Gli ultimi dati Istat sugli incrementi nelle retribuzioni in Italia, raffrontati con i dati sull'inflazione dell'utlimo anno, mostrano, in particolare per i lavoratori del Ssn, un gap negativo pari al 3,4% in termini di potere d'acquisto negli ultimi dodici mesi.
Il dato è conseguenza di un incremento "zero" degli stipendi a fronte di un'inflazione galoppante che è arrivata appunto al 3,4% (nel periodo compreso tra ottobre 2010 e ottobre 2011) solo in quest'ultimo anno.
Per una disamina più estesa del rapporto tra stipendi e costo della vita, abbiamo analizzato il trend degli ultimi sei anni. In questo caso si rileva un icremento degli stipendi dal 2005 ad oggi del 16% complessivo. L'inflazione, nello stesso periodo, ha fatto invece registrare un trend medio del +2% annuo (+12% in sei anni).
I dati sulle retribuzioni illustrati dall'Istat evidenziano quindi che in un solo anno il "vantaggio" degli stipendi sull'inflazione è stato di fatto prosciugato e, considerando il blocco dei trattamenti economici in vigore fino a tutto il 2014 e le previsioni di ulteriori incrementi inflattivi, è facile dedurre che la perdita di potere d'acquisto per i dipendenti del Ssn non potrà che aumentare progressivamente.
Le cause dell’aumento sono in gran parte dovite ai rialzi delle quotazioni internazionali degli energetici e delle materie prime industriali ed alimentari. Nei primi nove mesi dell'anno, i valori medi dei beni energetici importati sono aumentati mediamente del 26,2%, mentre la crescita tendenziale rilevata a settembre è pari al 26,9%. Negli ultimi mesi anche i prezzi dei prodotti industriali venduti dalle imprese residenti in Italia sul mercato nazionale hanno mostrato tendenze accelerative: a settembre 2011 l'indice generale dei prezzi alla produzione sul mercato nazionale è aumentato su base tendenziale del 4,7%. In questo quadro, il mese di ottobre è stato caratterizzato dall'accelerazione della crescita dei prezzi al consumo per quasi tutte le tipologie di beni e servizi: l'indice generale è aumentato dello 0,6% rispetto a settembre, con incrementi rilevanti per il comparto dei beni (+0,9%), in particolare quelli energetici (+1,8%).
Sugli aumenti ha influito l'ultima manovra finanziaria e, in particolare l'aumento dell'aliquota dell'Iva ordinaria dal 20% al 21%. Il peso dei prodotti su cui grava l'Iva ordinaria, e dunque interessati da tale provvedimento, è pari al 47,8% del paniere dell'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività (NIC), con forti differenziazioni per divisione di spesa.