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QS Edizioni - giovedì 21 novembre 2024

Governo e Parlamento

Eliminazione numero chiuso a Medicina/1. Anaao: “No a proposte demagogiche. Il problema è la formazione specialistica”

immagine 24 settembre - Il sindacato dopo l’annuncio del Ministro della Salute di voler eliminare il numero chiuso in favore del sistema francese (che prevede una selezione dopo il 1° anno di Medicina) esprime un certo scetticismo e preoccupazione: “L’accesso programmato è un valore da preservare, per garantire ai giovani un’adeguata formazione, teorica e pratica, durante il percorso di studi”
L’Anaao Assomed esprime “profonda preoccupazione per le dichiarazioni di varie personalità politiche, comparse recentemente sui media, inerenti una possibile eliminazione del cosiddetto “numero chiuso” a Medicina”. Il sindacato si riferisce all’annuncio del Ministro della Salute, Giulia Grillo di voler eliminare il numero chiuso in favore del sistema francese (che prevede una selezione dopo il 1° anno di Medicina)
 
“L’accesso programmato al Corso di laurea in Medicina e Chirurgia – scrive l’Anaao - è un valore da preservare, per garantire ai giovani un’adeguata formazione, teorica e pratica, durante il percorso di studi, come previsto dalla normativa europea, e per evitare il tragico fenomeno della pletora medica, già conosciuto in Italia in un passato non lontano”.
 
“Aprire – prosegue il sindacato della Dirigenza medica e sanitaria -  in modo incondizionato l’accesso ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia significherebbe, infatti, condannare intere generazioni di giovani medici alla disoccupazione o all’emigrazione, dopo aver illuso loro e le rispettive famiglie con un percorso di studi lungo ed impegnativo. Disoccupazione ed emigrazione, peraltro, che già oggi costituiscono un fenomeno crescente tra le migliaia di laureati esclusi dai percorsi formativi a causa dell’esiguo numero di contratti di specialità disponibili”.
 
“Ciò che diversi pulpiti si ostinano a non vedere – rimarca - è il divario crescente tra il numero dei laureati in medicina (più di 10.000 ogni anno, circa 52.000 nel prossimo quinquennio) ed il numero di coloro (in media 7500 all’anno) che accedono al percorso di formazione post-lauream, per ottenere il titolo di specialista o l’attestato di formazione per MMG. 2500 giovani medici laureati sono ogni anno lasciati in parcheggio, privi di uno sbocco occupazionale stabile all’interno o all’esterno del SSN”.
 
“L’ipotesi di abolizione del “numero chiuso” paventata produrrebbe un incremento dei laureati in medicina – evidenzia l’Anaao - che, in assenza di un parallelo aumento delle possibilità di formazione post laurea, non potrebbero esercitare la professione, un enorme spreco di risorse, visto che formare un medico costa ai cittadini circa 200.000€”.
 
E per questo il sindacato rileva come “per sopperire alla carenza di specialisti che si registra oggi, destinata a peggiorare nei prossimi anni, occorre permettere a tutti i laureati in Medicina e Chirurgia di proseguire il percorso formativo post-lauream per acquisire il requisito necessario per accedere al mondo del lavoro pubblico e privato, e poter riempire i vuoti creati dalla massiccia ondata di pensionamenti, legati alla “gobba demografica” e alla prevista riforma della legge “Fornero”, che vedrà andare in quiescenza circa 80.000 medici specialisti, prevalentemente ospedalieri, nei prossimi 10 anni, con picco massimo fra il 2019 ed il 2023. Lo ripeteremo fino alla nausea: il numero chiuso da cancellare è quello che strozza l’accesso al percorso di formazione post laurea”.
 
Perciò, l’Anaao Assomed “ribadisce con forza quanto esposto al Ministero della Salute, chiedendo che il numero dei contratti di formazione specialistica venga da subito incrementato di almeno 3.000 unità (ovvero garantire un minimo di 9.500 contratti) per essere superiore al numero annuale di laureati in Medicina e Chirurgia e riassorbire, nel giro di pochi anni, le migliaia di giovani attualmente prigionieri di una trappola professionale creata da una sciagurata e fallimentare programmazione dei fabbisogni. Servono risposte concrete ed efficaci, non demagogia!”.
24 settembre 2018
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