“Un intervento per il miglioramento dell’offerta di cure e assistenza del nostro SSN è la razionalizzazione delle risorse umane in sanità, puntando sulla necessità di un utilizzo “appropriato” dei professionisti sanitari, come per tutte le altre risorse Una possibile azione da intraprendere potrebbe essere ad esempio quella di liberare gli infermieri dal carico di lavoro nelle strutture dell’area materno infantile, quali Unità operative di ostetricia e ginecologia, gli ambulatori ostetrico-ginecologici e dei consultori dei servizi di Gravidanza medicalmente assistita e oncofertilità. In particolare, nei Punti nascita e nei Consultori familiari e nei programmi di screening dei tumori femminili, il ricorso al solo personale ostetrico consentirebbe di liberare risorse infermieristiche che potrebbero essere meglio utilizzate in altri setting ospedalieri e territoriali”. È quanto sottolineano i vertici della
Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica in un comunicato.
“A quarant’anni dalla sua istituzione – si legge - , il nostro Sistema sanitario nazionale è un paziente con tante potenzialità, ma alcuni punti deboli, che va pertanto sostenuto e aiutato. Per tale ragione apprezziamo e condividiamo il
discorso della ministra della Salute Grillo ad apertura dei lavori della Commissione regionale dell'Oms. Un’analisi della quale consideriamo particolarmente rilevante il passaggio in cui la titolare del Dicastero, riconoscendo il valore universalistico del nostro Sistema sanitario nazionale, ha rilevato una serie di criticità che rischiano fortemente di comprometterne la tenuta. Tra queste vi è senza dubbio la carenza di professionisti sanitari nel servizio pubblico dovuta, in alcune regioni, anche al prolungato blocco del turn over con conseguente impoverimento numerico del personale sanitario che nel frattempo è invecchiato ed è sottoposto a turni faticosi e inadatti, soprattutto nei servizi dell’emergenza. È evidente a tutti come siano giunti ormai i tempi per interventi lungimiranti, improntati sulla difesa e tutela della salute di tutti i cittadini e basati sui loro effettivi bisogni”.
“Per tale motivo – continuano i vertici FNOPO - auspichiamo che il decreto di urgenza del quale ha parlato la ministra Giulia Grillo e sul quale si sta lavorando, si basi su interventi strutturali, come l’implementazione delle risorse umane che potranno migliorare la qualità dell’assistenza e della cura offerte e, contemporaneamente restituire una migliore qualità alle condizioni di lavoro. Inoltre, nel suo discorso la ministra conferma le troppe disuguaglianza rappresentate nella mappa della sanità italiana, ad esempio le differenti performance dei Consultori familiari. Volendo perseguire la sostenibilità del sistema sanitario affinché non sia “un libro dei sogni”, è necessario affermare quelle “buone pratiche e interventi basati su prove di efficacia” come la stessa ministra Grillo afferma nel suo discorso. Soprattutto in un Paese come il nostro che è maglia nera in Europa per l’alta percentuale di tagli cesarei; dove la “denatalità” è ormai un fenomeno strutturato, come certifica l’Istat, anche per motivi legati al disagio socio economico delle nuove generazioni e nel quale cresce il numero di poveri; con molte famiglie che non possono affrontare i costi di prestazioni sanitarie o di farmaci, in quanto legati a necessità di base (cibo, affitto, bollette), questo nonostante aver pagato di propria tasca per l’assistenza sanitaria (fino all’8% delle famiglie della regione europea dell’OMS)”.
La FNOPO vuole ricordare come “sia possibile un ampliamento delle cure ostetriche alla popolazione femminile, con costi contenuti e sostenibili per il Servizio pubblico. Una attuazione del tutto fattibile, ovvero ricorrendo in modo appropriato alle prestazioni della professionista ostetrica che per legge, grazie al corso di studi e al riconoscimento delle sue competenze in Europa e in Italia (vedi anche ultimo D.Lgs 15/2016), da sola può offrire l’80% delle cure ostetriche, come certificato dalla stessa Organizzazione mondiale della sanità.
Un’altra strategia di intervento per il miglioramento dell’offerta di cure e assistenza del nostro SSN è la razionalizzazione delle risorse umane in sanità, puntando sulla necessità di un utilizzo “appropriato” dei professionisti sanitari, come per tutte le altre risorse Una possibile azione da intraprendere potrebbe essere ad esempio quella di liberare gli infermieri dal carico di lavoro nelle strutture dell’area materno infantile, quali Unità operative di ostetricia e ginecologia, gli ambulatori ostetrico-ginecologici e dei consultori dei servizi di Gravidanza medicalmente assistita e oncofertilità. In particolare, nei Punti nascita e nei Consultori familiari e nei programmi di screening dei tumori femminili, il ricorso al solo personale ostetrico consentirebbe di liberare risorse infermieristiche che potrebbero essere meglio utilizzate in altri setting ospedalieri e territoriali”.
“Azioni replicabili negli ambiti di intervento specifici della professione ostetrica - sottolineano le rappresentanti delle 22mila ostetriche italiane –. La nostra Categoria è infatti garante dell’appropriatezza delle cure ostetrico-ginecologiche e neonatale come da declaratoria del proprio settore scientifico disciplinare (SSD MED/47). Inoltre, al fine di contribuire alla gestione delle criticità legate alla “carenza infermieristica”, la FNOPO ha attivato in alcune regione campione un’indagine per quantificare il contingente infermieristico attualmente impegnato nelle strutture dell’area materno-infantile. Infine ricordiamo come l’adozione su larga scala di alcuni modelli come quello di “Ostetrica di famiglia e di comunità” e il ricorso mono professionale nei diversi ambiti di assistenza materna (Punti nascita, Pronto soccorsi ostetrico ginecologici, comprese le reti STAM/STEN, consultori familiari e Case della salute per la donna e bambino) renderebbe il SSN più efficace, oltre che efficiente”.