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QS Edizioni - lunedì 25 novembre 2024

Lavoro e Professioni

Aaroi-Emac: “Basta alibi, le Università possono formare 1.165 Anestesisti Rianimatori all’anno”

immagine 25 giugno - Anche alla luce dei recenti fatti di cronaca emersi nel nostro Paese, l’Aaroi-Emac chiede che “il numero di contratti di formazione determinato dall’Osservatorio come potenziale formativo di Anestesisti Rianimatori da parte delle Università italiane venga finanziato in toto a partire da subito, per 1.165 medici in formazione”
La carenza di Anestesisti Rianimatori nel nostro Paese, e le soluzioni urgenti per porre rimedio a questo  stato di cose, sono al centro delle indicazioni pronunciate dall'Aaroi-Emac. “Secondo un documento dell’Osservatorio Nazionale per la formazione medico-specialistica – spiegano dall’Aaroi-Emac in una nota -, datato 18 giugno, la capacità formativa delle Scuole di Specializzazione di Anestesia e Rianimazione delle Università italiane per l’imminente nuovo anno accademico, alla luce dell’aggiornamento dei criteri di accreditamento che le riguardano, è di 1.165 nuovi specializzandi”. Ma, “secondo le Regioni, i fabbisogni complessivi italiani per l’anno in cui questi nuovi specializzandi diverranno specialisti, cioè tra ben 5 anni, è pari a 866. Nel mentre, per quest’anno e per i prossimi 4, le nostre Università formeranno ancora soltanto circa 650 Anestesisti Rianimatori all’anno, comprese le borse di studio a carico delle Regioni”.

Se ne deduce che “i fabbisogni di Anestesisti Rianimatori – spiegano dall’Aaroi-Emac -, stimati dalle stesse Istituzioni di governo del Ssn fino all’anno scorso mediamente in oltre 700, sono stati finora scriteriatamente ignorati. Ma, a peggiorare la disamina della situazione, va sottolineato che i fabbisogni stimati dalle Regioni non tengono conto di numerosi fattori critici (per non dire illiceità) che finora hanno fatto sottostimare il fabbisogno di specialisti nella nostra disciplina”.

L’Aaroi-Emac individua 7 criticità negli ospedali:
  1. l’attuale illecita sostituzione delle guardie con le ‘pronte disponibilità’ (si tenga conto che una sola ‘guardia’ richiede 6 specialisti aggiuntivi);
  2. l’attuale mancanza di guardie dedicate alle Sale Parto negli Ospedali con Punti Nascita dove i parti totali assommano ad oltre 2.000 all’anno (sempre 6 Anestesisti Rianimatori per ogni guardia mancante);
  3. le montagne di ore straordinarie, o comunque lavorate in eccesso all’orario di lavoro contrattualmente dovuto;
  4. il continuo accumulo di ferie arretrate, e l’ormai cronica negazione di ogni diritto alle ore per l’aggiornamento professionale;
  5. l’attuale illecita sostituzione di Specialisti con i Medici in formazione;
  6. l’altissima prevalenza femminile nella disciplina (forse in assoluto la più alta rispetto a tutte le altre), che deve preservare il sacrosanto diritto alle assenze per maternità, come invece non accade, anche a causa delle mancate sostituzioni che ormai sono una prassi consolidata;
  7. un’uscita dal lavoro per pensionamento non ritardata, come avviene per altre specialità, dal pur legittimo – a regole attuali – interesse a continuare un’attività intramoenia o extramoenia privata che ha stretta correlazione con la permanenza nel lavoro ospedaliero, dato che per gli Anestesisti Rianimatori quest’attività privata è in pochi casi marginale e per la stragrande maggioranza inesistente.






Non è tutto, infatti, “i fabbisogni in questione – proseguono dall’Aaroi-Emac - non tengono conto del fatto che una parte sempre meno trascurabile di Anestesisti Rianimatori, una volta specialisti, migrano all’estero, attratti da condizioni di lavoro non gravate da rischi giudiziari (anche penali, che in Italia, unico Paese in Europa, non creano certo condizioni di lavoro serene), e da remunerazioni maggiori, e questo riduce ancor più il ricambio generazionale, né, più in generale, delle borse di studio perse ogni anno per abbandono della scuola di specializzazione. Senza trascurare il fatto che l’inappropriata destinazione lavorativa degli Specialisti di certe branche crea ulteriori sprechi, dato che non pochi Specialisti in Medicina d’urgenza, per esempio, finiscono per rimpinguare gli organici delle Medicine invece che i Pronto Soccorso, la loro naturale destinazione, per effetto di equipollenze trans-specialistiche assurde che qualcuno riesce a far inspiegabilmente mantenere dai decisori delle sorti del Ssn Ospedaliero”.

“In considerazione dell’attuale carenza di Anestesisti Rianimatori, emersa anche mediaticamente in questi giorni, l’Aaroi-Emac chiede che il numero di contratti di formazione determinato dall’Osservatorio come potenziale formativo di Anestesisti Rianimatori da parte delle Università italiane venga finanziato in toto a partire da subito, per 1.165 medici in formazione”. “Questo – aggiungono gli Anestesisti Rianimatori - non basterà per far fronte nell’immediato ad una situazione estremamente critica che sta mettendo a rischio la salute dei pazienti, ma almeno potrà dimostrare la volontà politica dell’attuale Governo di rimediare, almeno in una prospettiva di medio-lungo periodo di 5 anni, ai danni di una programmazione ridicola perpetratasi finora. Per le soluzioni occorrenti fino ad allora, occorrerà comunque un confronto serio e collaborativo con tutte le Istituzioni di governo del Ssn e delle sue articolazioni regionali”.

“Di certo – concludono dall’Aaroi-Emac nella nota - non accetteremo che la drammatica carenza di specialisti nella nostra disciplina sia soppiantata da contratti atipici, ivi inclusi quelli da ‘specialista ambulatoriale’, che nei settori ospedalieri in genere, e in particolare in quelli di nostra competenza, sono altrettanto aberranti quanto il ricorso alle forniture di professionisti ospedalieri tramite cooperative et similia, ricorso che anche il Consiglio di Stato, con la sentenza 01571 del 12 Marzo 2018, ha giudicato non solo illegittime, ma anche colpevolmente più onerose per l’erario. I Direttori Generali delle Aziende Sanitarie Pubbliche i cui concorsi per Anestesisti Rianimatori vanno deserti per carenza di specialisti, invece di farsi complici di abusi, dei quali saranno chiamati prima o poi a rispondere, attivino gli istituti del nostro Ccnl che lecitamente consentono il ricorso alle prestazioni aggiuntive ex art. 55 Ccnl 08/06/2000 e s.m.i.: non sono la soluzione ideale, lo sosteniamo oggi come sempre l’abbiamo sostenuto, ma perlomeno salvaguardano il rispetto delle regole”.
25 giugno 2018
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