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QS Edizioni - sabato 23 novembre 2024

Lavoro e Professioni

Farmaci. In ospedale arriva il “farmacista di dipartimento” contro sprechi ed errori

immagine 12 ottobre - Prende piede questa nuova figura che da oggi potrà contare anche su un manuale ad hoc frutto della collaborazione del ministero della Salute, della Fofi, della Sifo, dell’Aiom e dell’Eahp. Mandelli (Fofi): “Urgente contrattualizzare gli specializzandi”.
 
Prendere il farmaco sbagliato o più banalmente assumerlo in modo errato per quantità e modalità può essere anche fatale. I casi di errori sanitari connessi alla somministrazione di farmaci sono per fortuna limitati ma il fenomeno esiste e per contrastarlo efficacemente sta prendendo piede il ruolo del farmacista di dipartimento.
Una figura ancora poco nota nel nostro Ssn ma che può rappresentare la chiave per la razionalizzazione di tutto il percorso terapeutico-farmacologico che il paziente deve affrontare durante e dopo il ricovero in ospedale.
Se ne è parlato oggi a Roma al ministero della Salute dove è stato presentato un manuale teorico-pratico per la prevenzione degli errori in terapia e l’implementazione delle politiche di governo clinico in oncologia, frutto del lavoro congiunto  dello stesso ministero, della Fofi, della Sifo, dell’Aiom e dell’Associazione europea dei farmacisti ospedalieri (Eahp).
Più qualità, più efficienza, meno costi: questi gli obiettivi del progetto che trova sostanza anche in un’indagine ad esso collegata che ha monitorato il livello attuale di partecipazione del farmacista alle scelte farmacologiche in ospedale in alcune aziende sanitarie. Risultati parziali ma incoraggianti se consideriamo che già oggi il farmacista è coinvolto nel consiglio terapeutico nel 50% dei casi e ancor più lo è (58%) quando si tratta di consigliare come proseguire la terapia una volta dimessi dall’ospedale. E sono molto buoni anche i giudizi dei colleghi medici e infermieri che considerano in grande maggioranza (il 90,6%) questa esperienza positiva, sia per la possibilità di confronto/consiglio (69,9%), sia per l’alleggerimento del rispettivi carichi di lavoro (20,7%).
Ma come sviluppare questa funzione? Come far sì che essa diventi organica alla vita ospedaliera? A dare una prima risposta è stato il presidente della Fofi Andrea Mandelli che ha puntato l’indice sulla necessità di garantire percorsi finalmente chiari, strutturati e incentivanti per la specializzazione in farmacia ospedaliera, prevedendo contratti regolari per gli specializzandi che oggi non possono contare su alcun sostegno economico. E questo per rispondere appieno e in modo permanente e non episodico allo scopo principale di questa figura che è quello di coniugare la ricerca di economie a un’assistenza capace di offrire ai pazienti le migliori terapie”. 
Per Luigi D’Ambrosio Lettieri, vice presidente della Fofi, l’iniziativa rientra in una precisa strategia diretta non a proporre un’ulteriore strozzatura della spesa sanitaria nazionale  bensì per definire strumenti attraverso i quali intervenire sugli sprechi. Avviare progetti come questo “è uno di quegli investimenti indispensabili per garantire il futuro del nostro sistema sanitario che ha finora scontato politiche dirette soltanto a comprimere la spesa. Ben venga dunque questa iniziativa che conferma l’impegno del ministro Fazio”.
“Questo progetto” ha affermato dal canto suo Laura Fabrizio, presidente della Sifo, “nasce dalla consapevolezza di quanto la figura del farmacista di reparto sia diffusa in altri Paesi: lo testimonia anche una copiosa letteratura che, peraltro, ne ha sempre sottolineato gli aspetti positivi”. Ma c’è un’altra valenza importante: quella che vede figure professionali diverse – farmacisti, medici, infermieri, tecnici ecc. – operare in team e collaborare anche con le istituzioni e le strutture accademiche per l’elaborazione e la diffusione dei loro risultati. “Non va dimenticato” ha ricordato “che il farmacista di reparto può risultare estremamente utile non solo nel momento in cui il paziente vive la sua esperienza ospedaliera ma anche quando quest’ultimo abbandona l’ospedale e torna sul territorio”.

Tutti d’accordo, dunque, sulla validità dell’iniziativa – lo hanno confermato parlando di “rilevante scelta culturale” – Marco Venturini dell’Aiom e Roberto Frontini dell’Eahp (tornato anche lui sulla questione della mancanza di sostegni economici nel periodo di specializzazione), così come Domenico Di Bisceglie, direttore sanitario dell’Irccs Casa Sollievo della sofferenza di S. Giovanni Rotondo che ha voluto sottolineare l’impatto positivo che iniziative simili possono avere su un’organizzazione sanitaria come quella italiana ancora troppo legata a schemi “antichi”.
Gli stessi pazienti – la ha ricordato in conclusione Teresa Petrangolini, segretario generale di Cittadinanzattiva – non possono che confermare la necessità di introdurre figure come quella del farmacista di reparto che abbiano competenze specifiche nel monitoraggio delle terapie e possano così farsi garanti della loro sicurezza ed efficacia.
Un’attenzione questa che il ministero della Salute ha sempre posto tra i suoi obiettivi primari: lo ha ricordato Susanna Ciampalini farmacista della Direzione generale della programmazione sanitaria (a moderare il dibattito è stato Alessandro Ghirardini, dirigente dell’Ufficio III della stessa Direzione) illustrando i molti programmi ministeriali diretti ad assicurare la sicurezza e la qualità delle terapie farmacologiche (dalle Raccomandazioni alla campagna sui farmaci Lasa - Look Alike Sound Alike, fino alle Guide per cittadini e operatori e ai Manuali).
A dar conto dei risultati della sperimentazione sono stati, rispettivamente Francesco Cattel, responsabile area Farmacia clinica de Le Molinette di Torno, Angelo Palozzo, coordinatore nazionale dell’Area Oncologia della Sifo e Piera Polidori, direttpore dell’UOC farmacia dell’Ismett di Palermo. Dai loro interventi – senza dimenticare quello di Claudio Jommi dell’Università Bocconi di Milano che si è soffermato sulla metodologia di rilevazione dei risultati – è emerso come ci siano stati sensibili cambiamenti nei processi gestionali delle cinque strutture interessate, testimoniati da specifici indicatori di processo e di esito. Tra questi la conformità delle prescrizioni al Registro Aifa dei farmaci oncologici sottoposti a monitoraggio (Registro Aifa-Onco), il monitoraggio delle prescrizioni off-label dei medicinali, la riduzione del valore in euro delle scorte dei emdicinali nell’armadio di reparto. Ma anche la diminuzione delle ri-ospedalizzazioni per eventi/reazioni avverse da medicinali, la registrazione di “near miss” (incidenti potenziali che non avvengono per casualità) e, infine, la qualità percepita da parte degli operatori sanitari e dei pazienti. Che, in proposito, hanno dimostrato di aver percepito con chiarezza quanto la presenza del farmacista abbia influito sull’assistenza loro prestata. 
12 ottobre 2011
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