Palermo, Napoli, Cerignola (Foggia): è un vero e proprio ‘bollettino di guerra’ la cronaca delle aggressioni contro medici e altri operatori sanitari registrate lo scorso fine settimana. “Stiamo assistendo a un imbarbarimento culturale, legato anche alla perdita di prestigio e del ruolo sociale di alcune figure tradizionalmente considerate autorevoli – osserva
Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo) -. E, ad essere colpiti, non siamo solo noi medici, noi professionisti della sanità. Vedo un parallelo tra quanto accade a noi e le aggressioni ai docenti e al personale delle scuole: penso ai professori picchiati a Torino e a Palermo, per rimanere alla cronaca di questi ultimi giorni”.
“Questi episodi sono frutto di una cultura generalizzata secondo la quale la sanità, la scuola, sono visti alla stregua di supermarket: prendo quello che mi piace, secondo i miei desideri – continua Anelli -. Se qualcosa va storto, se non ottengo quello che voglio, il risultato immaginato, devo trovare un capro espiatorio. Che sarà la persona più vicina a me in quel momento: il medico, se non mi fornisce la prestazione pretesa o se non può garantirmi la sua riuscita, perché la medicina ha comunque dei limiti, la vita stessa, la salute hanno dei limiti; il docente, se mio figlio va male a scuola o se riceve un giusto rimprovero. È una visione consumistica della salute - ma anche dell’istruzione e dei valori in genere - che ha le sue radici in molteplici fattori: la concezione aziendalistica della sanità, per cui i medici sono visti come parte della ‘catena di montaggio’ per erogare prestazioni, e come fattori di costo, anziché come un investimento; l’illusione - ‘passata’ in questi ultimi anni anche come messaggio mediatico - che, visti gli indubbi progressi scientifici, clinici, tecnologici, la medicina sia ormai in grado di curare tutto, di spingersi oltre i limiti biologici; la pretesa di potersi costruire una ‘medicina fai da te’, rimuovendo concetti come la fallibilità, la malattia, la morte. Parlo ovviamente per la medicina, ma è facile fare il parallelo con l’istruzione”.
“La salute e l’istruzione, però, sono due diritti fondamentali dell’uomo e due pilastri della società, protetti anche dalla nostra Costituzione: se vengono banalizzati, se sono erosi alle fondamenta perché aggrediamo, per prossimità, chi li rappresenta, crolla tutto il tessuto sociale. Una società che aggredisce i suoi medici, i suoi insegnanti aggredisce se stessa, rinnegando il passato e negandosi il presente e il futuro – conclude Anelli – I medici, i docenti sono, come e prima ancora dei cittadini, vittime dei tagli, delle disorganizzazioni, dei malfunzionamenti del sistema e sono dalla loro stessa parte, nel volere e nell’agire per cambiare le cose. Il presupposto di ogni diritto è il dovere etico, deontologico, giuridico, sociale di chi è chiamato, per ruolo, a garantirlo. Ma perché medici e insegnanti possano esercitare appieno il loro dovere occorre un punto di partenza indispensabile in ogni relazione: occorre rispetto”.