Si è tenuta sabato scorso, 10 giugno, presso la sala conferenze del Santo Volto, la cerimonia del Giuramento professionale dei neoiscritti all’Omceo di Torino: 383 nuovi medici (342 medici e 41 odontoiatri) presenti insieme a famiglie e amici. “Una sala gremita, a testimonianza di quanto sia importante un rituale che ha radici antiche ma che si è progressivamente attualizzato, modificato, senza perdere il fascino e l’efficacia verbale di un atto linguistico che sancisce l’origine dell’atto medico. La lettura del giuramento è un dovere etico, non giuridico, ma in questo valore tutto deontologico rappresenta il senso originario dell’ideale della professione medica e odontoiatrica”, spiega l’Omceo Torino in una nota.
“Una professione bella, forse la più bella”, ha detto Guido Giustetto, presidente dell’Ordine, aprendo il suo discorso ai giovani. Una professione che si fonda sull’aiuto, sulla cura. In questo senso far parte dell’Ordine significa innanzitutto impegnarsi a rispettare i principi etici sui quali da migliaia di anni si basa la professione. La medicina fa parte della società, la influenza e ne è influenzata. È permeata dalle attese e dalle aspettative dei cittadini che a volte sono molto al di fuori di un realismo pratico e concreto. Le domande dei pazienti risentono dell’eco mediatica, delle notizie a brandelli trovate nella rete; ma sono anche il portato di una richiesta di speranza e di presa in carico a cui non possiamo e non vogliamo sottrarci. È allora – sottolinea Giustetto- è necessario ribadire l’importanza di basare le nostre decisioni sulle evidenze scientifiche. Stiamo attraversando un momento molto difficile nella gestione della salute pubblica e nella relazione con i nostri pazienti. Sono recenti le polemiche sulla medicina hameriana, i dibattitti accessi sulla questione delle vaccinazioni, su casi di scelte mediche opinabili”.
“Sappiamo – ha proseguito Giustetto - che non esistono verità assolute e che una verità scientifica è tale se può essere confutata. Vi invito allora ad avere un po’ di sano scetticismo per essere sicuri delle vostre scelte. Vi invito a sviluppare un senso critico che è il dispositivo dell’evoluzione del pensiero. Ma non illudetevi di risolvere e di spiegare tutto con la scienza. I nostri pazienti non sono solo aggregati di cellule e tessuti. Il riduzionismo scientifico, che dal positivismo in poi ci ha dato strumenti e regole, è stato il punto di partenza. Ma è necessario andare oltre perché di fronte a voi avrete persone, uomini e donne, con bisogni, idee e opinioni. Non semplici organi”.
Il presidente dell’Omceo ha quindi evidenziato l’importanza di “lavorare molto sul tessuto della relazione. Sappiamo che numerosi casi di contenziosi legali – quasi il 90 %- sono legati a disfunzioni della comunicazione e della relazione con i nostri pazienti: ricordate che loro ci perdonano se sbagliamo, ma non ci perdonano se non riusciamo ad entrare in sintonia, se veniamo meno al patto di cura che fonda l’atto medico. Cioè se contravveniamo alla fiducia della relazione”.
“Il vostro traguardo raggiunto è un risultato comune”, ha affermato Gianluigi D’Agostino,
presidente Cao Torino. “Ma – ha proseguito - non rinunciate mai alla vostra dignità e autonomia professionale. L’Ordine è a vostra disposizione per orientarvi nel dubbio, per sostenervi in situazioni difficili e per garantirvi di esercitare in libertà. I principi di etica e deontologia sono il nostro patrimonio e la nostra testimonianza: per questo fate attenzione ai cattivi maestri, ai ciarlatani che possono stare anche dentro la professione. Avete le competenze acquisite dal percorso di formazione e quel senso critico che vi sarà necessario per rispettare la deontologia e la vostra identità di medici. Accanto a voi ci sarà sempre il vostro Ordine che è tutela della salute pubblica e quindi anche della vostra dignità professionale”.
Giustetto ha quindi chiesto ai nuovi iscritti Omceo di “partecipare il più possibile alla vita dell’Ordine con proposte, domande e visioni critiche. Sarete voi la finestra sul futuro ed è a voi che consegniamo la nostra testimonianza e la consapevolezza anche del limite della professione del medico. Non Icaro ma certamente Atlante”.