“Uniformare l’approccio diagnostico e delineare un percorso di lavoro più formalizzato laddove i tratti comuni di tristezza, ansia, pianto tipici della maternità assumono connotazioni persistenti che condizionano l’equilibrio psichico della donna e compromettono la relazione mamma-bambino”. Questo l’obiettivo dei numerosi specialisti e di sei centri d’eccellenza di Milano, Torino, Pisa, Ancona, Napoli e Catania che hanno redatto per la prima volta in Italia delle Linee Guida sulla depressione in maternità, presentate oggi a Milano.
A promuoverle, l’Osservatorio nazionale sulla salute della Donna (Onda), secondo cui “era una necessità non più differibile a fronte di dati in costante crescita”. Oggi il fenomeno dello squilibrio psichico colpisce il 16% di donne nel periodo della maternità, con percentuali dal 10-16% al 14-23% in gravidanza e dal 10-15%al 20-40% nel post-partum. In quest’ultimo caso con possibili ricadute successive. In particolare, spiega Onda, il 13% di donne sperimenta già un disturbo dell’umore durante le prime settimane dopo il parto, il 14,5% nei primi tre mesi postnatali con episodi depressivi maggiori o minori ed il 20% nel primo anno dopo il parto. Non vanno dimenticati neppure gli episodi di baby blues (50-80%) o le psicosi post-partum (1 su ogni 1.000 parti).
Unico dato, relativamente positivo, è la diminuzione nell’ultimo anno degli infanticidi, passati da 14 casi del 2009, ai 19 del 2010 in cui si è registrato il picco massimo, ai soli 7 del 2011.
“Linee Guida di questi tipo – ha spiegato Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli di Milano – erano già presenti in Europa e nei Paesi Anglosassoni. Era quindi indispensabile rendere razionale quanto già prodotto adattandolo alle problematiche italiane. Oggi, dopo 8 anni di lavoro ed esperienza di centri specializzati, vedono finalmente la luce. Basate sulla conoscenza clinica e di ricerca e su linee guida internazionali, ma filtrate con la realtà italiana, queste Linee Guida sono dedicate agli operatori sanitari che giungono a contatto con la maternità (medico generale, ginecologo, neonatologo, pediatra), aiutandoli ad identificare i fattori di rischio e protettivi per lo sviluppo di una psicopatologia nella donna, a riconoscere la patologia e a dare indicazioni rispetto al percorso di cura prima di inviare la donna allo specialista (psichiatra o psicologo). Tutto questo prima non era possibile, e si finiva con il procedere a tentoni. Da oggi sarà possibile dare una lettura della problematica aderente all’identità scientifica e scevra da valutazioni soggettive e interpretazioni vaghe”.
“La gravidanza – ha dichiarato Francesca Merzagora, presidente di Onda – rappresenta infatti per la donna un periodo di profondi cambiamenti non solo fisici ma anche psicologici. Molto importante è dare ascolto a ciò che si prova dentro di sé, perché tristezza, sconforto e ansia possono facilmente trasformarsi in veri e propri sintomi di depressione. Il mancato riconoscimento e il non trattamento di questa sintomatologia possono compromettere il decorso della gravidanza, con ricadute che vanno dalla scarsa cura di sé all’abuso di sostanze, fino al coinvolgimento dello sviluppo del feto e della crescita del neonato. Vicina a questa problematica, Onda si affianca all’azione di sensibilizzazione di maggiori Centri di Disturbi Mentali, nel promuovere Linee Guida specificatamente pensate affinché una maggior attenzione possa essere rivolta alla depressione perinatale che incide fortemente sulla qualità di vita della mamma e del bambino”.
“Particolare cura all’interno delle Linee Guida – ha precisato Roberta Anniverno, responsabile del Centro Psiche Donna di Milano – è stata dedicata alla prevenzione identificando i fattori di rischio per le singole tipologie psicopatologiche anche attraverso una indagine della storia di vita della donna che consideri non solo l’anamnesi medica ma anche famigliare, biologica (ormonale) e ambientale. Questo aspetto consente una diagnosi più accurata sia in relazione alla sintomatologia che all’intensità dei disturbi d’ansia e affettivi e alle ripercussioni disfunzionali nell’esperienza di maternità. Una attenta analisi è essenziale infatti per stabilire, come viene illustrato nella terza parte del volume, l’approccio terapeutico che si avvale nei casi lievi di interventi psicoeducazionali con visite medico-psichiatriche di controllo e in condizioni cliniche medio-gravi di interventi più strutturati con l’ausilio di farmaci e psicoterapia”.
“La depressione in gravidanza è un fenomeno molto frequente – ha confermato Irene Cetin, direttore dell’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Luigi Sacco – che può manifestarsi anche in donne in cui i fattori di rischio sono limitati o che non hanno avuto particolari problematiche durante tutto il periodo della maternità. Questo avviene poiché la gravidanza è un momento in cui si verificano nel corpo della donna forti alterazioni ormonali che la rendono particolarmente recettiva e sensibile agli eventi esterni, causando variazioni nel tono dell’umore con stati di tristezza, malinconia e pianto fino nei casi più importanti alla depressione. Con il parto, la donna diventa improvvisamente consapevole degli enormi cambiamenti avvenuti sia nel suo corpo, sia nella relazione emotivo-affettiva nella quale l’attenzione prima focalizzata su di sé viene proiettata interamente sul bambino, sia nella quotidianità ritrovandosi a gestire, spesso sola e senza supporto familiare, tutte le responsabilità e incombenze di una nuova vita. Condizioni, tutte, che aumentano le difficoltà ad accettare il ruolo di mamma”.