Piuttosto che avere un provvedimento che non risponde alle esigenze della categoria è meglio rinunciarci. È questo in estrema sintesi il giudizio dei sindacati della dirigenza medica, veterinaria, sanitaria, tecnica, professionale ed amministrativa al nuovo testo sul governo clinico che ha ricevuto la scorsa settimana semaforo verde dalle Regioni. Per i sindacati sono ancora troppe le criticità contenute nel provvedimento. Per questo ne chiedono una rivisitazione in linea con le esigenze dela categoria.
“Dopo il via libera delle Regioni, che continuano ad oscillare tra opposizione, in difesa della sanità pubblica, alle politiche governative e collaborazione contro i medici, i veterinari ed i dirigenti del Ssn, il Ddl cosiddetto sul ‘governo clinico’, riemerge dai cassetti – scrivono in una nota congiunta Anaao Assomed, Cimo-Asmd, Aaroi-Emac, Fp Cgil Medici, Fvm, Fassid, Cisl Medici - Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials Medici, Uil Fpl Federazione Medici, Sds Snabi, Aupi, Fp Cgil Stpa, Sinafo, Fedir Sanità, Sidirss – . L’approvazione da parte delle Regioni non può, però, nascondere che i contenuti appaiono, quando non peggiorativi, insufficienti rispetto alla gravità e complessità del disagio che i medici, i veterinari e i dirigenti oggi vivono all’interno del sistema sanitario. Parlamento e Regioni – hanno aggiunto – intendono così trovare la quadra sulla negazione del ruolo centrale ed esclusivo della professione medica nelle sue funzioni di duplice garanzia del cittadino e dello Stato, e della valorizzazione dei professionisti del Ssn, necessaria per la sostenibilità, non solo economica, del sistema sanitario. Preferiscono, evidentemente, il dilagare di una cultura aziendalista che tende a marginalizzarne ruolo e funzioni, tutto sacrificando sull’altare del bilancio e della invadenza pervasiva della politica”.
Per i sindacati il testo si limita a ribadire norme di funzionalità delle aziende sanitarie, sfiorando soltanto il nocciolo dei problemi “che pure, a detta dei promotori, l’avrebbero originato, e sottraendo ulteriore materia allo spazio contrattuale per affidarla in modo unilaterale alle Regioni”.
“Ancora una volta – hanno speigato – si modifica l’età di quiescenza contribuendo, dopo avere rifiutato di anticipare l’età di ingresso nel sistema, all’invecchiamento della categoria. Aumenta la discrezionalità politico-amministrativa nelle procedure di selezione e verifica delle carriere, a dispetto di titoli e esperienza professionale. Si lasciano inalterati ingiustificati privilegi dell’Università nella governance delle Aziende integrate”.
Tirando le somme, per i sindacati il testo sul Governo clinico va rivisto alla luce delle esigenze delle categorie professionali. Altrimenti meglio farne a meno.