Sono 3.756, oggi, In Puglia, i medici di Continuità Assistenziale e di famiglia con contratto a tempo indeterminato. Sono loro a garantire l’assistenza primaria agli oltre 4 milioni di abitanti della Regione. Ma senza provvedimenti efficaci, tra meno di 15 anni circa 1 milione e mezzo di pugliesi rimarrà senza assistenza.
A lanciare l’allarme è la FiImmg Continuità Assistenziale di Bari, che in uno studio ha calcolato la variazione della riserva di medici di medicina generale nel tempo, nella Regione.
Secondo il modello utilizzato, la riserva in Puglia si esaurirà, negativizzandosi, nel 2022. Il numero dei medici in graduatoria, dunque, non sarà sufficiente a coprire i pensionamenti, tanto che 135 posti rimarranno scoperti. E il deficit salirà rapidamente, portando nel 2031 ad un ammanco di oltre 1500 medici rispetto al fabbisogno di circa 3.700. In pratica, non si riuscirà a sostituire il 42,4% del fabbisogno.
In base all'analisi della Fimmg, la prima provincia ad esaurire la riserva sarebbe Taranto nell'anno 2020, mentre l’ultima sarebbe Bari nell'anno 2025.
La FiImmg Continuità Assistenziale di Bari si è quindi posta una domanda: “Fino a che punto un organico sottodimensionato può sopperire alle carenze del sistema?”. Per rispondere, il sindacato ha valutato il peso di assistiti per ogni medico, calcolando che attualmente, stando ai dati ufficiali di riferimento, ogni medico pugliese ha in media 1.072 assistiti, contro un carico ottimale da contratto previsto a 1.000 assistiti per ciascuno medico. “Se tutti i medici di Assistenza Primaria fossero ad ottimale previsto dal contratto (1000 pazienti) – osservano dunque i ricercatori della Fimmg Continuità Assistenziale di Bari -, non vi sarebbero medici a doppio incarico; tutti gli incarichi di Continuità Assistenziale sarebbero coperti da personale titolare ad incarico esclusivo. Il numero di unità necessarie incrementerebbe e già oggi il sistema andrebbe in default per carenza di personale. In realtà ciò non avviene per l’esistenza di un tetto massimale di pazienti per medico pari a 1500. La forbice fra ottimale e massimale determina disomogeneità nella distribuzione assistiti fra i medici. Ne consegue un’acquisizione graduale di pazienti da parte di una fascia di colleghi che sono al di sotto dell’ottimale e svolgono quindi doppio incarico fino alle 650 scelte. È stato postulato, ai fini delle proiezioni che seguiranno, che il carico di lavoro dei medici a doppio incarico continui ad essere coperto dagli stessi medici. È evidente che la distribuzione della quota oraria rappresenta un aspetto nella distribuzione dei carichi di lavoro che richiederà una rivisitazione delle norme nel prossimo Accordo Collettivo, ai fini della sostenibilità reale degli stessi carichi”.
Dalle proiezioni emerge che per ritardare la negativizzazione della riserva complessiva della Medicina Generale al 2024, bisognerebbe incrementare il rapporto medico/paziente a 1300 pazienti per medico a partire dal 2019.
Nell’ipotesi di incremento del numero di assistiti per medico fino a 1700, a partire dal 2019, la riserva si esaurirebbe nel 2028.
Affinché il sistema della Medicina Generale non soffra di una carenza di personale medico fino al 2031, sarebbe necessario incrementare la quota di assistiti per medico fino a 2100.
Ma potrebbe davvero, un singolo professionista, garantire al meglio l’assistenza a ogni cittadino dovendo farsi carico di un così alto numero di pazienti? No, è la risposta della Fimmg Continuità Assistenziale di Bari.
U
na soluzione, per il sindacato barese, sarebbe un incremento di borse di studio tale da immettere nella Medicina Generale un numero di professionisti sufficiente a ridurre quel carico di lavoro (2100 assistiti) che sarebbe utile a preservare il sistema: “Un aumento progressivo del carico assistenziale fino ad arrivare a 1500 pazienti per medico nell’anno 2023, con raddoppio delle borse messe a bando nel 2017, per un totale di 200 a partire dal 2018, renderebbe possibile una sostenibilità dell'intero sistema fino al 2031, con ottimale a 1.500”.
Ma per la Fimmg Continuità Assistenziale di Bari “incrementare il numero di borse di studio non è una misura sufficiente”, così come non lo è incrementare il carico assistenziale per ogni singolo medico e “nemmeno l’attuazione di entrambi i provvedimenti”.
“Un modello teorico che arriva ad ipotizzare la necessità di assistere un numero di cittadini che va da 1500 a 2100 – per il sindacato - , sottolinea l’urgenza di provvedimenti che determinino una evoluzione organizzativa della Medicina Generale, che dinanzi a certe cifre non può prescindere dalla facilitazione del lavoro in aggregazione e dal sostegno dell’attività medica attraverso infermieri e personale di studio”. La questione, osserva il sindacato, “considerato l’imminente turnover di professionisti, si tratta di tematiche che toccano prevalentemente i giovani colleghi, inclusi coloro che sono in attesa di convenzionamento. Giovani che sono stretti fra la difficoltà occupazionale dell’oggi e il rischio che l’ambito professionale per il quale si sono formati, non viva della stessa stabilità di cui hanno potuto godere i colleghi più esperti. È di stretto interesse dei giovani colleghi che tempi e modalità di intervento sul sistema siano scelti dalla politica e da tutte le parti in causa in maniera oculata. Gli strumenti ci sono – conclude la Fimmg Continuità Assistenziale di Bari nel documento - e questo studio, con il suo contributo, lo dimostra, così come Fimmg è pronta a fornire il suo per la riorganizzazione della professione”.