Cari Colleghi,
abbiamo assistito in questi giorni alla ripresa di una polemica sulla legge 194/98 che credevamo risolta. Ricordo che l'obiezione di coscienza dei medici relativamente alla interruzione volontaria di gravidanza è prevista anche dal vigente Codice Deontologico che tuttavia precisa come questa "si esprime nell'ambito e nei limiti dell'ordinamento e non esime il medico dagli obblighi e dai doveri inerenti la relazione di cura nei confronti della donna".
Il diritto della donna di fruire di una normativa che, inoltre, ha condotto a una drastica riduzione del numero delle interruzioni volontarie nel nostro paese, può esercitarsi, ai sensi della predetta legge 194, solo e soltanto nelle strutture del servizio sanitario pubblico.
Pertanto le Regioni e le ASL hanno l'obbligo di garantire alle donne l'esercizio di questo diritto adottando gli opportuni provvedimenti relativi all'assunzione di personale medico, pur nel rispetto della libertà di coscienza dei singoli.
E' obbligo etico e deontologico evitare il riaccendersi di pretestuose polemiche col rischio di veder riaffiorare il dramma dell'aborto clandestino.
Dr. Antonio Panti
Presidente dell'Ordine dei Medici di Firenze