L’Acp si è pronunciata anche in merito alla interrogazione parlamentare presentata il 26 maggio scorso su richiesta della Fimp dove si chiede di adottare il calendario vaccinale proposto da Fimp, Sip e Siti anche sulla base di propri dati clinico-epidemiologici. L’Associazione “è d’accordo affinché “si superino le differenze nell’offerta vaccinale tra le varie regioni, anzi ha sempre auspicato un calendario e un’offerta unica basati su stringenti requisiti di Sanità Pubblica e sulle migliori e più libere evidenze scientifiche”. In questo contesto l’Acp ritiene “utile inserire il piano nazionale vaccini tra i LEA e completare e uniformare l'ammodernamento del Servizio Vaccinale, dotandolo di un adeguato sistema di sorveglianza delle malattie prevenibili da vaccino e degli effetti collaterali dei vaccini stessi; di un processo di efficace formazione degli operatori; di un puntuale ritorno di informazione a operatori e utenti oltre che di un adeguamento del personale e delle spesso obsolete strutture disponibili”.
No al conflitto d’interesse. “Nessuna delle tre associazioni – prosegue la nota - cui fa riferimento l’interrogazione parlamentare, né i singoli membri della Commissione congiunta che ha elaborato la proposta vaccinale comune, ha inteso dichiarare la propria posizione riguardo eventuali conflitti d’interesse. Nel rispetto del proprio codice di comportamento nei rapporti con l’industria, che invece prevede la assenza di tali conflitti, la ACP ha scelto di non far parte della Commissione nonostante ritenga di poter fornire utili contributi. Il problema della necessità di una limitazione del rischio di condizionamenti commerciali è molto sentita a livello internazionale; l’Institute of Medicine statunitense per esempio, suggerisce l’esclusione di persone con conflitti d’interesse dal panel di esperti, o quanto meno che il coordinatore del panel non abbia conflitti d’interesse e che solo una esigua minoranza dei componenti del panel ne abbia.
In conclusione l’Acp sostiene che “il ruolo di produzione di un calendario vaccinale non possa essere delegato a società scientifiche o associazioni mediche, ma debba essere compito di Istituzioni, quali per esempio l’Istituto Superiore di Sanità, attraverso commissioni ad hoc che, acquisiti i pareri delle associazioni aventi titolo per competenza, attinenza e in dichiarato stato di assenza di conflitto di interessi, produca i piani vaccinali da attuare su tutto il territorio nazionale. Tali commissioni devono garantire la assoluta qualità e indipendenza delle evidenze scientifiche prese in considerazione”. “Un punto di partenza utile per cominciare - ricorda l’Associazione dei pediatri - il confronto potrebbe essere la bozza del PNV 2010-12 presentata alla conferenza stato-regioni. Questo piano, pur discutibile su diversi aspetti, contiene alcuni punti di forza molto qualificanti come la individuazione dei criteri che devono guidare l’introduzione in calendario di nuovi vaccini sulla base di stringenti motivazioni epidemiologiche relative alla pericolosità della malattia, alla efficacia del vaccino, alla durata della protezione, alla valutazione delle strategie alternative; o come la indicazione di alcuni obiettivi primari a cui si riconosce la necessità di un intervento e un impegno prioritario”.