“Possiamo, al momento, ragionare soltanto per scenari. Se il rifinanziamento fosse il miliardo di cui si è parlato sarebbe inferiore all’1% del Fondo Sanitario Nazionale attuale, non solo sarebbe meno della metà di quanto richiesto dalle Regioni, ma sarebbe anche del tutto insufficiente per tenere il passo degli altri Paesi, allargando di conseguenza ancora la forbice verso di essi. La crescita media nei Paesi dell’EU Occidentale, negli ultimi 10 anni, è stata, infatti, superiore al 3% annuo e, se si confermasse ancora il trend, per stare al passo degli altri dovremmo attenderci un rifinanziamento di oltre 3 miliardi”. È quanto afferma il segretario nazionale della Fimmg,
Silvestro Scotti nella sua relazione al 75° Congresso nazionale in corso a Chia in Sardegna.
Una relazione in cui Scotti tocca parecchi temi di stretta attualità, dal finanziamento della sanità, ai limiti prescrittivi per i mmg, passando per la carenza dei medici fino al regionalismo differenziato e alle aggression al personale. Il tutto con un monito per il Governo: “Se non si deciderà di investire in salute, bisognerà chiarire alla popolazione che potremo avere domani sicuramente meno poveri ma più malati e sappiamo bene come la malattia crei più povertà di qualunque altra azione di mancato investimento. Abbiamo bisogno subito di risposte di sistema a quella capacità di iniziativa che è cardine della nostra proposta e, se non le avremo, saremo pronti a scendere in piazza insieme ai cittadini che sono i veri danneggiati da questa inazione".
Tema clou anche quello dei
limiti alle prescrizioni degli innovativi per i mmg. “Nell’ultimo anno – ricorda Scotti -, nei rapporti con AIFA, abbiamo chiarito le nostre intenzioni rispetto ad un abuso che si è fatto in questo paese di piani terapeutici a prescrizione esclusivamente specialistica.
Abbiamo chiesto a gran voce i flussi di dati sull’appropriatezza prescrittiva di questi piani terapeutici. Abbiamo chiesto a gran voce i flussi di dati sulla sicurezza, nell’uso di questi farmaci, ragione, che a questo punto dovremmo dire “apparente”, di queste limitazioni. Non ci sono e siamo convinti che queste informazioni non siano disponibili, possibile che nessuno si è preoccupato di strutturarne la raccolta e la valutazione? Possibile che non ci siano evidenze finalizzate a dimostrare appropriatezza specialistica e sicurezza di tali cure e il loro andamento nel tempo? Speriamo, e siamo fiduciosi, che il lavoro di questo ultimo anno con AIFA cominci a produrre qualche effetto anche nella discontinuità direzionale determinatasi in questi ultimi mesi. Non siamo, però, disponibili a ricominciare da capo”.
Per Scotti è fondamentale
liberare la categoria “da quegli orpelli burocratici che offendono non la Medicina Generale in quanto tale ma chiunque consideri che in quel medico è espresso il senso più profondo di questa professione, è il ruolo di una politica che voglia motivarci.
Limitare un medico, seppur di una sola categoria, significa limitare l’essere medico. Significa incastrare quel professionista intellettuale in un percorso precostituito di gerarchie professionali. Diventerebbe a quel punto paradossale, ribellarsi ad un task shifting verso altre professioni sanitarie se abbiamo permesso che all’interno della stessa professione medica, rispetto alla libertà di cura, ci siano blocchi non giustificati o almeno dimostrati”.
Per quanto riguarda la
nuova convenzione Scotti si attende “finanziamenti strutturali finalizzati anche alla specificità dei medici operanti nell’ambito del convenzionamento; solo questo renderà possibile il raggiungimento di standard attraverso le caratteristiche di autonoma iniziativa di questi professionisti e rappresenterà chiaramente una scelta per orientamenti contrattuali a cui potremmo lavorare già da subito nel completamento dell’ACN 2018. La discussione dell’ACN 2018 ha bisogno però di atti di chiarezza sulla volontà delle Regioni di mantenere un modello di sintesi nazionale al contratto di categoria”.
Il segretario Fimmg rivolge poi un messaggio di solidarietà ai medici ospedalieri che hanno annunciato una protesta per il rinnovo del contratto. “Non posso esimermi, a questo punto, di esprimere a nome di FIMMG la mia solidarietà sindacale ai sindacati della dipendenza che si avviano allo sciopero, e ci troveranno al loro fianco se non si considera che in questo paese il blocco contrattuale che abbiamo attraversato TUTTI, ha prodotto danni e ancora ne produrrà”.
“Dobbiamo invertire la tendenza – afferma - a considerare in Italia i medici dei privilegiati e gli si deve riconoscere un compenso degno delle responsabilità e del lavoro che svolgono tutti i giorni”.
Un passaggio nella relazione è anche dedicato al
regionalismo differenziato. “La sintesi di interessi nazionali non rappresenta un ostacolo per noi alle autonomie, ma qualcuno ci deve fare comprendere perché se l’aumento delle autonomie regionali, teso a portare la gestione dei servizi pubblici sempre più vicina ai cittadini, a migliorarne con responsabilità efficacia ed efficienza, colleghi l’autonomia a valore e responsabilità, mentre, quando si tratta del medico di medicina generale, l’autonomia sembra diventare disvalore, la responsabilità sembra diventare irresponsabilità”.
In quest’ottica per Scotti “una trasformazione del modello Paese verso autonomie regionali più spinte, l’equilibrio di autonomie tra Professionisti e Regioni (definite in ACN) potrebbe essere la soluzione per mantenere equità, solidarietà e universalità al Servizio Sanitario Nazionale. Non bisogna dimenticare, infatti, che il medico di famiglia oltre a rispondere ad un Accordo Collettivo Nazionale, risponde anche e soprattutto alla scelta e ai bisogni dei cittadini su tutto il territorio nazionale e, non ultimo, al proprio codice deontologico”.
Ma in questo quadro Scotti dice no a forme di dirigismo e rivendica l’autonomia professionale del medico di famiglia. “Tutte le derive che possono invece portare a soluzioni inverse ovvero di aumento del controllo e direzionamento decisionale del professionista medico, a nostro avviso, rappresentano la principale causa dell’indebolimento del rapporto medico paziente”.
E proprio sul rapport medico-paziente purtroppo caraterizzato anche da una
violenza crescente nei confronti degli operatori sanitari Scotti afferma: “Dobbiamo chiederci perché il paziente non riconosca più nel medico il soggetto che abbia come unico obiettivo la sua cura, al punto di aggredirlo impedendola. Va sottolineato positivamente che in questa ultima legislatura si è manifestato un interessamento del Governo e delle forze parlamentari su questo tema, mai verificato prima. Siamo convinti che quel rapporto medico paziente vada si protetto sui piani del diritto penale, ma cominci a esser protetto nel diritto del medico di curare e del paziente di esser curato. Dobbiamo recuperare questa percezione e possiamo farlo solo mettendo insieme con fiducia e con disponibilità le richieste dei professionisti con l’esperienza della politica”.
Infine un messaggio per i giovani medici: “Il messaggio che vogliamo dare ai giovani è proprio questo: essere medico di medicina generale significa essere centrale nell’assistenza non per una posizione gerarchica ma per una posizione di vicinanza e contiguità fisica e relazionale con colui che è il vero centro della proposta assistenziale: il nostro paziente”.
L.F.