“Non partiamo da zero, ma da otto secoli di storia che consegnano alla comunità la storia di una vocazione al servizio. La farmacia è un presidio che gode di fiducia e potenzialità che devono essere dispiegate in modo più concreto. Ma dobbiamo lavorare insieme. Tutti, nessuno escluso. Per questo il nostro Congresso è la casa di tutti i farmacisti italiani. La professione ha ben chiaro che la garanzia di un’assistenza farmaceutica appropriata ed efficiente passa attraverso una ‘riconversione culturale’ orientata al nuovo bisogno di salute dei cittadini, un bisogno che va ben oltre la dispensazione del farmaco, che deve essere integrata da servizi cognitivi ad alto contenuto di specificità e professionalità”.
Così il senatore
Luigi D’Ambrosio Lettieri, Presidente del Comitato scientifico FarmacistaPiù che ha aperto la seconda giornata della V edizione di FarmacistaPiù oggi a Roma. Una mattina densa di argomenti che ha visto protagonisti esponenti del Parlamento di tutte le aree politiche (vedi approfondimenti) e i principali attori del mondo della sanità proprio per confrontarsi sui bisogni di salute del cittadino, politiche di welfare tra nuovi modelli di governance liberalizzazioni e sostenibilità economica. E quindi sul ruolo dei farmacisti e della farmacia italiana e dei tanti nodi da sciogliere per la professione e non solo.
C’è la necessità di un servizio farmaceutico interconnesso e connesso con le altre strutture e gli altri professionisti della salute presenti sul territorio. Ma soprattutto è indispensabile che ci sia un’inversione di rotta sulle politiche di liberalizzazione, ma anche su tanti altri provvedimenti come la Legge 405/2001che, come ha ricordato il Presidente del Comitato scientifico FarmacistaPiù“hanno avuto effetti palpabilmente negativi per le aspettative dei cittadini e della professione”. Soprattutto bisogna far decollare la farmacia dei servizi ostacolata anche da una distribuzione diretta, dalle liberalizzazioni e dalla una mancata riforma della remunerazione.
Il servizio farmaceutico, i farmacisti, oggi vanno aiutati ad aiutare il paese“Mi pare evidente che sul ruolo della rete capillare delle farmacie, e sulle loro potenzialità come presidio sanitario polifunzionale ci siano ormai ben pochi dubbi – ha quindi detto
Andrea Mandelli, Presidente della Fofi–le esperienze europee ed italiane, come il Progetto Mur promosso dalla Fofi, dimostrano che è possibile attuare interventi costo/efficaci nel supporto all’aderenza terapeutica e nelle campagne di prevenzione e screening, così come possono intercettare gran parte delle richieste di interventi di lieve entità che altrimenti si tradurrebbero in un ricorso improprio alle prestazioni del pronto soccorso e della guardia medica”.
E in questo scenario, la farmacia dei servizi può essere il primo accesso al Servizio sanitario, “ma deve essere messa nelle condizioni di farlo ed è evidente che oggi su questa rete pesano condizioni economiche difficili, determinate dalla crisi globale ma anche indotte da misure che, negli anni, hanno ridotto la sua stabilità: dalla distribuzione diretta alle liberalizzazioni e alla mancata riforma della remunerazione. Al decisore politico-sanitario diciamo che il servizio farmaceutico, i farmacisti, oggi vanno aiutati ad aiutare il paese”.
Per il presidente della Fofi, bisogna riportare i corpi intermedi a “rappresentare con più forza le idee e le necessità della categoria”: “I corpi intermedi difendono i valori di tutti i professionisti. Abbiamo una grande responsabilità: riportarli ad essere il tramite tra le istituzioni e i cittadini. Lavoriamo insieme senza fare medici bonsai – ha sostenuto – governiamo insieme la cronicità, anche perché abbiamo l’obbligo di valutare impatto dell’evoluzione che la politica ha creato”.
“Stiamo attenti anche alla liberalizzazione delle cure transfrontaliere” ha avvertito
Maurizio Pace, Segretario Fofi. “Dobbiamo difendere il nostro Ssn per essere competitivi e per farlo abbiamo bisogno di una politica che detti i tempi in modo puntuale per non andare a ripagare altri sistemi europei. Difendiamo il nostro Ssn sia dal lato dei professionisti sia da quello dei cittadini. E prima facciamo unmea culpa: ci sono regioni più deboli perché abbiamo disamministrato il territorio. Serve un superamento e rafforzamento del sistema nel suo complesso e questo è possibile solo creando una rete interprofessionale”.
Il farmacista deve fare un’opera di conversione culturale e la farmacia deve passare da un ruolo di prossimità a uno di assistenza. Ne è convinto
Eugenio Leopardi, Presidente Utifar: Dovremo coordinare a livello nazionale gli eventi formativi, fornendo un percorso validato che riguardi temi come i farmaci innovativi e i nuovi servizi cognitivi che hanno bisogno di protocolli e linee guida. Per essere un punto di riferimento per il cittadino dobbiamo essere preparati culturalmente, dobbiamo essere in grado di dare risposte. Credo che il farmacista sia un essere resiliente. Si è sempre adeguato ai cambiamenti e credo che lo saprà fare anche in questo caso”.
Per
Marco Cossolo, Presidente di Federfarma, il ruolo del farmacista c’è, ma bisogna cambiare il modo di interpretarlo. Il ruolo di prossimità non è più sufficiente a garantirci l’indispensabilità. Il nostro ruolo deve diventare di assistenza ai cittadini nell’uso dei farmaci. Solo così potremo sopravvivere. Anche perché le liberalizzazioni sono l’antitesi delle garanzie e favoriscono i più forti.
Controcorrente
Loredano Giorni, responsabile assistenza farmaceutica integrativa e protesica regione Piemonte Cpr Aifa. “Non credo che negli ultimi anni abbiamo assistito ad una congiura contro la farmacia – ha detto – c’è stata invece una concomitanza di eventi che hanno portato ad una difficoltà oggettiva del sistema. Ne’ vedo nel complesso un progetto di destabilizzazione del sistema. Sicuramente alcune cose potevano essere fatte meglio ma non vedo nessuna intenzione di mettere in crisi una categoria”.
Molti fenomeni, secondo Giorni vanno capiti “ma devono essere analizzati con attenzione” e potrò dire che le risorse non sono sufficienti solo quando avrò eliminato tutti gli sprechi. “Se con la legge 405 del 2001 non c’è stata un’apertura la colpa è di tutti – ha affermato – il presidente D’ambrosio Lettieri ha ricordato che abbiamo dato tutto a tutti e ora non siamo più in grado di farlo, la storia deve quindi insegnare qualcosa, perciò ragioniamo prima. La farmacia ha indiscutibilmente un grande ruolo – prosegue – ma va studiato per coniugarlo con le esigenze del Paese. Dobbiamo ragionare per capire quali sono i servizi che possiamo dismettere per darli in concessione e ottimizzare le risorse. Nel 2009 con il decreto sulla farmacia dei servizi c’era scritto che tutto doveva essere realizzato senza oneri aggiuntivi per lo Stato e questo ci ha messo in evidente difficoltà. Nella finanziaria del 2017 sono stati messi sul piatto dei fondi e sono state individuate delle regioni pilota, vedremo quindi come implementarle. La farmacia dei servizi è stata sicuramente bloccata, ma quando arriverà veramente il cambiamento non bisognerà scappare per difendere il proprio interesse”.
Fare fronte comune.“Per una nuova governance sanitaria serve un’interazione tra professionisti e tra noi medici e i farmacisti già avviene ed è quotidiana”.
Filippo Anelli, Presidente Fnomceo ha puntato i riflettori sulla necessità di fare fronte comune.
“Medici, infermieri, farmacisti – ha ricordato Anelli – gli altri professionisti, sono portatori di competenze all’interno di un sistema complesso. E sono portatori di regole: quali altri soggetti organizzano la loro attività professionale avendo come primo riferimento i valori che condividono, i principi che loro stessi si sono autoimposti con il Codice di Deontologia?. Noi non siamo i professionisti dello Stato - ha ribadito - siamo i professionisti dei cittadini, i garanti del loro diritto alla tutela della salute. Dobbiamo, tutti insieme, invertire la rotta, dare un senso diverso al passato e recuperare un presente e un futuro fatti di autorevolezza, autonomia e indipendenza”.
“In questo futuro – prosegue – non vedo altra strada che l’interazione. Interazione che esiste già nel quotidiano, dove medici e farmacisti collaborano e si interfacciano per la miglior efficacia delle terapie. Dobbiamo mettere insieme e a sistema le nostre professionalità: noi medici non abbiamo interesse a fare i farmacisti, voi non avete interesse a fare i medici; medici e farmacisti insieme fanno l’interesse dei cittadini. Dobbiamo unirci nella gestione delle malattie croniche, che rappresentano la gran parte della spesa in sanità; dobbiamo unirci contro le disuguaglianze che minano alla base il nostro Ssn – ha concluso – dobbiamo unirci perché non è possibile che chi nasce in Campania abbia un’aspettativa di vita inferiore di tre-quattro anni rispetto a chi nasce in Lombardia”.
Un invito ai farmacisti prendere posizioni chiare è arrivato da Vincenzo Pomo, Coordinatore Sisac“Per tanti anni abbiamo avuto un’azienda convenzionata con il Ssn e gestita da un professionista della sanità, il farmacista. Oggi dobbiamo riflettere su un vestito più sartoriale – ha spiegato– un punto del Ssn nel quale i farmacisti erogano servizi che vadano al di là della dispensazione del farmaco e possano erogare prestazioni utili al cittadino. Oggi la categoria deve prendere una posizione chiara perché la trattativa sulla remunerazione con Aifa vada avanti. Se si vuole cambiare ci si deve chiedere come spendere il plafond a disposizione puntando sulle prestazioni professionali”.
Infine
Antonio Gaudioso Segretario Generale di Cittadinanzattiva, in collegamento da L’Aquila che ha invitato a rimboccarsi le maniche e fornire risposte concrete. “Il Ssn non si giudica solo sulle classifiche. Occorre partire dalla capillarità delle farmacie sul territorio per valorizzare le competenze territoriali. Creare un'alleanza concreta, forte, tra cittadini, medici di medicina generale e farmacisti. Solo rafforzando le reti combatteremo il depotenziamento del territorio cui abbiamo assistito in questi anni”.