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QS Edizioni - domenica 24 novembre 2024

Lavoro e Professioni

Troise (Anaao): “Così si uccide la sanità pubblica”

di Ester Maragò
immagine 14 giugno - In questa prima intervista da neo segretario del più grande sindacato dei medici dirigenti, Costantino Troise esprime forti critiche al decreto economico del Governo. “Se le norme non cambieranno, tra 3 o 4 anni il Ssn, così come lo conosciamo, non esisterà più. Ci sarà una sanità più povera solo per i poveri”. di Ester Maragò
Dottor Troise, questa manovra economica proprio non vi piace?
Direi proprio di no. Mette le mani nelle tasche dei medici e dei cittadini, anzi direi che sfonda le tasche dei nostri camici.

Avete annunciato di voler dare battaglia, le prime proteste inizieranno il 16 giugno con un sit-in a Piazza Navona, a Roma e assemblee in tutti gli ospedali italiani. A cosa punta?
Spero che il Parlamento possa individuare insieme a noi quelle norme che rappresentano dei veri e propri punti di caduta per la tenuta del Ssn per modificarle. Sono punti che non incidono sul valore economico della manovra stessa, o almeno non incidono in maniera sostanziale, ma sono invece fondamentali per la tenuta del sistema. Un esempio: se si escludesse il sistema sanitario nazionale dalla norma che modifica la conferma degli incarichi professionali si avrebbero delle ricadute positive per la tenuta stessa del sistema e a costo zero. Va modificata anche la norma che individua il congelamento del salario individuale al 2010. Non si tiene conto che le progressioni economiche dei medici non sono automatiche, ma legate la superamento della verifica professionale. Quindi per lo Stato non sono un’uscita aggiuntiva in quanto quei costi sono già stati pagati dai contratti nazionali e sono presenti come risorse economiche a livello di fondi contrattuali.
Sul blocco del turn over?
È indispensabile che si intervenga anche su questo punto. Il Ssn non può essere considerato come le altre amministrazioni pubbliche. Bloccare il turn over nella sanità vuol dire non garantire più l’offerta di cure.

E se la manovra restasse così com’è?
Il Servizio sanitari pubblico, come lo conosciamo, tra tre o quattro anni non ci sarebbe più. Avremo un sistema più povero solo per i poveri. E allora qualcuno dovrà spiegare ai cittadini, che saranno costretti a liste d’attesa sempre più lunghe e contemporaneamente a pagare per servizi sempre meno numerosi e meno accessibili, che ciò non è accaduto per caso ma per precise scelte politiche.

Le prossime mosse?
Abbiamo intenzione di far sapere a tutti cosa sta accadendo. Il nostro compito è far suonare l’allarme, perché nessuno domani potrà dirci ‘non sapevamo nulla’. Attraverso lo sciopero sosterremo le proposte di emendamento alla manovra, ma soprattutto intendiamo sviluppare una strategia di comunicazione sia esterna sia interna al sistema per sensibilizzare le Regioni, i Comuni e i cittadini con i quali vogliamo stringere un’alleanza, sugli effetti disastrosi delle misure restrittive che il Governo vuole imporre.

Lei chiama in causa le Regioni …
Certo, i secondi a metterci la faccia dopo i medici, sono i presidenti e gli assessori regionali alla Sanità che sono stati appena eletti facendo campagne elettorali dove la parola d’ordine era “nessun posto letto sarà tagliato, nessun servizio verrà eliminato”. Cosa diranno ai cittadini tra qualche anno?

E il ministro Fazio? Intervenendo al vostro congresso si è impegnato a incontrare il prossimo segretario nazionale, cioè lei, e si è detto pronto ad esaminare vostre proposte correttive ….
Aspetto di essere convocato.

Insomma, dottor Troise, il Paese è in difficoltà, la professione medica è in affanno, il sindacalismo è in crisi. Il suo mandato inizia in salita …
Indubbiamente il momento è difficile. Ci sono molteplici elementi di preoccupazione per la condizione lavorativa dei medici e per la sostenibilità del Ssn. Però a volte le crisi possono diventare anche un’opportunità. Credo che il compito di un sindacato oggi è non cedere né alla paralisi, né alla rassegnazione, ma cogliere l’opportunità della crisi per rivedere funzioni, ruolo e meccanismi di rappresentanza cercando di individuare le maglie deboli della catena per porre rimedio.

Dove va il sindacato?
Siamo al giro di boa, come sindacato di medici dobbiamo iniziare ad ampliare la nostra ottica per costruire una piattaforma comune della professione insistendo sulla difesa dei nostri valori. Se vogliamo avere un peso politico dobbiamo recuperare il nostro ruolo sociale. Il compito è certamente non facile perché la crisi della professione viene da lontano e la crisi economica è certamente pesante. La scarsità di risorse non aiuta quando si portano avanti operazioni di rinnovamento. Dobbiamo tornare a essere luogo di ascolto per tutti i professionisti per intercettare le loro istanze, i loro bisogni. Perché nessuno deve essere lasciato solo con i propri problemi. Questo sarà l’obiettivo con il quale confrontarci nei prossimi anni.

Ester Maragò
 

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