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QS Edizioni - lunedì 25 novembre 2024

Lavoro e Professioni

Emergency cerca farmacisti ospedalieri per le sue missioni. A luglio firmata intesa con Sifo: “Così esportiamo il nostro know out”

immagine 30 novembre - I farmacisti ospedalieri saranno coinvolti in missioni che li vedranno protagonisti in Sudan, Sierra Leone ed Afghanistan. Secondo quanto previsto dal protocollo siglato lo scorso luglio nel corso del 39º congresso nazionale Sifo di Napoli, spetterà a loro la gestione della farmacia degli ospedali di Emergency. Dovranno occuparsi dell'approviggionamento e dello stoccaggio del materiale, nonché dell'appropriatezza dei farmaci impiegati nei reparti.
Sei mesi in un ospedale di Emergency, con l'incarico di gestire interamente la farmacia della struttura, l'approvvigionamento e lo stoccaggio del materiale nonché il controllo dell'appropriatezza dei farmaci impiegati nei reparti. È quanto prevede il protocollo d'intesa firmato tra Sifo, la Società dei farmacisti ospedalieri e dei servizi farmaceutici delle aziende sanitarie ed Emergency.
 
L'accordo, firmato nel corso dell'estate, viene ora lanciato al 39º congresso nazionale Sifo di Napoli, dove se ne è parlato in una sessione parallela dedicata alle Grandi emergenze e organizzata dall'area Global Health di Sifo.
 
Il protocollo. L'intesa con Emergency, a cui si è arrivati dopo passate collaborazioni tra l'organizzazione umanitaria e la società dei farmacisti, ha tre livelli: il principale è l'attività di recruiting di farmacisti ospedalieri, anche neo specialisti, a cui vengono offerti contratti di sei mesi da svolgere presso la farmacia ospedaliera dei centri Emergency in Sudan, Sierra Leone e dal 2019 anche Afghanistan. A lato di questa 'mission' principale, l'accordo tra Sifo ed Emergency da un lato dà la possibilità a farmacisti specializzandi di fare un'esperienza all'estero e raccogliere dati per la tesi di specialità.
 
Un know out da diffondere. "Quest'intesa ha un grande valore e ci permette di esportare il nostro know out, diffondendo l'importanza della figura del farmacista ospedaliero nelle attività sanitarie", afferma Emanuela Abbate, coordinatrice dell'Area Global Health di Sifo e tutor della sessione del congresso dedicata alle Grandi emergenze. Non solo . "I farmacisti che parteciperanno al progetto acquisiranno nuove esperienze in campo internazionale da portare e sviluppare nel nostro paese". Un filone quanto mai attuale, in un momento in cui si fa sempre più necessaria la formazione nel campo della gestione delle maxi emergenze.
 
Il lavoro richiesto. Il farmacista ospedaliero in missione all'estero per Emergency avrà un contratto retribuito di sei mesi e potrà contare su vitto e alloggio retribuito. L'alloggio sarà in una struttura di Emergency, quindi in condivisione con gli altri membri dell'equipe sanitaria internazionale (pur con camere singole). La giornata lavorativa si svolge nella farmacia dell'ospedale che il professionista è chiamato a gestire (dall'approvvigionamento alla sicurezza dei farmaci passando per l'appropriatezza) e le attività si svolgono sempre in affiancamento e collaborazione con il personale locale: l'obiettivo di Emergency, infatti, è proprio la formazione di figure specializzate sul posto, cioè fare formazione dei farmacisti nazionali. La lingua richiesta è l'inglese. L'obiettivo di Emergency è dar vita a ospedali sempre più completi e di livello, e in quest'ottica la competenza specifica di un farmacista ospedaliero non poteva certo mancare. Allo stesso tempo, si punta anche a colmare la mancanza di professionalità specializzate in questi paesi, e si prevede dunque di formarli sul campo. L'accordo con Sifo va proprio in questa direzione.
 
Le giornate formative. Per presentare il protocollo, Sifo ha organizzato una serie di giornate formative in diverse città d'Italia, in collaborazione con le Scuole di specializzazione, che hanno lo scopo di far conoscere le nuove possibilità di lavoro offerte dall'accordo e individuare candidati. La prima di queste giornate si terrà a Torino il 6 dicembre 2018. Seguiranno tre incontri a febbraio: uno nelle Marche, uno a Salerno ed uno a Catanzaro, proseguendo ad aprile in Sicilia. Ma molti altri si stanno definendo, mano a mano, nelle diverse regioni italiane come la Puglia e l'Emilia Romagna.
 
Candidati cercasi. Il progetto Sifo-Emergency punta a far breccia soprattutto sui giovani farmacisti. E Sifo si augura una buona risposta. "Gli ospedali di Emergency, anche se non tutti lo sanno, sono strutture d'eccellenza, soprattutto sul fronte cardiochirurgico - afferma Emanuela Abbate -. Potrebbe esserci forse qualche remora trattandosi di paesi in via di sviluppo o zone di guerra, ma è bene sapere che le precauzioni intraprese dall'organizzazione permettono di lavorare in sicurezza".
 
La 'testimonial': l'esperienza di Giusy Buffa. C'è qualcuno, dentro Sifo, che di questa esperienza ne sa qualcosa. E ora andrà in giro per l'Italia a raccontarla: è la farmacista Giusy Buffa, ora assunta in Emergency, che da neo specialista ha passato cinque anni in Sudan, a Karthoum, nel Centro 'Salam' di cardiochirurgia, l'unico centro specializzato gratuito di tutta l'Africa. Lì, dove è arrivata dopo la specializzazione, si è occupata di gestire la farmacia ospedaliera, che si compone di farmacia interna e farmacia esterna. "È stata un'esperienza professionale molto importante e lo è stata anche a livello umano: ti metti alla prova in un contesto diverso, con una cultura diversa, e devi essere capace di lavorare in squadra". Giusy Buffa sarà presente agli incontri formativi organizzati nelle varie città e sarà lei ad 'aprire' il fronte della farmacia ospedaliera dell'Afghanistan, nel 2019, andando per prima per tre mesi in veste di coordinatrice.
 
Le grandi emergenze: il nodo degli antidoti. La sessione del congresso organizzata dall'area Global Health è stata l'occasione per parlare anche di altri temi legati alle Grandi emergenze e al ruolo che un farmacista è chiamato a svolgere in queste situazioni. A partire dalla questione degli antidoti in caso di epidemie, per cui SIFO torna a chiedere la creazione di un database nazionale. "Serve una mappatura più puntuale e un database nazionale che superi le differenze tra Regioni", chiarisce Emanuela Abbate. Una survey diffusa nel mese precedente al congresso, tra l'altro, ha riprodotto una fotografia a macchia di leopardo sulla gestione degli antidoti, ancora divisa a metà tra competenza ministeriale e regionale. L'unica regione che ha provveduto a istituire un database, al momento, è l'Emilia-Romagna.
30 novembre 2018
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