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QS Edizioni - giovedì 21 novembre 2024

Lavoro e Professioni

Giornata Radiologia/1. I medici radiologi: “Nei Pronto soccorso macchinari troppo vecchi”

immagine 9 novembre - Dall'International Day of Radiology di Milano gli esperti lanciano un appello alla politica per la radiologia di emergenza: “serve un piano omogeneo per dotare tutti i presidi di secondo livello, anche i piccoli pronto soccorso, di apparecchi professionali in grado di intervenire tempestivamente”. L’incontro è stato organizzato dalla Sirm, la Società Scientifica che rappresenta oltre 10 mila medici radiologi.
“Sono molto felice che quest'anno sia stato scelto un argomento che incide così tanto sulla vita dei nostri concittadini come la radiologia di emergenza.  40 anni fa la radiologia era una disciplina di aiuto che permetteva di convalidare una diagnosi già posta. Oggi non è più così con 110 mln di indagini effettuate annualmente in Italia, il Radiologo è chiamato in prima persona a fare una diagnosi in tempi brevi e contribuire a salvare vite”. È il primo commento di Carmelo Privitera, presidente Società Italiana Radiologia Medica e Interventistica, al termine del' International Day of Radiology di Milano, organizzato dalla Sirm, ieri a Milano.
 
“Il team dei radiologi di emergenza - ha spiegato Privitera - assicura competenze sinergiche per coprire a 360 gradi le esigenze diagnostiche nei Pronto Soccorso. Interviene nei tempi più brevi possibili con le indagini radiologiche più appropriate, contenendo al massimo le dosi di radiazioni erogate al paziente. Il radiologo clinico attraverso l’appropriatezza delle indagini ottimizza il percorso diagnostico, completandolo con quello terapeutico interventistico, fondamentale per una più favorevole prognosi del paziente. Dobbiamo organizzarci bene sul territorio.  I radiologi ci sono, ma l'organizzazione dei dipartimenti non è sempre calzante con le emergenze del cittadino”
 
“È vero - ha continuato il presidente Sirm - che c'è una propensione alle indagine non necessarie, ma deve esserci comunque il presidio necessario a tutelare il cittadino. Da qui un messaggio per chi ci amministra:  organizzarci meglio, con strutture più valide e professionalità che coprano tutte le esigenze.  Tutto ciò oggi esiste solo a macchia di leopardo nel nostro paese con ancore troppe disparità tra le regioni.  Eppure i tempi di afferenza al Pronto Soccorso sono fondamentali per i buoni risultati e per salvare vite”.
 
Roberto Grassi, presidente eletto Società Italiana Radiologia Medica e Interventistica ha invece puntato i riflettori sulla campagna della Sirm per la locazione dei presidi di secondo livello sul territorio.  “Dobbiamo evitare il passaggio da un presidio ad un altro più attrezzato.  Un passaggio - ha detto - che spesso prende più di un'ora, rendendo non trattabili le emergenze più gravi per cervello, cuore, addome. Il numero dei radiologi non è ancora congruo se questo piano dovesse partire oggi.  La Sirm spinge sulla formazione dei radiologi, ma è indispensabile un interlocutore politico che stabilisca il numero e individui i presidi di intervento”.   

Un plauso all'Italia, la prima nazione in Europa a dare rilievo alla radiologia è arrivato da Antonio Rotondo, presidente Fidesmar (Federazione italiana delle società mediche dell'area radiologica, che riunisce le 5 principali associazioni e realtà scientifiche del comparto). “In Italia - ha sottolineato - risultati ottimali che si ribaltano automaticamente sulla radiologia di emergenza. La definizione di Golden Award, il tempo che percorre dal momento dell'accidente al momento dell'arrivo nella struttura in cui il paziente viene trattato però può variare.  La società scientifica con un approccio intellettuale dovrebbe fare chiarezza sui tempi di intervento delle varie tipologie di traumi.  E' necessario creare un modello olistico uguale per tutti”.   

Della Regione Lombardia ha parlato Vincenzo Di Candido, past president Gruppo Regionale Lombardia Sirm: “è un modello - ha specificato - che funziona in questo campo. Abbiamo avuto un risparmio di 6mln di Euro, anche se la situazione rimane complessa, le risorse sono limitate non si assumono più radiologi.  Un grosso merito va dato al sindacato Nazionale Radiologi per l’impegno dimostrato”.
 
“Oggi - ha concluso Marco Bartolini, presidente Sezione Radiologia Urgenza Emergenza Sirm - la sfida di far crescere la radiologia di emergenza si sta spostando dal versante culturale all'aspetto organizzativo e funzionale.  La Radiologia diventa il cuore della rete diagnostica nazionale”.
 
La Sirm descrive lo scenario italiano 
In Italia si assiste ormai da anni ad una crescita costante della richiesta di assistenza sanitaria in regime di emergenza/urgenza, tanto che il sovraffollamento dei Pronto Soccorso e dei Dipartimenti di emergenza (Dea) è cronaca quotidiana. Soprattutto per le fasce più deboli della popolazione il ricorso al Pronto Soccorso rappresenta spesso l’unico modo per accedere alle cure in modo rapido, discretamente efficiente e pressoché gratuito.
 
I numeri del fenomeno sono cosa nota: se consideriamo che negli ultimi anni si sono registrati circa 3.4 accessi al Pronto Soccorso ogni 10 abitanti, per un totale di 24.000.000 di accessi adulti in media all’anno e 1.609.287 accessi ai Pronto Soccorso pediatrici (Stime FIMEUC 2016-18), possiamo dire che in linea di massima 1/3 della popolazione accede ogni anno in Pronto Soccorso. Le prestazioni radiologiche sono circa il 110% degli accessi, ovvero in media ogni paziente che accede al PS esegue 1,1 prestazioni di diagnostica per immagini. I dati evidenziano un aumento progressivo delle prestazioni (+31%). Impressionante l’aumento della Tomografia Computerizzata: + 107% negli ultimi 7 anni. Ma anche si registra un + 378% nei Pronto Soccorso pediatrici per quanto riguarda l’ecografia, preferita rispetto alla TAC per evitare la radioesposizione dei piccoli pazienti.
 
La radiologia di emergenza  ha quindi acquisito un significato enorme negli ultimi tempi. Le emergenze costituiscono una parte sostanziale dei casi radiologici che richiedono un management efficace con diagnosi e decisioni corrette in modo tempestivo. Oggi nella maggior parte degli ospedali i radiologi sono parte effettiva dell'unità di emergenza ed hanno il compito di sequenziamento, priorità e gestione dei servizi di Imaging. Dove questa sequenza si completa il risultato è impressionante; non solo migliora la qualità dell’Imaging, con conseguente minor morbilità e mortalità, ma i pazienti in emergenza possono beneficiare di una stretta collaborazione tra radiologi e team d’urgenza, migliorando la qualità delle cure e dei trattamenti.
 
Attualmente, nei Paesi industrializzati, il trauma rappresenta la terza causa di morte dopo le malattie cardio-vascolari e le neoplasie, collocandosi al primo posto nei soggetti di età compresa tra 25 e 44 anni. Anche il trauma cosidetto “minore” è un fattore imponente di ricorso alle cure di Pronto Soccorso, incidendo per circa un terzo degli accessi al PS sul territorio nazionale. La gestione del paziente traumatizzato da parte del sistema di Emergenza Sanitaria in PS ha fatto passi da gigante, tuttavia, ancor oggi c’è una percentuale importante di pazienti che, per ritardo o inappropriatezza delle cure, possono avere conseguenze fatali per traumi potenzialmente non mortali: si tratta delle cosiddette “morti evitabili”.
 
Il trauma è di gran lunga la prima causa di morte anche nell’età pediatrica. Purtroppo negli ultimi decenni sono in aumento le dinamiche traumatiche ad alta velocità (investimenti stradali, scontri automobilistici), come nell’adulto e la tipologia delle lesioni traumatiche rispecchia quelle dell’adulto. Nel frattempo, sono comunque presenti le dinamiche traumatiche tipiche dell’età pediatrica, legate all’attività sportiva, agli incidenti domestici e nell’ambiente scolastico.

Nel bambino, rispetto all’adulto, perlomeno nei traumi isolati dell’addome, si tende a privilegiare la diagnostica ecografica rispetto alla TAC, per evitare la radioesposizione dei piccoli pazienti. La TAC rimane invece la metodica principe nello studio del bambino che ha subito un trauma ad alta energia, parimenti a quanto avviene nel paziente adulto.
 
Dal numero crescente di incidenti stradali, dagli accessi ai pronto soccorsi e dai costi sociali che ne derivano, ecco sorgere una “nuova” cultura dell’emergenza che si basa essenzialmente sulla necessità di ridurre i tempi d’intervento ed ottimizzare le risorse umane e tecnologiche. Il termine “golden hour”, coniato da R. Adams Cowley, chirurgo dell’Università del Maryland a Baltimora, sta a significare proprio che la tempestività, l’adeguatezza e la sinergia degli interventi sono determinanti per la sopravvivenza del politraumatizzato. Infatti, si dimostra che la curva della mortalità del politraumatizzato si appiattisce fin oltre del 50% solo se si riducono i tempi di intervento, si effettuano cure di primo soccorso sul luogo dell’incidente e durante il trasporto e si eseguono le cure definitive in un ospedale adeguatamente attrezzato, meglio se in un “trauma center”.
 
In Italia la radiologia d’emergenza occupa oggi un ruolo importante nella piastra del Dea ed il radiologo dedicato, operante “h 24” nell’emergency room, è divenuto figura nodale per il corretto inquadramento diagnostico e il rapido approccio terapeutico del paziente critico. Ma il panorama nel nostro territorio nazionale rivela, a tratti, profonde differenze sul piano strutturale, tecnologico e organizzativo-gestionale. La presenza del radiologo dedicato “h 24” è ancora rara in molte realtà ospedaliere.
 
Eppure da più parti si è compreso il concetto che l’unico vero nemico del paziente critico è il tempo e che, pertanto, solo la razionale configurazione e collocazione delle risorse umane, tecnologiche e strutturali nei dipartimenti di emergenza e accettazione (DEA) possono consentire il recupero di vite umane che, altrimenti, si perdono. In questa logica di azioni coordinate, razionali e finalizzate, si sono sviluppati modelli strutturali (layout) di DEA che nel tempo si sono notevolmente evoluti.
 
La radiologia d’Urgenza non svolge più solo la funzione di diagnosi delle condizioni cliniche, ma di fatto funziona da vero e proprio filtro dell’ospedale, consentendo di discriminare i pazienti che realmente necessitano di ricovero e di gestire i percorsi di ricovero con la maggior appropriatezza possibile, ottimizzando i costi e l’uso delle risorse. Ma se questa è la nuova premessa culturale al concetto di emergenza, Il processo di qualificazione dell’emergenza è da ricercarsi nello studio delle esigenze della popolazione, nella professionalità degli operatori e nelle scelte meritocratiche. Tutto questo deve essere fortemente condiviso e perseguito dai vertici politici ed aziendali il cui obiettivo deve essere il coordinamento e la verifica delle azioni e delle risorse umane applicate al sistema. Punto nodale è un percorso trasparente che vada decisamente nel senso del merito per tutti gli operatori del settore che dimostrino di essere all’altezza del compito.
 
La Giornata Internazionale di Radiologia è stato lanciata nel 2012 ed è un'iniziativa congiunta della Società Europea di Radiologia (ESR), della Radiological Society del Nord America (RSNA) e dell'American College of Radiology (ACR). E’un evento annuale con lo scopo di sviluppare una maggiore consapevolezza del valore con il quale la radiologia contribuisce alla cura del paziente e il ruolo vitale che i radiologi svolgono nel continuum sanitario.

L’8 novembre è il giorno in cui Wilhelm Conrad Röntgen ha scoperto l'esistenza di raggi x nel 1895 ed è stato scelto un come un giorno di azione e consapevolezza. Gli organizzatori sperano di trasmettere al mondo le straordinarie possibilità mediche, scientifiche ed artistiche delle immagini radiologiche, il ruolo essenziale del radiologo quale parte integrante del team di assistenza sanitaria in innumerevoli scenari, e gli elevati standard formativi e professionali richiesti a tutto il personale che lavora nell’ambito dell’imaging. 
9 novembre 2017
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