Nessuna celebrazione, ma pieno sostegno al Ssn nato su solidi principi che vanno tutelati. È un messaggio chiaro e forte quello che arriva dal Forum Risk Management in occasione dei 40 anni del Ssn che ha voluto mettere a confronto i Ministri alla guida della macchina sanitaria. E così
Francesco De Lorenzo, Rosi Bindi, Girolamo Sirchia, Livia Turco, Renato Balduzzi e Maurizio Sacconi hanno ripercorso le tappe del loro mandato portando il loro contributo.
È un bilancio in positivo quello stilato da
Girolamo Sirchia. “Il Ssn ha mantenuto i suoi valori iniziali anche se qualche correttivo deve essere considerato – ha detto – alcuni rimaneggiamenti non sempre sono stati felici, come le azioni che hanno determinato le differenze tra regioni con aspettative di salute differenti che fanno fallire il progetto di equità del sistema. Ecco perché credo vadano rivisti i Lea. La gratuità dell’erogazione è stata in parte disattesa: chi ha i soldi paga per avere subito la prestazione. Anche la prevenzione è stata disattesa, eppure è il valore a cui dobbiamo attaccarci”.
Invita al cambiamento per sostenere il Ssn
Francesco De Lorenzo: “La 833 è stata una grande legge – ha ricoprdato – ha riunificato 12mila casse mutue integrando quello che mancava. Tuttavia ha anche creato problemi sul piano della sua attuazione. Al di la degli aspetti critici è una delle più importanti leggi della riforma liberale. Oggi non c’è più l’universalità nel senso che non c’è più il diritto di tutti i cittadini ad avere accesso velocemente agli stessi trattamenti terapeutici ovunque si trovino. Perché ci sono condizioni che le Regioni pongono per limitare la spesa, basta pensare ai farmaci innovativi oncologici”. Soprattutto per l’ex ministro “Il Ssn non si è adeguato ai cambiamenti e non tiene conto di alcuni aspetti. Arranca sul piano dell’adattamento alle nuove condizioni legate in particolare all’innovazione. Oggi il diritto alla salute è in qualche modo finanziariamente condizionato dalla situazione economica del paese: bisogna ridurre la spesa eliminando disfunzioni e spese inutili dando spazio alle innovazioni. Speriamo – ha concluso – che queste modifiche si possano fare per restituire al Ssn il ruolo che inizialmente aveva”.
“C’è una storia di mobilitazione degli attori sociali dietro le riforme. Con leggi che parlano di una forma di democrazia che si basa su soggetti collettivi e sul dialogo parlamentare – ha ricordato
Livia Turco – la legge 883, la Basaglia e la 94 sono provvedimenti netti che garantirono i principi costituzionali. Mi piace pensare che per il Ssn debbano vigere le tre “E”: equità, efficacia ed efficienza. Noi abbiamo messo al centro il rifinanziamento del Ssn, se oggi è aumentata la diseguaglianza è perché sono calati i finanziamenti. Quello che auspico sono politiche che aggrediscono le diseguaglianze”.
Per
Maurizio Sacconi: “Il modo giusto di onorare la riforma è tradurre i principi che hanno reso grande il Ssn. Perché se li incardiniamo in alcuni rigidi schemi non facciamo altro che soffocarli”
“Credo che la 833 non fosse perfetta – ha detto
Rosy Bindi – tuttavia i principi contenuti sono tra di loro profondamente connessi. Un sistema è universalistico se si rispettano quei principi, se si cerca di trovare coerenza con la loro applicazione. Solo i sistemi universalistici sono davvero sostenibili dal punto di vista finanziario perché se governati costano meno di tutti gli altri”. Soprattutto ha ricordato “Il tema sanitario è politico, solo la politica stupida non si serve delle competenze tecniche. Le parti politiche che hanno governato il paese in questi anni hanno avuto posizioni molto diverse”.
“Come ha detto Bindi la sanità è sostenibile se governata” dovrebbe essere il motto di tutti i ministri ha affermato
Renato Balduzzi. “La 833 è stata una legge culturalmente forte che ha creato validissimi professionisti – ha detto – ma con due criticità: una molteplicità di centri di spesa autonoma e la incapacità di tenere a freno la spesa globale, in quanto mancavano strumenti per tenerla sotto controllo. E' sul governo della sanità che dobbiamo porre la nostra attenzione. Nel 2012 abbiamo provato a mettere qualche mattoncino prendendo in mano la questione della continuità assistenziale mettendo risorse sul territorio, abbiamo preso sul serio l’intramoenia stabilizzandola, abbiamo scosso l’albero della medicina difensiva, poi è arrivata la legge Gelli Bianco. Abbiamo cambiato le regole sulla nomina dei primari. E molto altro ancora. Ma oggi abbiamo la necessità di ri-governare la sanità anche alla luce dei tanti cambiamenti”.