"Serve una nuova riforma del sistema capace di ridare fiducia agli operatori sanitari, riconoscendo loro maggiore responsabilità nei processi di gestione e autonomia nei processi di cura attraverso la definizione di un nuovo ruolo capace di garantire la salute dei cittadini e allo stesso tempo di farsi carico anche della sostenibilità economica del sistema. Ma serve anche una riforma che sia capace di ricucire la frattura tra il nord e il sud del paese e di superare le diseguaglianze nell’accesso al diritto alla salute".
Questa la premessa dalla quale muove il presidente Fnomceo,
Filippo Anelli, nella sua prima relazione da presidente al Consiglio nazionale della Federazione, per allargare poi la sua analisi ai diversi aspetti critici che investono non solo il comparto sanità, ma anche la stessa professione medica: dal definanziamento del Ssn all'aziendalizzazione, dalla questione medica al codice deontologico, fino alle donne medico.
Indipendenti dalla politica, ma non spettatori inerti. "Un rilancio ed una rivalutazione del ruolo della professione necessari anche per ridare a decine di migliaia di medici una legittima e più ampia prospettiva professionale, che contribuisca a risolvere tematiche da troppo tempo senza risposte: i problemi di carenza di personale e del precariato, di organizzazioni sanitarie non ancora adeguate alla crescita esponenziale di donne medico, della governance clinica, del ruolo organizzativo e formativo dei medici del Ssn, della violenza sui professionisti, della sicurezza ma anche della adeguatezza e dignità dei luoghi e delle condizioni di lavoro, per citarne solo alcuni", spiega Anelli.
"Lo potremo fare solo se manterremo la nostra indipendenza e la nostra autonomia da ogni forma di condizionamento politico, al fine di poter esprimere in piena libertà le nostre proposte. Per questo il nostro dovere è salvaguardare la nostra professione in modo efficace in qualunque contesto possibile.
Noi però vogliamo essere protagonisti e motori del cambiamento. Siamo aperti al dialogo con tutti coloro che ritengono la salute un investimento, una ricchezza del paese, un diritto che realizza in pieno quanto previsto dall’articolo 3 della nostra Costituzione.
Definanziamento. "Comparando la spesa sanitaria pubblica italiana con quella degli altri Paesi Europei si appalesa un significativo sottofinanziamento. Nell’ultimo decennio, infatti, la spesa sanitaria pubblica in Italia è cresciuta in media dell’1% annuo contro un +3,8% degli altri Paesi dell’Europa a 14 - sottolinea il presidente Fnomceo -. C'è una stretta correlazione tra qualità ed accessibilità delle cure e livello di finanziamento del sistema sanitario. Possiamo affermare che il nostro Servizio Sanitario Nazionale sia alle prese con la più grande crisi che esso abbia mai conosciuto a partire dalla sua fondazione, anche a causa di un marcato sotto finanziamento".
Aziendalizzazione. "Molte delle criticità cui ho accennato discendono da quel processo di aziendalizzazione del sistema sanitario avviato negli anni 80 e 90 in tutta Europa. L’introduzione di criteri, metodi e tecniche di gestione manageriali all’interno del servizio sanitario pubblico, finalizzata alla razionalizzazione economica dei servizi - ha evidenziato Analli - ha prodotto un sistema che finisce per penalizzare gli stessi cittadini, perché valuta i costi di esercizio e il rapporto input/output in termini di efficienza economica ma non rileva l’efficacia e l’impatto delle politiche sanitarie sulla popolazione. Sostanzialmente, l’aziendalizzazione ha generato solo obiettivi economici dimenticando la dimensione umana del sistema e il diritto alla salute come bene comune inalienabile".
"La garanzia del diritto alla salute - ha proseguito - non può però essere affidata solo a criteri di utilità economica e dinamiche di mercato, perché rischia di perdere per strada i principi di universalità, uguaglianza e giustizia sociale riconosciuti dalla nostra Costituzione. Un sistema sanitario solidale come il nostro - una delle grandi conquiste di civiltà del nostro Paese - deve invece porsi obiettivi di salute e non può accettare differenze così marcate tra nord e sud, traregione e regione, tra asl e asl! Nella valutazione dell’efficacia-efficienza delle politiche per la salute il contenimento della spesa sanitaria dovrebbe essere interpretato come vincolo e non come fine. Il paradosso del processo di aziendalizzazione in Sanità è che invece di rendere il sistema più efficiente, lo ha reso sempre meno competitivo rispetto al privato".
"Serve allora un cambio di passo - ha aggiunto -. Se i medici devono prioritariamente garantire gli obiettivi di salute, devono essere messi nella condizione di poter gestire le risorse per la loro definizione e la loro realizzazione, restando medici. Pensiamo ad un modello sviluppato su un piano orizzontale che garantisca l'autonomia e la responsabilità professionale e sia capace di valorizzare le competenze e le capacità professionali anche ai fini del contenimento dei costi. Occorre rivedere allora il ruolo del medico nel Ssn anche per gli aspetti di carattere sociale che la professione riveste, prevedendo una riflessione a tutto campo che non escluda, se necessaria, una modifica del suo stato giuridico".
La questione medica. "Il definanziamento del Ssn e la ricerca della sua sostenibilità hanno determinato l’introduzione di obiettivi economici nella pratica clinica quotidiana che hanno condizionato in maniera rilevante l’agire medico, al fine di imbrigliare la professione e piegarla al rispetto di esigenze finanziarie - sottolinea Anelli -. L’appropriatezza, ad esempio, da essere una modalità per favorire la ricerca della qualità delle prestazioni si è trasformata in un meccanismo per contenere la spesa e sanzionare gli stessi professionisti, secondo criteri imposti dalla politica. Si è così minata l’alleanza medico-paziente e creata una evidente frattura nel delicato mondo sanitario, in cui la reciproca fiducia, tra curato e curante, è il cemento che tiene insieme il Servizio Sanitario Pubblico".
"Non si possono continuare a perseguire solo obiettivi di economicità eludendo importanti aspetti della professione quali l’efficienza clinica, l’efficacia delle cure e l’appropriatezza organizzativa e clinica. Non si può pensare di costringere la professione ad adattarsi continuamente a quelle che sono le limitazioni imposte da esigenze economico-finanziarie, trasformando i professionisti della salute in tecnici della salute e considerandoli come un mero fattore produttivo. Questo chiediamo alla 'politica': non vogliamo essere più considerati 'produttori di spesa', come sinora è successo. Vogliamo essere 'produttori di salute', perché la salute è un diritto fondamentale per i cittadini. La salute pubblica è un bene comune, è ricchezza per l’intera società".
Gli Stati generali della professione medica. "Avanzo la proposta di indire gli Stati generali della professione medica, cioè di diventare operativi, elaborando una nostra originale e inedita progettazione. Vi propongo di lavorare tutti insieme,di farne un grande evento politico per dire a tutti che i medici vogliono fare i medici e per questo sono pronti a sfidare il cambiamento. Per organizzare gli Stati generali abbiamo necessità di predisporre una piattaforma di base e costruire, tappa dopo tappa, la nostra proposta. Per far questo abbiamo deciso di istituire una commissione che ne curi la preparazione e l’organizzazione", spiega Anelli.
Il Codice dentologico. "È giunto il tempo di ripensare il Codice Deontologico, di adeguarlo al grado di complessità dei problemi che la professione ogni giorno affronta, di predisporlo ad accettare le sfide del futuro. Un nuovo Codice - precisa - un nuovo modello di codice che dia a tutti le risposte che da tempo attendiamo e che sia capace di perseguire l’unità della professione e ricomporre la frattura e le divisioni che hanno accompagnato il codice del 2014. Il Codice deve essere la prima risposta alla questione medica, ribadendo indipendenza e autonomia da ogni forma di condizionamento politico".
Il rapporto con il pensiero, la cultura e gli intellettuali. "Desidero ringraziare tutti coloro che si sono occupati della nostra realtà, come studiosi, come commentatori, come giornalisti, e anche come critici. Abbiamo bisogno delle loro idee, delle loro conoscenze diverse, perché la nostra casa sia di tutti i cittadini, e per prima cosa sia dei nostri pazienti. Se dobbiamo diventare i riformatori di noi stessi dobbiamo aprire le porte degli Ordini al pensiero riformatore, al pensiero che esplora nuove realtà, che immagina nuove possibilità e un nuovo futuro. E non ne ha paura".
Le donne medico. "Proviamo a costruire insieme le condizioni per favorire la partecipazione ed il coivolgimento delle colleghe. Per questo è stato istituito dal Comitato Centrale, di comune accordo, un Tavolo Permanente di confornto tra l’Esecutivo Nazionale e le Presidenti Omceo e Cao. La referente di questo tavolo è la Presidente Anna Maria Calcagni. Sarà il luogo per definire strategie e proposte da portare in seno al Comitato Centrale e in Consiglio Nazionale.È stata istituita dal Comitato Centrale una nuova Area Strategica, quella della Professione. Anche in questo caso è stata individuata come referente del Comitato Centrale una Presidente: la dott.ssa Erminia Bottiglieri, con la finalitàdi concorrere a contribuire in maniera sostanziale alla definizione della linea politica della Fnomceo", conclude il presidente Fnomceo.
G.R.