La rottura delle trattative per il rinnovo del Contratto nazionale per i farmacisti dipendenti di farmacia privata è stata accolta dal Conasfa, il Coordinamento nazionale delle associazioni dei farmacisti non titolari, “con forte delusione”. Così si apre infatti la nota con la quale il Conasfa chiede una rapida ripresa dei colloqui per il rinnovo del Ccnl. E lo fa richiamando anche l’appello venuto dal presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani, Andrea Mandelli che aveva, appunto, chiesto un ritorno delle parti al confronto “per raggiungere un accordo soddisfacente per i collaboratori”. Il Conasfa, a questo proposito, ribadisce come “I colleghi Farmacisti collaboratori siano garanzia per l’attività dell’azienda farmacia e unica risorsa per un effettivo miglioramento della qualità del servizio farmaceutico territoriale al cittadino”. Di conseguenza l’attuale e futura “farmacia”, rischia, come si ricorda nella nota, di essere “poca cosa se non si riconosce il vero ruolo e la giusta retribuzione dei colleghi collaboratori”.
La nota prosegue richiamandosi ai “rumors” sulla possibilità, pare ventilata dalla rappresentanza della Federfarma, “di elargire in busta paga una quota aggiuntiva indipendentemente dal rinnovo del Ccnl”. Si tratta di un proposta che “non trova nessuna logica” poiché “fino a prova contraria” le contrattazioni si svolgono tra le parti. “Accettare supinamente un “bonus” di fatto – si specifica nel documento del Conasfa – sancirebbe il principio che in futuro a ogni mancata occasione di accordo una controparte possa decidere per l’altra e arrogarsi il diritto di non decidere e/o concordare mai”.
Il Coordinamento esorta dunque sia la Federfarma, sia i sindacati di categoria “ad evitare giochi tattici sulla trattativa: il momento economico è drammatico e non si presta a perdite di tempo o a giochetti tra le parti”.
Viene così auspicata “un’immediata ripresa dei lavori e la firma di un contratto che soddisfi le aspettative economiche e normative dei farmacisti collaboratori”. Il contratto è infatti scaduto da quasi due anni mentre “la crisi economica mondiale, unitamente alle manovre economiche messe in atto dal nostro Governo, hanno messo in ginocchio la nostra categoria, che ha perso gran parte del potere di acquisto”. “Il malcontento” conclude la nota “potrebbe portare molti collaboratori a pensare che la liberalizzazione del settore sia l'unica via d'uscita per migliorare la loro condizione economica”.