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QS Edizioni - domenica 24 novembre 2024

Lavoro e Professioni

Carenza medici. Magi (Sumai): “Da Regioni lacrime di coccodrillo”

di Antonio Magi
immagine 25 luglio - Vi è un non corretto utilizzo dei 15.596 specialisti Sumai, colpevolmente non utilizzati al massimo delle loro reali possibilità ma mediamente solo per 20 ore settimanali invece delle 38 ore possibili; ciò comporta che questi siano utilizzati come se fossero 8.208 medici a tempo pieno invece dei possibili 15.596. Ci sono altri 3.261 colleghi su 6500 specialisti in graduatoria, che attendono da anni di essere inseriti con contratti a tempo indeterminato. 
In riferimento all’audizione che le Regioni hanno svolto in Commissione Igiene e Sanità, Senato, dove hanno illustrato un pacchetto di proposte volte a risolvere, tra gli altri, il problema della carenza di medici specialisti, Magi ritiene che “gli specialisti ancora per il momento ci sono e possono coprire nell’immediato le carenze, a dirlo sono i numeri. “Il problema per il segretario del Sumai è che “alcuni medici specialisti sono utilizzati meno delle loro possibilità, chi era un giovane specialista in attesa di essere assunto a furia di attendere anni non lo è più e si è organizzato altrimenti. Basta quindi lamentarsi, quando la soluzione è sotto gli occhi di tutti: bisogna dare stabilità e certezze dopo anni di studi, quindi dico alle Regioni sbrigatevi e assumete”.

Ho letto con interesse il resoconto dell’audizione che Antonio Saitta, coordinatore della commissione Salute della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome insieme al Presidente della Regione Molise, Donato Toma, e la vicepresidente della Regione Liguria, Sonia Viale, hanno svolto davanti alla Commissione Igiene e Sanità del Senato e con altrettanto interesse ho letto il documento che le Regioni hanno presentato.  Innanzi tutto, leggendo il documento, con mia grande sorpresa ho scoperto che le Regioni non hanno presentato in Senato i loro dati a supporto delle loro tesi, come mi sarei aspettato, ma dati di alcuni anni fa presentati da un sindacato della dipendenza sul problema del fabbisogno di specialisti (dati del 2013 e presentati nel 2016) ed anche parziali in quanto riguardavano maggiormente la dipendenza e non la convenzionata interna (SUMAI).
 
Questo fatto forse indica che le Regioni non hanno dati loro e che sino ad oggi abbiamo viaggiato come si dice “a vista” senza quindi una reale programmazione su numeri reali e certificati usando così strumentalmente una possibile prossima carenza di medici a causa dei numerosi pensionamenti, sia negli ospedali che sul territorio.
 
La fotografia delle regioni 
Le regioni in premessa al loro intervento hanno posto due “tematiche di grande rilievo e urgenza per il Servizio Sanitario Nazionale”, ovvero la carenza di medici specialisti in alcune discipline e l’insufficienza delle risorse per coprire i rinnovi contrattuali.
 
In riferimento al primo punto Saitta ha osservato come “la carenza di figure professionali è diventata una vera e propria urgenza” del SSN, aggiungendo che da molti anni si registrano difficoltà tra le Regioni che definiscono e finanziano i fabbisogni formativi, “avendo la responsabilità di programmare, organizzare e gestire i servizi sanitari” (però portano dati di altri e vecchiotti del 2013), ed il sistema universitario il quale “organizza e gestisce le attività formative, privilegiando altre esigenze”. 
 
Posso affermare che su questo punto le Regioni hanno in parte ragione in quanto i posti per branca specialistica relativi alle varie scuole di specializzazione universitarie spesso non sono legati al fabbisogno reale di quella branca specialistica ma anche da altre “esigenze” cosa questa sempre accaduta dalla notte dei tempi solo che poi, in passato, gli specialisti usciti da queste scuole di specializzazione decidevano la loro strada in ospedale con contratti di dipendenza o sul territorio con contratti SUMAI e venivano assunti e non lasciati per 10 anni in attesa di collocazione nel SSN costringendoli così a cercare e trovare lavoro all’estero oppure in Italia, ma spesso sfruttati e sottopagati in un sistema “privato” che non ha precise regole di arruolamento del personale, a garanzia del cittadino, per non parlare poi di quel cospicuo gruppo di medici che purtroppo non sono, per loro sfortuna, riusciti ad entrare nelle scuole di specializzazione o di formazione della medicina generale e si trovano così in un limbo occupazionale.
 
E’ chiaro che saltando dunque l’equilibrio tra domanda ed offerta “si sono create carenze di servizi tipo: medicina di urgenza, pediatria... e/o eccessi di professionisti in altre branche” ma il problema, aggiungo io, è che tutti poi non trovano collocazione nel SSN. 
 
La proposta delle Regioni 
Insomma per le regioni siamo di fronte ad un imbuto normativo e la soluzione che avanzano, tra le altre, è quella di considerare “la possibilità di assumere a tempo indeterminato nelle strutture sanitarie medici laureati e abilitati benché privi di specializzazione ma anche specializzandi per lo svolgimento di attività medico chirurgiche di supporto, in coerenza con il grado di conoscenze, competenze ed abilità acquisite, con autonomia vincolata nell’ambito delle direttive ricevute da un dirigente medico responsabile. In tal caso dovrebbe essere introdotta anche idonea previsione contrattuale”.

 

La risposta del Sumai 
A mio avviso cercare soluzioni alternative come quella di far fare lo specialista a chi non lo è o assumere specializzandi, diciamolo chiaramente perché costano meno, rappresenta un grave errore abdicando alla qualità rispetto al risparmio e che denota scarsa o mancata conoscenza della realtà. Un errore perpetrato negli ultimi anni che ci ha portato inevitabilmente dove oggi ci troviamo specie quando si hanno già già pronti specialisti, formati e disponibili ma che non si fanno lavorare. 
 
I Medici specialisti in grado di rispondere al fabbisogno ancora ci sono, lo dicono i numeri. Il problema, come dicevamo, è che non vengono assunti dalle strutture pubbliche come dipendenti o sumaisti perché da anni le regioni applicano la spending review anche dove non dovrebbe essere applicata e per 8 anni hanno bloccato i rinnovi contrattuali. Il “mercato globale” invece offre spesso condizioni di lavoro migliori attirando risorse specialistiche. A dimostrazione di ciò abbiamo anche il fenomeno dei numerosi pre-pensionamenti dal SSN per poi ricollocarsi nel settore privato. 
 
Domando alle Regioni, che cercano specialisti, che fine hanno fatto le ore di specialistica ambulatoriale dei colleghi andati in pensione negli ultimi anni con migliaia di specialisti in attesa in graduatoria e che normativamente non rientrano nella spending review in quanto in bilancio sono considerate come spesa e non come costo? E ancora, perché in questi anni gran parte dei direttori generali da voi nominati hanno impropriamente fatto sparire le ore di specialistica, non più assegnandole, pur essendo queste ore già finanziate e coperte in bilancio, riducendo così in modo significativo l’offerta specialistica sul territorio nonostante la presenza di lunghe liste di attesa?
 
E’ vero, se non si fa nulla siamo destinati a breve ad avere grossi problemi di carenza di specialisti sia in ospedale che nei Presidi territoriali pubblici. Ma la logica vorrebbe che si utilizzassero da subito gli specialisti già inseriti e presenti prima che sia troppo tardi invece di proporre altre soluzioni come quelle di utilizzare non specialisti. Proposte che ho visto fare in passato, proponendo forme contrattuali del comparto e quindi a minor costo ma anche a minor qualità e meno performanti ma che però necessitano di responsabilità professionali di dirigenti specialisti e già in servizio.
 
I numeri 
Vediamo quindi quanti sono i Medici Specialisti in Italia divisi per Branca Specialistica e per Rapporto giuridico di lavoro. In totale al 2017 i medici specialisti attivi, non in pensione, sono 184.351 di cui 101.115 con rapporto di dipendenza, 18.857 con rapporto convenzionale (Sumaisti) e 64.379 con rapporto libero professionale puro e non inquadrato nel SSN. A questi si aggiungono poi gli 80.553 pensionati che in molte realtà operano nel privato ed in particolare nel privato accreditato ma la maggior parte di questi sono a riposo.

 
Medici specialisti in attività per branca e rapporto giuridico
Anno 2017
(Elaborazione dati FNOMCeO, ENPAM, Ministero della Salute, SISAC, ARAN, SUMAI Assoprof)

 
 
 
Dalla tabella si evince che quindi ben 64.379 specialisti non esercitano nel SSN o meglio quello gestito direttamente dalle Aziende Ospedaliere ed Aziende Sanitarie pubbliche negli ospedali e nei presidi territoriali. Gli specialisti con contratto SUMAI in attività sono 18.857, di cui 15.596 specialisti operano a tempo indeterminato con una media oraria di sole 20 ore settimanali e ben 3.261 a tempo determinato o come sostituti di questi ultimi con contratti a termine. Questo vuol dire che ben 3.261 degli oltre 6500 specialisti oggi presenti in graduatoria ed “aspiranti sumaisti” sono pronti e in attesa di entrare a tempo indeterminato solo che le Regioni li vanno a cercare altrove o meglio preferiscono quelli non specializzati.

Se questi fossero assunti a tempo indeterminato avrebbero un costo sensibilmente inferiore in quanto un contratto tempo indeterminato costa il 40% in meno di un contratto a tempo determinato. Quindi le Regioni, da subito, potrebbero portare gli specialisti a tempo indeterminato da una media di 20 ore settimanali a 38 ore settimanali come del resto espressamente già previsto dall’art. 18 comma 1 dell’ACN, articolo questo proprio voluto dalle Regioni per meglio e più compiutamente utilizzare questi specialisti, ma evidentemente non hanno avvertito di questo tutti i loro Direttori Generali, infatti alcuni, invece di portare a 38 ore gli specialisti con contratto a tempo indeterminato addirittura non hanno ricoperto i turni divenuti resisi vacanti e prima ricoperti da specialisti andati in quiescenza, nonostante, come dicevamo prima, nelle loro aziende si rilevano quotidianamente aumento delle già lunghe liste di attesa e le necessità assistenziali della popolazione che tutti conosciamo.
 
Volendo il SUMAI è in grado di fornire l’elenco delle ASL e dei rispettivi Direttori Generali inadempienti ma anche di quelli che hanno opportunamente osservato le norme e che risparmiano eliminando gli sprechi gestionali invece di eliminare specialisti e ridurre così la necessaria e tanto ricercata assistenza specialistica ai cittadini italiani.
 
Medici specialisti a contratto SUMAI 
Anno 2017
(Elaborazione dati FNOMCeO, ENPAM, Ministero della Salute, SISAC, ARAN, SUMAI Assoprof)


 

 
Se tutti gli specialisti con contratto SUMAI e già a tempo indeterminato passassero mediamente da 20 a 38 ore, in tutta Italia dalle attuali 311.920 ore settimanali si passerebbe a 592.648 ore settimanali pari a circa 5.147 nuovi specialisti a 38 ore e se dovessimo aggiungere anche i 3.261 specialisti attualmente in graduatoria e con contratti a tempo determinato arriveremmo a 8.932 nuovi specialisti a contratto SUMAI con ulteriori 123.918 ore settimanali da aggiungere alle 592.648 e si passerebbe dagli attuali 18.857 specialisti ai 27.789 specialisti per non parlare degli altri 3000 in attesa in graduatoria ed essere chiamati per la prima volta.
 
Per quanto riguarda i medici specialisti con rapporto di dipendenza sarebbe invece necessario trasformare i 7.760 contratti da tempo determinato a tempo indeterminato.
 
Medici specialisti a rapporto di dipendenza
Anno 2017
(Elaborazione dati FNOMCeO, ENPAM, Ministero della Salute, SISAC, ARAN, SUMAI Assoprof)

 

 
Inoltre bisognerebbe bandire il prima possibile i concorsi pubblici ai quali potrebbero partecipare i 64.379 medici specialisti esistenti e non ancora inseriti nel SSN a diretta gestione ed i prossimi specializzandi, quando si saranno specializzati e che si stanno formando nei vari atenei nazionali.
 
In particolare nel 2018 si specializzeranno circa 5000 medici che si erano iscritti nell’anno accademico 2012/2013 ai quali si aggiungerebbero i 64.379 sopra citati e non ancora inseriti e via via gli ulteriori 33.444 specializzandi che si diplomeranno tra il 2019 ed il 2024 momento previsto come massimo culmine della gobba pensionistica.
 
Bisognerà quindi evitare gli errori fatti in passato sbloccando il turnover sia della specialistica interna (SUMAI) che della dipendenza in favore di specialisti operanti nelle strutture sanitarie ospedaliere e territoriali direttamente gestite. Questi errori hanno precarizzato per un decennio i rapporti di lavoro rimasti agganciati ad assurde e superate incompatibilità, e di fatto hanno innescato, tra i giovani specialisti, la necessita di ricercare altrove, spesso all’estero, un’attività lavorativa stabile e meglio retribuita.
 
 
La proposta del SUMAI
Da quanto detto e dai numeri portati si evince il non corretto utilizzo dei 15.596 specialisti SUMAI, colpevolmente non utilizzati al massimo delle loro reali possibilità ma mediamente solo per 20 ore settimanali invece delle 38 ore possibili; ciò comporta che questi siano utilizzati come se fossero 8.208 medici a tempo pieno invece dei possibili 15.596. Inoltre alcuni colleghi, spesso i più giovani, sono utilizzati per sole 5 ore settimanali, quindi con retribuzioni che non permettono loro di poter vivere dignitosamente e potersi programmare un futuro e con incompatibilità che non gli consentono di poter fare altro, disincentivandoli dal proseguire su questa strada.
 
Questi 15.596 medici specialisti se invece fossero utilizzati full time con un impegno orario di 38 ore settimanali, come prevede il massimale orario contrattuale, coprirebbero ben 280,728 nuove ore settimanali di attività. E’ come se assumessimo altri 7.388 nuovi specialisti a 38 ore settimanali.
 
E non è tutto. Ci sono altri 3.261 colleghi su 6500 specialisti in graduatoria, che attendono da anni di essere inseriti con contratti a tempo indeterminato. Questi lavorano saltuariamente facendo sostituzioni e avendo contratti a tempo determinato che potrebbero essere inseriti con contratti a tempo indeterminato per 38 ore settimanali producendo ulteriori 123.918 ore settimanali di attività arrivando così, insieme agli altri 15.596 specialisti, ad una forza lavoro pari a ben 27.789 specialisti SUMAI. Un incremento, di fatto, pari a 8.932 nuovi specialisti a 38 ore settimanali.
 
Ecco quindi 8.932 nuovi specialisti che potrebbero lavorare da subito in più aziende sanitarie coprendo il reale fabbisogno di specialisti nel territorio invece di inserire non specialisti a fare gli specialisti, come propongono le Regioni.
 
Occorre inoltre bandire il prima possibile i concorsi pubblici per la dipendenza ai quali potranno partecipare parte dei 64.379 medici specialisti non ancora inseriti nel SSN a diretta gestione e i prossimi specializzandi che si stanno formando nei vari atenei nazionali.
In particolare nel 2018 si specializzeranno circa 5000 medici iscritti nell’anno accademico 2012/2013 ai quali si aggiungeranno via via ulteriori 33.444 specialisti che si diplomeranno tra il 2019 ed il 2024 momento previsto come apice della gobba pensionistica.
 
Sbrighiamoci prima che sia troppo tardi!
 
Antonio Magi
Segretario generale SUMAI Assoprof 
25 luglio 2018
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