“La Fnomceo esprime grande soddisfazione perché, una volta di più, i giudici ribadiscono quello che non ci stancheremo mai di affermare: i principi di autonomia, indipendenza, libertà e responsabilità che devono informare ogni atto della nostra professione”.
Commenta così Filippo Anelli, presidente della Federazione degli Ordini dei medici, la
sentenza del Tar Lazio che ha dichiarato illegittimi i ‘tempari’, che individuavano una durata massima per 63 tra esami e visite specialistiche, introdotti unilateralmente dalla Regione Lazio un anno fa.
“Non accetteremo mai alcuna limitazione e condizionamento di queste nostre prerogative irrinunciabili per tutelare la salute dei cittadini e pertanto siamo sempre pronti a difenderle in ogni sede”, sottolinea con forza Anelli.
“Il tempo della comunicazione e dell’ascolto sono fondamentali per la crescita della relazione di cura – spiega Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del Malato – Cittadinanzattiva -. Sono i momenti nei quali la relazione tra medico e paziente trova la sua massima espressione. Senza comunicazione non c’è alleanza, non c’è rapporto di fiducia. Senza ascolto il Servizio Sanitario Nazionale diventa una catena di montaggio, in cui il cittadino è un mero osservatore e il medico un esecutore. Il principio secondo il quale il tempo della comunicazione è tempo di cura non è più solo un precetto deontologico, ha forza di legge. Ora deve avere anche cogenza di Legge, deve cioè essere pienamente applicato. Ben venga dunque – conclude - questa sentenza, che sarà sicuramente sentenza pilota presso i Tribunali Amministrativi”.
Insomma, un secco ‘no’, oltre che del Tar Lazio, anche delle professioni e dei cittadini alle visite ‘a cronometro’, già stigmatizzate dalla Fnomceo con una
mozione approvata lo scorso luglio dal Consiglio Nazionale, composto dai 106 presidenti degli ordini provinciali, riunito a Siena e poi da Fnomceo e Fnopi (l’Ordine degli infermieri) insieme, nel primo incontro dopo il rinnovo dei loro vertici, oltre che dal Tribunale per i diritti del Malato – Cittadinanzattiva.
“No a qualsiasi tipo di tempario: l’essenza delle nostre professioni consiste anche in una dimensione umana che non può essere contingentata ai minuti che la burocrazia ci concede”, commenta Barbara Mangiacavalli, presidente nazionale della Federazione degli infermieri.
“Dobbiamo disegnare e proporre insieme soluzioni per cambiare modelli ormai desueti che non valorizzano a sufficienza l’integrazione professionale – ha aggiunto Mangiacavalli. E questo non si fa con i “tempari” e i minutaggi”. Il nostro cammino comune è a vantaggio dell’organizzazione del Ssn e soprattutto delle persone. E in questo la sentenza del Tar ci dà ragione”.
“Questa è una vittoria anche dei pazienti - conclude
Antonio Magi, Segretario Generale del Sumai - poiché a loro il professionista, lo specialista ambulatoriale, potrà dedicare tutto il tempo necessario. Le liste d’attesa infatti non si abbattono con la ricetta della Regione Lazio quanto piuttosto, come dice il Tar, assumendo il personale, rispettando il numero di ore che l’Accordo collettivo nazionale riconosce alla specialistica e sostituendo i medici andati in pensione con colleghi più giovani”.