toggle menu
QS Edizioni - venerdì 22 novembre 2024

Lavoro e Professioni

38° Congresso nazionale Sifo. Il farmacista come un monaco del Medioevo, in laboratorio alla scoperta di erbe e preparati dei secoli scorsi

immagine 24 novembre - Un viaggio indietro nei secoli, fino agli anni del Medioevo. È questa l’avventura ideata per i farmacisti partecipanti al 38° Congresso nazionale Sifo, attraverso il laboratorio di galenica conventuale. Teoria e pratica sulla medicina monastica: dai ricettari medievali, agli erbari, fino all’ “hortus simplicium”, il giardino dei medicamenti dei conventi. E per chi lavora nei laboratori galenici arriva un Vademecum ad hoc.
Oggi come nel medioevo. I farmacisti del 38° Congresso nazionale Sifo, la Società dei farmacisti ospedalieri e dei servizi farmaceutici delle aziende sanitarie, fanno un tuffo nel passato, grazie al laboratorio di galenica conventuale. Si tratta della medicina monastica, la stessa che tanti secoli fa, nelle abbazie, era in grado di “sfornare” medicinali e composti curativi realizzati con piante ed erbe.
 
Già l’anno scorso, per la prima volta, durante i giorni del congresso Sifo, oltre seicento farmacisti avevano sperimentato la preparazione di composti e le procedure pratiche, indossando il camice e mettendosi al lavoro. Quest'anno, l’esperienza del laboratorio L.i.f.e (Laboratorio interattivo farmacisti esperti) si ripete, ma con una originale novità.
 
L'idea è proprio quella di portare nel presente la cultura e la manualità delle origini, ripercorrendo arti e mestieri medievali. Si va dai ricettari medievali, agli erbari, fino alle strutture di cure di un tempo. Nei monasteri e nei conventi c'era spesso il cosiddetto “hortus simplicium”, il giardino dei medicamenti semplici, dove venivano coltivate le piante poi utilizzate dai monaci per preparare medicamenti semplici - fatti di un'unica pianta - o composti.
 
L'abbazia di Morimondo
Sono i “maestri” laici della abbazia di Morimondo, in provincia di Milano al confine con Pavia, ad esporre ai farmacisti ospedalieri le tecniche dell'erboristeria che si no nel Medioevo. Da molti anni ormai Morimondo è passata alla Diocesi di Milano e di monaci nel senso stretto della parola non ce ne sono più: al posto dell'ordine monastico è però nata nel 1993 una Fondazione denominata Abbatia Sancte Marie de morimundo che porta avanti, attraverso volontari laici, le regole di San Benedetto (in primis il noto ora et labor') e le antiche attività dei monaci dell'ordine cistercense. Tra queste c'è anche l'erboristeria e la conoscenza delle piante medicinali, che faceva parte delle funzioni assistenziali nei confronti di pellegrini e popolazioni delle campagne: grazie alla conoscenza delle erbe officinali che spesso si tramandava per esperienza, i monaci sapevano preparare impacchi, unguenti e medicamenti capaci di curare.
 
Gli esperti del laboratorio L.i.f.e.
Mariachiara Rodella ha approfondito la “Storia delle strutture medievali per l'accoglienza e per la salute”. A Raffaella Rogledi è stata affidata la lezione su “Ricette dai ricettari medievali”. Il vicepresidente del museo dell'abbazia di Morimondo Piero Rimoldi, ha parlato di “Erbario tra arte e scienza” e Silvia Fumagalli per un excursus “Dal giardino dei semplici al laboratorio”.
 
Il Laboratorio L.i.f.e.
Coordinato da Davide Zenoni, dell’Area Nutrizione clinica Sifo, il laboratorio anche quest'anno si propone di ricreare, in un ambiente spazioso ed attrezzato, le attività che il farmacista svolge quotidianamente in laboratorio, dal punto di vista metodologico e applicativo.
 
Si divide in quattro aree, che gli iscritti possono visitare a rotazione per immergersi anche praticamente nelle attività: dalle simulazioni pratiche anti-errori alla preparazione di compresse e capsule, quest'anno anche di cannabis (la simulazione, però, verrà effettuata utilizzando origano). Oltre all'area della galenica conventuale, sono presenti l'area galenica, l'area oncologica e infine l'area della nutrizione clinica. Come l'anno scorso, l'attività formativa è organizzata in modo interattivo, per dare la possibilità ai partecipanti di confrontarsi e apprendere, grazie a personale qualificato, informazioni sulle norme e tecniche di allestimen to avanzate.
 
Il Vademecum della Galenica
Al congresso Sifo di Roma la galenica è protagonista anche per un altro motivo: da questa mattina viene distribuito il "Vademecum per il farmacista che lavora in un laboratorio galenico". È un lavoro nato dalla sinergia tra l'Area galenica di Sifo (responsabile Davide Zanon) e l'Area Nutrizione clinica (responsabile Davide Zenoni). Si tratta di un prontuario, 116 le pagine complessive, una guida pratica di agevole consultazione nella quotidiana attività di laboratorio del farmacista. Ma questo libriccino potrebbe essere anche un buon punto di partenza per un'applicazione uniforme delle norme della galenica su tutto il territorio nazionale.
 
Nel vademecum sono presi in esame tutti gli aspetti connessi alla sicurezza e alla prevenzione degli ambienti, sono catalogati i dispositivi di protezione collettiva e individuale, e prese in esame sia le fasi di valutazione del rischio chimico e cancerogeno. Il Manuale è frutto del lavoro di Zanon e Zenoni che, confrontandosi insieme, hanno avviato un percorso di revisione che ha permesso di individuare alcuni settori dell'attività del farmacista di laboratorio che necessitavano di essere approfonditi.
 
Hanno così cercato di definire le specifiche tecniche ed i requisiti strutturali, organizzativi e tecnologici per l'esecuzione delle attività e la gestione delle stesse in sicurezza per operatore e prodotto. E infine li hanno messi su carta in modo sintetico ad uso di tutti i colleghi. Ma il loro manuale, ci tengono a precisare, non vuole essere in alcun modo un punto d'arrivo, bensì un nuovo punto di partenza per tutti i farmacisti che vogliano lavorare al meglio. Perchè vademecum, in latino, significa “vieni con me - ti posso aiutare”.
 
“La garanzia di un prodotto sicuro e di qualità è una responsabilità collettiva che coinvolge tutti gli attori quali, la comunità accademica, il sistema sanitario nazionale in tutte le sue articolazioni, la comunità scientifica e tutti i professionisti che operano in sanità - ha spiegato Davide Zenoni, responsabile Nutrizione clinica Sifo-. In quest'ottica, ci è parso essenziale rileggere e completare, alla luce di un miglioramento continuo, un percorso di sicurezza e qualità del farmaco galenico”.
 
“È stato un lavoro di squadra, un percorso durato un anno - ha concluso Davide Zanon, responsabile Galenica Sifo-. Il risultato è in realtà il punto di partenza: uno spunto a migliorare e a migliorarsi, sempre nell'ottica di assicurare un prodotto di qualità che non costi la sicurezza di chi lo allestisce”. 
24 novembre 2017
© QS Edizioni - Riproduzione riservata