliere”.
Fimmg, Fimp e Sumai evidenziano come sia “in atto nel Paese un percorso di cambiamento e riorganizzazione dell'attività professionale dei medici convenzionati, promosso dallo stesso Governo e dalle Regioni e condiviso dalle categorie, che prevede tra gli aspetti più rilevanti un rapido processo di informatizzazione di tutta la rete socio-assistenziale”.
“Il blocco dei rinnovi contrattuali – spiega la nota - congelerebbe per tre anni questo processo limitando tra l'altro l'efficacia dei piani di rientro delle Regioni in disavanzo, che necessariamente devono puntare su una riduzione della spesa ospedaliera”.
Il problema per le Associazioni non sono i soldi: “Non è intenzione delle categorie che rappresentiamo sottrarsi ai sacrifici richiesti dalla grave congiuntura economica a tutti i cittadini europei, ma chiediamo al Governo di prendere in considerazione queste nostre riflessioni al fine rimuovere il blocco al rinnovo degli accordi collettivi nazionali anche solo al fine di salvare le opportunità di finanziamento dei fattori produttivi che, a differenza dell'area della dipendenza, sono totalmente a carico dei nostri professionisti”.
In ogni caso i Sindacati non scenderanno in piazza: “Riteniamo che la forza di queste argomentazioni sia di gran lunga superiore a qualsiasi manifestazione di piazza”.