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QS Edizioni - lunedì 25 novembre 2024

Lavoro e Professioni

Roma. Giovani medici: destino da precari. Solo il 35,4% con contratto a tempo indeterminato

di Ester Maragò
immagine 15 novembre - Tre su dieci hanno un lavoro atipico, di questi meno del 20% conquista un contratto triennale. La metà lavora a tempo con contratti da sei a dodici mesi al massimo. Questi i risultati dell’indagine presentata oggi dall’Ordine dei medici di Roma
È un percorso ad ostacoli quello dei giovani medici. Meno garantiti rispetto ai loro coetanei, dopo un lungo periodo di formazione che dura mediamente dieci anni, si trovano davanti anni di precariato e di bassa retribuzione. Con lavori frammentati e di breve durata caratterizzati da contratti a progetto o di collaborazione coordinata e continuativa, con caratteristiche che ricalcano quelle del lavoro subordinato. E così quasi la metà dei medici in età giovanile ha un rapporto di lavoro parasubordinato e lavora per due e più strutture; soltanto il 18,4% ha un contratto con una durata oltre i 36 mesi, mentre il 52,3% lavora da sei a dodici mesi. Soprattutto quasi la metà di quelli già occupati vorrebbe cambiare lavoro.
A passare al setaccio la carriera dei giovani camici bianchi è la ricerca “Giovani medici: indagine su occupazione, disoccupazione e precariato” presentata oggi e condotta dall’Ordine dei medici di Roma. Sotto la lente è finito un campione di 1.143 giovani medici stratificato per genere e classi d’età (fino a 30 anni; da 31 a 35; da 36 a 40; da 41 a 45) rappresentativo dell’universo degli iscritti all’Omceo di Roma e provincia (11.757 medici in totale).
Dall’indagine, realizzata mediante un sistema di rilevazione online, emerge comunque che la professione medica è ancora un investimento efficiente in termini economici e di stabilità lavorativa. Senza dimenticare poi la fondamentale funzione sociale che rappresenta. È però un investimento faticoso e dai risultati incerti. Con una precarietà che perdura fino ad un’età in cui dovrebbe essere già stata superata. Uno scenario non esaltante confermato da una rilevazione a livello nazionale condotta dal Segretariato giovani medici (Sigm) e presentata congiuntamente all’indagine dell’Omceo della Capitale.
“L’incidenza di forme di lavoro precario, se non di vera e propria precarizzazione – ha detto Mario Falconi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma – è aumentata negli ultimi anni per tutti i comparti lavorativi e appare elevata anche per i medici, che sino a non molti anni addietro sembravano maggiormente immuni da forme di lavoro flessibile. Un quadro sul quale l’Ordine invita a riflettere – ha aggiunto –, non soltanto nell’interesse della categoria ma anche nell’interesse e nel diritto dei cittadini a un sistema sanitario efficiente”.
 
Nel dettaglio i risultati più rilevanti dell’indagine:

L’identikit. Il 35,7% dei giovani medici sta ancora seguendo un corso di formazione post-laurea (primo ed eventualmente un secondo); di questi il 22,5% si sta specializzando, il 9,8% segue un master o un dottorato, l’1,5% un corso in medicina generale. L’1,9% fruisce di una borsa di studio o di un assegno di ricerca. Il 56% segue corsi di area medica. il 22,8 di area chirurgica e il restante 21,2% di altre aree. Il 70,4% dei giovani medici ha un titolo post-laurea e un’anzianità di specializzazione di 6,6 anni. Il 16,8% sta seguendo un corso di formazione all’estero.

I percorsi di carriera. Nel periodo di formazione post-laurea i medici seguono due percorsi differenti. Il 47,6% del totale dei medici intervistati svolge un lavoro occasionale e compatibile per integrare il reddito (il 50,9%) o per fare esperienze lavorative e arricchire il proprio curriculum (il 27,7%) o per altre ragioni. E il restante 64,3%? Considerando quelli che non sono più in formazione, lavorano e percepiscono un reddito l’88,7%, di questi il 42,5% sono medici con un’anzianità di laurea fino a 5 anni.

La tipologia contrattuale. La caratteristica principale è la precarietà. Quasi quattro medici su dieci hanno un contratto a tempo indeterminato (il 35,4%). Tre lavorano come liberi professionisti o convenzionati a inizio carriera (il 32%). Poco meno di tre medici su dieci con età fino ai 45 anni (il 28,2%) è occupato in lavori cosiddetti atipici: lavoro a termine, inserimento (16,8%), co.co.co, occasionale (11,4%). Oltre il 40% dei medici che operano con un contratto atipico ha oltre 10 anni e fino a 15 anni di anzianità di laurea.
Facendo il raffronto con la popolazione generale con identiche classi d’età, secondo i dati Istat, la tipologia contrattuale appare migliore: sei su dieci ha un contratto a tempo indeterminato (il 60,4% contro il 35,4% dei medici). I medici sono percentualmente di più nel settore libero professionale, compreso quello in convenzione (32% verso il 16,9% della popolazione generale). Mentre le percentuali relative al lavoro atipico sono più alte per i camici bianchi: 28,2% verso il 17,2% della popolazione generale. Si conferma dunque l’ipotesi che oggi i giovani medici si trovano, rispetto ai loro coetanei, a sperimentare un mercato del lavoro, per così dire, meno garantista.
Il 14,4% dei medici che lavorano ha un contratto part-time, richiesto dal datore di lavoro o dal committente nel 79% dei casi (nella popolazione generale è sempre del 14,2%). Lavorano in part-time a causa di sostituzione di personale, lavoro legato a progetto, periodo di prova e simili.
Per il 71,2% dei medici il contratto è stato rinnovato uno, due e più volte. L’80,3% e oltre dei medici pensa che la possibilità di ottenere un contratto a tempo indeterminato sia bassa o impossibile. Entrambi i dati sono indizio di precarietà oggettiva e soggettiva.
I medici con lavoro atipico operano per due e più strutture nel 48,8% dei casi. Il 94,9% deve garantire la presenza regolare sul posto di lavoro, il 91,9% deve rispettare un orario di lavoro. Il contratto di lavoro dura fino a 3 mesi per il 9,5% dei medici, da 6 a 12 mesi per il 52,3%, fino a 24 mesi per il 10,1%, da 25 a 36 mesi per il 9,7% e per il 18,4% oltre i 36 mesi.

La caratteristiche lavorative. I giovani medici dedicano circa 35 ore settimanali al lavoro, escludendo le ore occupate nelle attività intramurarie o simili. Il 48,5% dei giovani camici bianchi fa spesso ore di straordinario per circa 19 ore mensili. Il lavoro straordinario è per il 45% obbligatorio.
 
La retribuzione media mensile. Il medico con contratto a tempo indeterminato guadagna 2.243 euro netti. Mentre la retribuzione dei medici che lavorano con un contratto atipico è notevolmente inferiore: oscilla mediamente intorno ai 1.460 euro.
 
Attività libero professionale: le donne guadagnano meno. Il 45% dei medici che lavorano svolge attività in intramoenia nel settore dell’assistenza primaria, per circa 10 ore settimanali. Da questa attività ricavano un reddito mensile di circa 2.400 euro, che cresce con l’età ed è nettamente superiore per gli uomini (3.089) rispetto alle donne (1.782). Il 17,2% dei medici svolge anche un’altra attività che produce un reddito lordo medio mensile di 1.210 euro.
 
Cosa pensano i medici delle strutture dove lavorano? Il 48% circa ritiene che l’organico è scoperto per il 50% e più, e che la dotazione di personale è insufficiente rispetto agli standard necessari per soddisfare i flussi di utenza ( giudizio espresso dal 40,3% dei medici)
Inoltre il 41,5% dei medici è in cerca di lavoro nonostante il 42% sia già occupato. Un dato che testimonia l’insoddisfazione della propria situazione lavorativa. Il 72% dei medici cerca lavoro da più di anno. Il 57% aspetta un concorso pubblico, il 60% consulta spesso avvisi, il 43% ha inviato il curriculum, oltre il 50% si è rivolto ad amici e parenti, il 37,6% ha consultato gli avvisi esposti presso l’Ordine dei medici, il 60% ha esaminato gli annunci sulla stampa e simili. Solo il 21% ha avviato procedure per aprire un proprio studio professionale.
 
Ester Maragò
15 novembre 2011
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