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QS Edizioni - lunedì 25 novembre 2024

Lavoro e Professioni

La lettera dell’Italia all’Ue. Le reazioni dei medici, dei farmacisti e delle imprese biotecnologiche

immagine 28 ottobre - All'indomani della consegna all'Europa della lettera di Berlusconi contenente le linee guida del Governo per lo sviluppo del Paese, ecco le reazioni di Anaao Assomed, Cimo Asmd, Assobiotec, Assofarm e Movimento liberi farmacisti.
Troise (Anaao): “Ancora una volta paga il pulico impiego”
“Le intenzioni del Governo quali l’istituzione della cassa integrazione per i dipendenti pubblici e la mobilità obbligatoria, pena licenziamento, bene si inseriscono in un contesto di attacco forsennato alle retribuzioni e alle pensioni che colpisce prevalentemente il lavoro pubblico, e quindi medici e dirigenti del Ssn”. È  questo il commento del Segretario nazionale Anaao Assomed, Costantino Troise ad alcuni dei contenuti della lettera consegnata alla Ue.
Per Troise, ormai si spara nel mucchio, ma sempre con un occhio di riguardo per “l’odiato  pubblico impiego, identificato come unico soggetto titolare di sacrifici, tagli e leggi speciali”.
“Questo Governo non manca giornalmente – ha detto Troise – di manifestarci la sua totale e violenta ostilità  sulla base di una vera e propria ideologia che persegue l’eliminazione del lavoro e del servizio pubblico. Sono solo 3 milioni i dipendenti pubblici in Italia e tra loro ci sono quanti garantiscono i servizi fondamentali per il cittadino: sanità, scuola e sicurezza. Non basterà tutto il sangue dei dipendenti pubblici per sanare il bilancio – ha aggiunto Troise –  devono pagare i grandi patrimoni, gli evasori, la classe politica. Basta tutelare furbi ed arricchiti, colpendo la struttura portante di quel poco di welfare rimasto nel nostro Paese. Nessuno sviluppo è possibile senza servizi sociali. Se queste sono le soluzioni prospettate non potremo sottrarci dal reagire per far sì che in ultimo il Governo tagli se stesso”
 
Cassi (Cimo): “Una mobilità senza regole ci fa paura. La salute non è una Fiat Punto”.
La lettera consegnata dal Governo italiano all’Unione europea secondo il presidente della Cimo Asmd, Riccardo Cassi, “fa discutere e crea malumore tra i medici del Servizio sanitario nazionale proprio per le due misure che interessano il pubblico impiego: la mobilità obbligatoria e l’introduzione della Cassa integrazione”. “La mobilità - ha spiegato Cassi - è uno strumento già previsto nei nostri contratti, non vorrei che si vada verso una mobilità selvaggia, non regolamentata, dove le specificità dei medici non vengono garantite. Una mobilità senza regole ci fa paura. La cassa integrazione invece non mi sembra applicabile in sanità. Una cosa è mettere in cassa integrazione un lavoratore di una catena di montaggio che produce un determinato prodotto, un’altra è farlo nei confronti di chi si occupa della salute dei cittadini. La cura e la salute dei cittadini - ha concluso il presidente della Cimo - sono servizi che vanno garantiti, non sono una Fiat Punto”.

Sidoli (Assobiotec): "Aspettiamo i fatti, ma c'è poco di cui essere ottimisti"
"Aspettiamo i fatti. Non si può fare un reale bilancio sui contenuti della lettera di Berlusconi finché non sarà noto come si concretizzerà dal punto di vista operativo, ma non c’è di che essere ottimisti". Questo il commento di Alessandro Sidoli, presidente Assobiotec, secondo il quale "se è vero che oggi non è il momento giusto per chiedere risorse allo Stato, servono però interventi seri e condivisi. Anche faticosi, ma in grado di rappresentare un punto di svolta. È necessario trovare soluzioni virtuose". Ad esempio, per quanto riguarda la spesa farmaceutica, "utilizzare almeno una quota dei risparmi ottenuti con i tagli per finanziare l’innovazione, altrimenti per le imprese sarà impossibile continuare a restare in piedi".

Gizzi (Assofarm): "No assoluto all'ipotesi di dismissione delle farmacie pubbliche"
Secondo Venazio Gizzi, presidente di Assofarm l’Associazione delle aziende farmaceutiche municipalizzate e delle farmacie pubbliche, nella lettera presentata dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi all’Unione Europea, non vi è nessun accenno a una possibile dismissione delle farmacie di proprietà dei Comuni. “Il riferimento all’introduzione di un ‘sistema di garanzia sulla qualità dei servizi’ non può che trovarci d’accordo” afferma Gizzi. “Le farmacie pubbliche italiane, fin dalla loro nascita hanno sempre svolto con il massimo impegno il loro servizio a favore della collettività e qualsiasi misura che intenda promuovere una maggiore qualità del nostro servizio è bene accolta. Respingiamo invece fermamente l’ipotesi, ventilata da alcuni quotidiani nazionali, di una possibile dismissione delle farmacie pubbliche. Siamo infatti fermamente contrari a una tale possibilità e riteniamo opportuno ribadire quanto già dichiarato: in un momento di crisi come l’attuale, sarebbe davvero una ‘scelta sciagurata’. Le stesse farmacie infatti – conclude Gizzi - a nostro avviso continuano a essere l’unico strumento di ricchezza e di partecipazione degli Enti locali per il governo della salute dei cittadini sul territorio ma anche una delle poche forme compiute di federalismo municipale in quanto i loro guadagni forniscono a molti Comuni risorse preziose da destinare ai loro bilanci”.

Movimento liberi farmacisti: "Zero in liberalizzazione delle professioni, zero in crescita”
La lettera, poi, non convince il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti (Mnlf), secondo il quale “probabilmente si tratta solo di un espediente per ‘prender tempo’, arginare il pressing dell’Ue e continuare a tutelare il proprio elettorato di riferimento in vista delle prossime elezioni”. Non c’è traccia, continua la nota dei liberi farmacisti, di “alcun impegno serio a liberalizzare le professioni ed eliminare gli ostacoli corporativi”. Come dimostrano, secondo il Mnlf, nche “il sostegno dato sino ad ora ai progetti di legge presentati in Parlamento. Si veda per tutti i disegni di legge circa la riforma dell’Ordine forense (Commissione Giustizia della Camera) e quella del sistema farmaceutico nazionale (Commissione Igiene e Sanità Senato) con la volontà esplicita di eliminare le parafarmacie”.
28 ottobre 2011
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