Buone notizie (in parte) per I medici e I dirigenti sanitari sul contratto dal ministero dell’Economia: la proposta contenuta nell’atto di indirizzo integrativo di aumenti “correttamente” pari a 458,10 milioni di euro (il +3,48% previsto per tutto il Pubblico Impiego), ridotti per il 2018 a 261,64 milioni (circa il +2%, il 56% dell’aumento previsto che si tradurrebbe in circa 106 euro lordi rispetto ai 190 previsti) non piace all’Economia che la boccia.
La Ragioneria generale dello Stato (per il ministero dell’Economia), nella sua risposta all’atto di indirizzo integrativo sottolinea che la proposta – cosa già fatta per il personale dei livelli – “non è in linea con ii quadro regolativo vigente (articolo 48, comma 2, de! Dlgs n. 165/2001, Accordo sul pubblico impiego del 30 novembre 2016 e legge n. 205/2017) che prevede, invece, ii riconoscimento, senza differenziazioni tra comparti di benefici contrattuali per ii triennio 20I6-2018 del 3,48% a decorrere dal 2018”.
La Ragioneria sottolinea che l’asimmetricità che si creerebbe all’intero del Pubblico impiego in questo modo “è suscettibile di determinare contenzioso, tenuto anche conto che, nel caso all'esame, il beneficio riconosciuto per l'anno 2018 si discosta significativamente dall'incremento percentuale riconosciuto al restante personale pubblico”.
Per l’Economia quindi la previsione non va. Ma se politicamente le Regioni dovessero giudicare “imprescindibile soddisfare la richiesta del comitato di settore” la Ragioneria “rinvia alle valutazioni di codesti Uffici e del competente Dipartimento della funzione pubblica”.
Ci vogliono aumenti maggiori quindi, sempre che la volontà delle Regioni (e la politica) lo consenta, di almeno l’1,48% in più nel 2018.
Ma anche cattive notizie per i medici e i dirigenti sanitari. La Ragioneria generale dello Stato risponde nella nota al Comitato di settore anche al quesito sull’inclusione nel monte salari della quota relativa all’indennità di esclusiva.
Secondo il Conto annuale 2016 il valore dell’indennità di esclusiva per quell’anno è di circa 1,28 miliardi e un aumento del 3,48% su questo importo (se fosse nel monte salari e quindi soggetto agli aumenti del contratto) varrebbe quindi poco più di ulteriori 45 milioni circa che aggiungerebbero all’aumento di circa 190 euro lordi ulteriori 30 euro, fino cioè a 220 euro lordi. Una cifra che non riguarderebbe solo il contratto da rinnovare ora, ma che si “trascinerebbe” anche sui prossimi contratti.
E per questo, anche qui arriva una bocciatura all’idea perché, scrive la Ragioneria, “
tali richieste - determinando, ove accolte, effetti di maggiore spesa - altererebbero ii quadro finanziario di riferimento per ii rinnovo del contratto collettivo in esame con effetti negativi anche sulle tornate contrattuali successive”.